L’edificio più ecocompatibile è quello non costruito, o meglio, recuperato con criteri di riqualificazione sostenibile ed efficienza energetica! Quantificare il valore ambientale degli interventi di recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente è l’obiettivo dello studio condotto dal Preservation Green Lab, grazie ai finanziamenti disposti dalla Fondazione National Trust for Historic Preservation.
“The Greenest Building: Quantifying the Environmental Value of Building Reuse” mostra come nella quasi totalità dei casi il riuso offre una maggiore salvaguardia rispetto alla demolizione e ricostruzione di un edificio. Per superare le emissioni negative generate dall’impatto ambientale di una nuova costruzione, anche se realizzata secondo i criteri dell’efficienza energetica e dell’architettura sostenibile, occorrono dai 10 agli 80 anni circa. Naturalmente è necessario fare molta attenzione nella selezione dei materiali adatti per ridurre gli effetti sull’ambiente: i benefici legati al riuso potrebbero essere ridotti o addirittura azzerati da queste scelte.
- LA METODOLOGIA DI RICERCA
Lo studio fornisce una completa analisi dei dati della potenziale riduzione dell’impatto ambientale derivante dal riuso in luogo di demolizione e ricostruzione, attraverso il Life Cycle Assessment (LCA), una metodologia riconosciuta a livello internazionale per valutare il potenziale impatto ambientale e la salute umana, associati a prodotti e servizi durante il ciclo di vita, considerato in questo caso di circa 75 anni.
Gli indicatori di impatto ambientale per questo studio sono stati individuati in quattro categorie, relative a cambiamenti climatici, salute umana, qualità dell’ecosistema e possibilità di esaurimento delle risorse. Sono state considerate inoltre sei tipologie di abitazioni differenti: casa unifamiliare, edificio plurifamiliare, uffici commerciali, villaggio urbano con edifici ad uso misto, scuole elementari, e la conversione di un magazzino. Lo studio valuta questo tipo di costruzioni in differenti punti di quattro città degli Stati Uniti, ognuna con un clima diverso.
- I RISULTATI
Il riutilizzo e l’adeguamento per il contenimento energetico offrono insieme le riduzioni più significative delle emissioni nelle categorie dei cambiamenti climatici, della salute umana e dell’impatto sulle risorse. In particolare, lo studio rileva che le operazioni di adeguamento risultano maggiormente impattanti in aree in cui il carbone è la maggiore fonte di energia, e che maggiori variazioni delle condizioni climatiche conducono un maggiore consumo energetico.
Tre le principali chiavi di lettura del report:
- individuare e comparare l’impatto ambientale del ciclo di vita, sia rispetto ad edifici oggetto di ristrutturazione, che ad edifici di nuova costruzione;
- determinare quale fase della vita di un edificio (produzione di materiali, costruzione, occupazione) contribuisca maggiormente all’impatto, e cosa esso generi;
- definire l’influenza della tipologia edilizia, della geografia, della prestazione energetica e la durata della vita sugli aspetti ambientali.
Il report mostra come il riutilizzo di edifici esistenti risulti ecologicamente più responsabile della costruzione di nuovi edifici, in termini di cambiamenti climatici e di impatto sulle risorse, in particolare quando questi vengono adattati per prestazioni a livelli di efficienza avanzata.
E’ necessario che ai progettisti vangano offerti maggiori strumenti per il supporto decisionale nella scelta dei materiali con impatti ridotti: questi materiali condurrebbero benefici sia per le riqualificazioni che per le nuove edificazioni.
Il Preservation Green Lab auspica che questa ricerca possa divenire un’importante risorsa per tutti coloro che determinano e dettano scelte relative all’ambiente costruito, e che appartengono alle svariate e molteplici realtà che influenzano pianificazione, zonizzazione, finanziamenti, demografie e tendenze del design e dell’architettura.
fonte: ArchitetturaSostenibile.it
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