martedì 27 luglio 2010

FIAB / MANOVRA FINANZIARIA E TAGLI AI TRASPORTI: TRA MIOPIA E FALSI RISPARMI "SPENDEREMO 4 EURO IN PIU' PER OGNI EURO TAGLIATO".


In merito alla recente manovra finanziaria del Governo, il responsabile FIAB Sicurezza, Edoardo Galatola, dichiara:
"La congiuntura internazionale e lo stato dei conti pubblici in Italia hanno reso necessaria una manovra correttiva importante. L’imperativo dichiarato di non voler aumentare il prelievo fiscale ha comportato la scelta di procedere con tagli alla spesa pubblica, applicati però in modo indiscriminato. Tra i settori fortemente penalizzati ci sono il Trasporto pubblico e il Trasporto non motorizzato, ovvero tutto il Trasporto sostenibile.
Ciò non solo è sbagliato e controproducente, ma farà spendere ai cittadini 4 euro in più per ogni euro tagliato.
Sono infatti previsti tagli per circa 3,5 miliardi di euro, pari a circa il 30% dei fondi per il trasporto su treni ed autobus che interessa circa 15 milioni di italiani.
Risulta evidente che questa scelta comporterà un aumento del traffico veicolare. Tralasciando le considerazioni più ovvie (peggioramento della qualità della vita, aumento del fabbisogno energetico, riduzione dell’efficienza degli spostamenti), possiamo provare a quantizzare l’efficacia dell’intervento.
Ogni auto costa alla collettività circa 1.000 € all’anno a livello di spesa sanitaria per gli incidenti (30 miliardi €/anno per morti e feriti) e circa 2.500 € in termini di costi ambientali (rumore e inquinamento atmosferico sono i principali). Se i tagli previsti porteranno il 30% dei pendolari ad usare l’auto invece dei mezzi pubblici, la tassa occulta a cui saremo sottoposti sarà pari a circa 15 miliardi di euro. Tassa odiosa perché fatta di morti, inquinamento e congestione dei centri urbani. Per essere più precisi spenderemo 4 € in più per ogni euro tagliato.
.Le cose vanno meglio dal punto di vista della mobilità ciclistica: nessun taglio è previsto. Infatti a zero investimenti di ieri corrispondono zero investimenti di oggi. Ma anche in questo caso l’assenza di una politica dei trasporti sostenibili ci discosta drammaticamente dal resto dell’Europa che punta a raggiungere il 15% di composizione modale per la mobilità ciclistica entro il 2020 (cfr. "Carta di Bruxelles"). In questo settore ogni euro investito viene decuplicato in termini di risparmio per la spesa pubblica.
È quindi una politica miope e che mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani quella che pensa di fare cassa privandoci del nostro futuro".

Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
(Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
Tel. +39 3200313836
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lunedì 26 luglio 2010

La SCIA manderà in pensione la DIA


La vecchia dichiarazione di inizio attività (DIA) sta per scomparire dall’ordinamento italiano. La manovra correttiva del Governo introduce la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA).
Queste le caratteristiche più importanti della SCIA:
  1. si tratta, per cominciare, di uno strumento simile alla DIA, almeno nella logica a fondamento. In sostanza, lo strumento consente a coloro i quali richiedono una concessione o una licenza (o, più in generale, sollecitano un’attività esecutiva da parte della pubblica amministrazione) di presentare istanza corredata con la documentazione necessaria e iniziare lo svolgimento dell’attività. Di qui la natura di strumento di semplificazione. La SCIA (come in precedenza la DIA) consente di aggirare tutte le lungaggini burocratiche che precedono lo svolgimento di attività da parte di privati. Naturalmente l’amministrazione svolge le verifiche del caso e, se riscontra irregolarità, concede al richiedente un termine masimo per adeguarsi alla normativa.
  2. Al pari della DIA, poi, anche la SCIA incontra dei limiti. Non vi si può ricorrere nel caso delle attività a prevalente carattere finanziario, nelle questioni di giustizia, immigrazione, asilo, pubblica sicurezza, ecc. Anche qui la logica è semplice: la semplificazione è pensata per agevolare le attività di natura economica e imprenditoriale e non per sostituire l’attività regolatrice pubblica.
  3. Infine, sebbene le finalità (e alcuni importanti aspetti disciplinari) tra SCIA e DIA siano simili (o addirittura identici) le due figure presentano una differenza importante quanto agli scopi. Mentre infatti la DIA nasceva come figura di semplificazione pensata per favorire l’impresa privata, ma non necessariamente limitata a quest’ultima, la SCIA ha come primo e principale obiettivo quello di consentire alle piccole imprese un più agevole ingresso sul mercato.
La riduzione degli oneri burocratici è uno strumento utile nella misura in cui si accompagni a misure incentivanti a favore delle attività economiche. La maggiore preoccupazione esternata è che sburocratizzazione e procedure derogatorie implichino una compromissione per meccanismi e strumenti essenziali alla correttezza e legalità dell'azione amministrativa.

venerdì 23 luglio 2010

REGIONE PUGLIA / 20 milioni di euro per far nascere boschi urbani


Venti milioni di euro per dotare i comuni della Puglia di "boschi urbani" che prenderanno il posto di aree urbane di fatto non utilizzate. Ammonta a tanto la dotazione finanziaria del bando, primo nel suo genere, presentato oggi dagli assessori regionali della Puglia alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno e all'Assetto del Territorio, Paesaggio e Aree Protette Angela Barbanente.

Si tratta di risorse del Psr Puglia 2007-2013, Misura 223 «Primo rimboschimento di superfici non agricole» (Asse II - Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale) destinate alle Pubbliche Amministrazioni che avranno la opportunità di riconvertire aree sostanzialmente non utilizzate per farne dei veri e propri polmoni verdi contribuendo in questo modo al risanamento urbano, ambientale e paesaggistico delle città. Il bando (che finanzia il 100% del costo degli interventi e la cui scadenza viene definitivamente traguardata al 15 settembre) «rappresenta - è stato detto nella conferenza stampa - una importantissima opportunità per convertire in boschi le periferie urbane, le aree extraurbane degradate(come le cave abbandonate) e gli ambiti 'periurbanì, ossia quelle aree poste ai margini della città o fra edifici e infrastrutture, spesso abbandonate o prive di funzione sia rurale che urbana (come aree industriali dismesse o aree non agricole)».

Uno strumento «dal forte impatto ambientale, se solo si pensa a quelle realtà territoriali come Brindisi, Manfredonia, Taranto, interessate da siti industriali contaminati in ambito periurbano, per i quali interventi di imboschimento a protezione delle aree urbane, potrebbero svolgere una importante funzione di recupero ambientale e di barriera per l'abbattimento di rumori e polveri, e di difesa dagli inquinanti».

«Questo bando è il frutto di un approccio programmatico innovativo con cui abbiamo guardato al PSR - ha detto Stefàno - in linea, peraltro, con le modifiche delle Politiche Agricole Comunitarie che attribuiscono all'agricoltura non solo compiti di qualità della produzione alimentare e di attivazione di circuiti economici a scala locale, ma anche di 'sentinellà dell'ambiente».«Da questo spirito collaborativo - ha detto Barbanente - è nato quello che abbiamo voluto chiamare 'Patto città-campagnà, uno dei 5 progetti territoriali del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. La nostra necessità era, ed è, quella di migliorare la qualità del paesaggio e dell'ambiente nelle periferie urbane, per restituire dignità all'abitare in queste parti di città».

martedì 20 luglio 2010

Indagine sul mercato immobiliare: recepita memoria scritta di Uncsaal, risoluzione in cui si impegna il Governo a prorogare il 55%



Martedì 13 luglio è stata resa pubblica l’indagine conoscitiva sul mercato immobiliare svolta dalla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati.

All’interno del documento, riguardo alle detrazioni del 55% (punto 5.3) è citata la memoria scritta pervenuta dall’Unione Nazionale Costruttori Serramenti Alluminio Acciaio Leghe (UNCSAAL). 

In particolare, la relazione contiene la proposta di rendere permanenti gli incentivi fiscali per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici (cosiddetto «55 per cento»), con una eventuale estensione anche alla messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico.

La Commissione della Camera dei Deputati, pertanto, pur nella consapevolezza della sua onerosità, ha più volte avuto modo di sottolinearne l'efficacia, fino a farla propria con l'approvazione della risoluzione n. 8-00074, approvata dalle Commissioni riunite VIII e IX della Camera dei deputati nella seduta del 15 giugno 2010, con la quale si impegna il Governo, fra l'altro, «ad avviare iniziative legislative volte a dare continuità alla detrazione del 55 per cento per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici».

venerdì 16 luglio 2010

Dati catastali e compravendita: sono conformi tutte le planimetrie se le modifiche non incidono sulla rendita



Il D.L. 78/2010 impone ai venditori in sede di rogito di dichiarare la perfetta rispondenza allo stato di fatto della planimetria catastale.
L'Agenzia del Territorio, con la circolare 2/2010, fornisce chiarimenti (ritenuti necessari da più parti) sugli obblighi introdotti dal comma 14, dell'art. 19 del D.L. 78/2010.
L'Agenzia ha precisato che in presenza di difformità di scarsa rilevanza tra lo stato di fatto di un immobile e la sua configurazione catastale (spostamenti di porte, tramezzi ecc.) non è obbligatorio presentare la dichiarazione di variazione in catasto poiché tali interventi non modificano la rendita: la planimetria catastale, quindi, è da considerarsi conforme anche in presenza di piccole variazioni che non incidono sulla rendita e il rogito può essere stipulato.
In presenza, invece, di una planimetria catastale che non riproduca la situazione di fatto (reale) dell’immobile al di là delle lievi modifiche di cui si è detto, il proprietario deve presentare una denuncia di variazione, allegando la planimetria aggiornata.
In tali casi trova applicazioni il comma 14 dell'art. 19 del D.L. 78/2010 che prevede la non commerciabilità degli immobili che presentino irregolarità catastali: il riallineamento richiesto può avvenire informaticamente con la presentazione del modello Unico.
Le disposizioni richiamate riguardano i fabbricati già esistenti (ovvero già iscritti nel catasto urbano o per i quali sussiste l’obbligo di dichiarazione) mentre sono esclusi:
  • i terreni
  • i fabbricati rurali rispettosi dei requisiti di cui all’art. 9, D.L. 557/1993
  • i fabbricati “collabenti”
  • i fabbricati iscritti in catasto ma in corso di costruzione e/o di definizione
  • i lastrici solari e le aree urbane con l’indicazione della sola superficie.

giovedì 15 luglio 2010

“LAME DI PEUCETIA” / 1° forum pubblico intercomunale


Le Amministrazioni di Turi, Sammichele, Gioia del Colle e Casamassima invitano le cittadinanze a partecipare al 1° Forum per la redazione del Piano Integrato di Sviluppo Territoriale dei quattro Comuni, che si terrà giovedì 22 Luglio 2010, ore 18.30 presso l'Atrio del Castello Caracciolo di Sammichele di Bari.

È idea condivisa dalle quattro Amministrazioni che il successo del Piano di Sviluppo dipenda anche dal coinvolgimento e dalla capacità propositiva delle cittadinanze, dei principali attori pubblici e privati presenti a vario titolo sui territori.

Coerentemente con le politiche e le finalità dei fondi strutturali della Comunità europea, le quattro Amministrazioni intendono infatti dotarsi di un Piano di Sviluppo territoriale comune, che abbia tra i propri obiettivi quello di rigenerare il rapporto tra i centri storici e il patrimonio produttivo delle campagne, contrastando l’abbandono e il degrado e riattivando un circuito virtuoso tra beni e servizi culturali, produzione agricola, qualità ambientale e paesaggistica, mobilità dolce, economia turistica.

La visione che guida il Piano è quella della sostenibilità, che pone al centro la qualità della vita degli abitanti e la tutela e la valorizzazione integrata delle risorse economiche, socio-culturali e ambientali come condizione indispensabile per lo sviluppo.

Da tempo le Amministrazioni di Turi, Sammichele, Gioia del Colle e Casamassima sono impegnate in una azione di programmazione congiunta, nella convinzione che unire le forze e le qualità migliori di ciascuna comunità sia il modo più efficace per dare risposte tangibili ai problemi presenti e per costruire prospettive di sviluppo per il prossimo futuro.

La concretezza e la fattibilità sono caratteristiche proprie del lavoro congiunto che le Amministrazioni avviano con questo primo Forum cittadino: entro un orizzonte temporale definito, le azioni che avvieranno l’attuazione del Piano potranno infatti beneficiare del supporto dei fondi strutturali europei, integrandosi così con altre azioni già programmate dai quattro Comuni in settori specifici quali il welfare (Piano Sociale di Zona) e lo sviluppo rurale (Gruppo di Azione Locale) o nell’ambito dell’Area Vasta “BA2015 – Metropoli terra di Bari” (Piano strategico).

mercoledì 14 luglio 2010

Concorso fotografico on-line LAME E DINTORNI


L'Associazione "la Piazza", in collaborazione con Legambiente, organizza il concorso fotografico on-line "Lame e Dintorni".

Lo scopo del concorso è quello di far conoscere, apprezzare e valorizzare la Lama San Giorgio-Giotta nei suoi aspetti paesaggistici, floreali, faunistici e antropici oltre al territorio limitrofo, con uno sguardo mirato a percepirne le particolarità di elementi architettonici, sociali, urbanistici, economici.

Il territorio interessato dalla Lama San Giorgio - Giotta è il territorio di Gioia del Colle, Sammichele di Bari, Turi, Casamassima, Rutigliano, Triggiano, Noicattaro, Bari (San Giorgio - Torre a Mare).

Il concorso si articola in 2 sezioni:
- Fotografie scattate con macchina digitale
- Fotografie scattate con telefono cellulare

Ogni partecipante può presentare un numero massimo di 10 (dieci) opere a sezione da inviare via email all'indirizzo concorsofotografico@la-piazza.it entro mercoledì 1 settembre 2010.

La partecipazione è TOTALMENTE GRATUITA.

Regolamento e info su:
http://www.la-piazza.it/
concorsofotografico@la.piazza.it
331.48.29.080 (Antonio Deramo)

lunedì 12 luglio 2010

Stabilimento Ilva di Taranto: 50 anni dalla posa della prima pietra


50 anni di Ilva a Taranto. Ognuno di noi sa un pezzo di quel rotolo di storia lungo 50 anni.
E se proprio non ne dovessimo sapere nulla, basta leggere il giornale o seguire un telegiornale locale per ritrovarcela lì quasi tutti i giorni, a raccontarci di inquinamento, malattie, incidenti sul lavoro, alimenti alla diossina, cassa integrazione. Le immagini he accompagnano queste notizie sono sempre le stesse: ciminiere che buttano fumi di tutti i colori; parchi minerali, è il caso di dire: neri come il carbone; terreni rossastri tutto attorno. Questa è l'immagine di oggi. Nessuno avrebbe immaginato che questa storia, iniziata il 9 luglio 1960 con la fastosa cerimonia della posa della prima pietra dello "Stabilimento di tubi saldati", il primo nucleo del IV centro siderurgico dell'Iri, sarebbe andata così. Quel giorno c'erano tutti a Taranto: ministri, autorità civili, ecclesiastiche, militari. Mancava solo il Presidente della Repubblica, che avrebbe dovuto esserci ma i fatti di Reggio Emilia di due giorni prima e la rivolta scoppiata da nord a sud contro il governo Tambroni, che aveva
portato all'uccisione di 11 persone da parte della polizia, avevano fatto restare a Roma per timore di contestazioni.
Attorno all'arrivo dell'Ilva a Taranto si era creata una attesa messianica. Doveva essere la risposta a tutti problemi occupazionali della città, schiacciata dai licenziamenti che da oltre un decennio si susseguivano in tutte le realtà lavorative e in particolare nei Cantieri navali e nell'Arsenale, che avevano dimezzato la loro forza lavoro.
La disoccupazione era salita alle stelle, l'emigrazione anche, verso l'Italia del nord ma anche verso la Francia, l'Olanda, il Belgio dove le maestranze specializzate dei cantieri riuscivano a sistemarsi.
Quando si cominciò a parlare dell'eventualità di un nuovo centro a ciclo integrale della siderurgia pubblica, che avrebbe dovuto far fronte all'aumento vertiginoso della domanda di acciaio nell'Italia dei consumi di massa - quella del nord perché al sud di massa era la disoccupazione - e della possibilità di impiantarlo al sud perché la politica di sviluppo industriale così voleva, si cominciò a sperare.
Tutte le forze politiche locali, da sinistra a destra, e anche la Chiesa guidata da monsignor Motolese, si batterono perché venisse scelta Taranto, mentre tutti si batterono perché venisse fatto da un'altra parte com'era stato promesso, perché era stato promesso dappertutto. Quando alla fine fu scelta Taranto, ognuno se ne attribuì il merito. In realtà la scelta fu dettata non tanto dalla volontà di risollevare le sorti della
città quanto da mero calcolo tecnico.
Lo stabilimento che si andava a costruire doveva essere il più grande di tutti, seicento ettari di estensione che poi diventano mille e cinquecento, più del doppio della città.
Il progetto iniziale prevedeva già tre altiforni. Piombino, Cornigliano e Bagnoli, i centri siderurgici già esistenti, ne avevano due. Uno stabilimento siderurgico a ciclo integrale, che dalle materie prime arriva al prodotto finito, all'acciaio, può nascere solo a bocca di miniera o sul mare, perché ha bisogno di approvvigionarsi di materie prime, quando non se ne hanno a disposizione in prossimità, e in Italia, dove non ci sono miniere, sono tutti sul mare. Bisognava poter sfruttare le infrastrutture già esistenti di una città abbastanza vicina: porto, strade e ferrovie. Taranto aveva tutto. Aveva anche la cava di calcare necessario per la fusione del minerale e tanta acqua da usare per il raffreddamento degli impianti.
Cominciarono gli espropri dei terreni necessari nella zona prescelta, quella a nord di Taranto. C'erano ottantadue aziende agricole in quell'area, grandi e piccole masserie come La Vaccarelluzza, La Cerasa, La Cerasella, Vigilante, Giangrande, Arco di Belmonte, Capasino e tante altre ancora. I proprietari ricevettero un indennizzo e i fittavoli una promessa di assunzione nel costruendo siderurgico per i maschi della famiglia.
Chi abitava ai Tamburi assiteva alla nascita dello stabilimento. Racconta una signora: «Da casa della mamma si andava sul terrazzo e giorno per giorno si vedeva che buttavano giù queste masserie, radevano al suolo tutti questi alberi di ulivo, vigne… Tanto, dicevamo, è lontano. Chi pensava che ce lo portavano proprio sotto le finestre di casa nostra? Queste macchine così grandi, noi era la prima volta che vedevamo questi camion così enormi, che passavano il primo piano. Quando passavano per la strada, passavano da sotto casa nostra, tremavano le palazzine. Le ruote erano una cosa spaventosa tanto che erano grandi. E facevano va' e vieni, va' e vieni fino a quando hanno distrutto tutta la campagna».
Questa storia è cominciata così.

Antonella De Palma
dal Corriere del Giorno del 10/07/2010

giovedì 8 luglio 2010

55% - Dall'Agenzia delle Entrate ulteriori chiarimenti sulle agevolazioni per il risparmio energetico



Nel caso di una sostituzione di infissi presso un’abitazione data in locazione, la detrazione fiscale del 55% spetta sia al proprietario che all’inquilino, in proporzione alla spesa sostenuta per l’intervento. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la Circolare 38/E del 23 giugno 2010, con la quale sono state diffuse le risposte, fornite in occasione dell’incontro del 3 giugno 2010 con gli iscritti agli ordini dei dottori commercialisti ed esperti contabili, sugli ultimi chiarimenti in merito alle novità di UNICO 2010.
Il caso riguarda la sostituzione di serramenti e infissi presso un’unità abitativa residenziale posseduta da due persone fisiche, nudo proprietario e usufruttuario, e locata ad una terza persona fisica.
Mediante un accordo tra il nudo proprietario e l’inquilino si procede alla sostituzione dei serramenti ripartendo il costo per il 70% a carico del nudo proprietario e per il 30% a carico dell’inquilino.
La detrazione - spiega l’Agenzia - spetta sia al nudo proprietario che all’inquilino, per l’ammontare di spesa effettivamente sostento da ciascuno, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge: pagamento mediante bonifico bancario con identificazione del beneficiario della detrazione e del bonifico, limite di spesa € 60.000, rispetto dei parametri tecnici dell’intervento. La comunicazione all’ENEA può essere unica, facendo riferimento all’unico intervento e ai due beneficiari.
Un altro quesito riguarda gli impianti fotovoltaici. L’Agenzia del Territorio ha considerato quelli posizionati sul suolo come opifici, categoria catastale D1 (leggi tutto). Dalle Risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate risulta invece che gli impianti fotovoltaici sono “impianti”, quindi beni mobili, che “possono essere rimossi e utilizzati per le medesime finalità senza antieconomici interventi di adattamento”. Come si conciliano le due interpretazioni?
L’impianto fotovoltaico situato su un terreno - spiega l’Agenzia delle Entrate - non costituisce impianto infisso al suolo in quanto, normalmente, i moduli solari che lo compongono possono essere rimossi e posizionati in altro luogo, mantenendo inalterata la loro originaria funzionalità (Circolare 19 luglio 2007, n. 46/E).
Coerentemente a tale impostazione, anche nella Circolare n. 38 dell’11 aprile 2008, per qualificare la tipologia di impianti (mobiliari o immobiliari) che hanno diritto al beneficio del credito d’imposta per investimenti in aree svantaggiate (articolo 1, commi 271-279, della legge 27 dicembre 2006, n. 296) è stato precisato che sono agevolabili gli impianti diversi da quelli infissi al suolo, nonché i beni “stabilmente” e “definitivamente” incorporati al suolo, purché possano essere rimossi e utilizzati per le medesime finalità senza “antieconomici” interventi di adattamento”. Quindi, secondo le Entrate, si è in presenza di beni immobili quando non è possibile separare il bene mobile dall’immobile (terreno o fabbricato) senza alterare la funzionalità dello stesso o quando per riutilizzare il bene in un altro contesto con le medesime finalità debbono essere effettuati antieconomici interventi di adattamento. Se ne deduce, quindi, che gli impianti fotovoltaici sono “impianti” mobili e non opifici, e hanno diritto a benefici per investimenti in aree svantaggiate.
Ancora con riferimento agli impianti fotovoltaici, viene chiesto se questi possono beneficiare dell’agevolazione Tremonti-ter.
Con Circolare n. 44/E del 27 ottobre 2009 l’Agenzia delle Entrate ha dato indicazioni in merito all’applicazione dell’agevolazione istituita dall’articolo 5 del DL 78/2009, specificando che ai fini dell’individuazione dei macchinari e delle apparecchiature agevolabili occorre verificare se gli stessi siano classificabili in una delle sottocategorie appartenenti alla divisione 28 della tabella ATECO 2007 e che valgano per la predetta verifica anche le indicazioni contenute nelle “Note esplicative e di contenuto dei singoli codici della classificazione”. Le suddette note esplicative includono nella divisione 28 la “fabbricazione di inseguitori per pannelli solari” (sottocategoria 28.99.99, “Fabbricazione di altre macchine ed attrezzature per impieghi speciali nca (incluse parti ed accessori)”.
Le medesime note non includono nella divisione 28, invece, la “fabbricazione di celle fotovoltaiche”, compresa nella divisione 26 (sottocategoria 26.11.09, “Fabbricazione di altri componenti elettronici”), e la “fabbricazione di pannelli fotovoltaici”, compresa nella divisione 27 (sottocategoria 27.11.00, “Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici”).

lunedì 5 luglio 2010

Dal 1° luglio è obbligatoria l’indicazione dei dati catastali per compravendite e locazioni. La modulistica dell’Agenzia delle Entrate


In base all’art. 19 del D.L. 78/2010 (c.d. manovra economica), a decorrere dal 1° luglio 2010, in tutti gli atti pubblici e nelle scritture private autenticate, riguardanti gli immobili urbani, devono essere riportati obbligatoriamente:

  • i dati catastali dell'immobile
  • il riferimento alle planimetrie depositate in catasto
  • la dichiarazione degli intestatari sulla conformità dei dati catastali e delle planimetrie allo stato di fatto
In caso di irregolarità il notaio rogante non potrà procedere alla stipula dell'atto.
Sempre per effetto del citato art. 19 a partire dal 1°luglio 2010 la richiesta di registrazione dei contratti di locazione deve contenere le indicazioni dei dati catastali degli immobili: in caso di mancata (o errata) indicazione di tali dati viene applicata una sanzione amministrativa dal 120% al 240% dell'imposta dovuta per la registrazione dell'atto.
La disposizione, contenuta all'articolo 19, comma 15, è diventata "operativa" con l'approvazione della nuova modulistica da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Con il provvedimento del Direttore (Prot. 2010/83561) sono stati infatti approvati:
  • la nuove versione del “Modello 69”, per la richiesta di registrazione dei contratti di locazione, affitto e comodato di beni immobili effettuate a partire dal 1° luglio 2010, nella quale trova spazio il "Quadro D - Dati degli immobili".
  • il nuovo “Modello CDC”, da utilizzare soltanto per la comunicazione dei dati catastali relativi a beni immobili oggetto di cessione, risoluzione e proroga di contratti di locazione o affitto già registrati al 1 luglio 2010.

sabato 3 luglio 2010

VIAGGIO TRA I QUARTIERI GIOIESI / Oltre il passaggio a livello: a contatto con l’archeologia industriale

Oltre il passaggio a livello della linea ferroviaria Bari-Taranto, a ridosso di via Paolo Cassano e della trasversale via Lagomagno, si è sviluppato un quartiere residenziale scollato dal resto della città. La barriera fisica, costituita dal passaggio a livello di via Dante, ha determinato un suburbio, appendice della città consolidata, dove è difficile rintracciare l’effetto urbano. A distanza di poco più di un ventennio dalla sua costituzione la zona, detta comunemente di “via per Santeramo”, è priva di quelle attrezzature urbane che connotano un quartiere residenziale. Non è prevalsa negli anni la logica del quartiere satellite indipendente quanto la mera aggregazione di edifici. Con il passare degli anni la zona sembra impoverirsi di quei servizi essenziali. Basterebbe ricordare il campo di calcio, che ora è stato inglobato in una struttura alberghiera, oppure il supermercato Upim, che per anni aveva assunto il ruolo di attrattore della zona.

Il quartiere avrebbe dovuto rappresentare il punto di riferimento della città considerando la presenza di diversi monumenti dell’archeologia industriale quali la distilleria “Paolo Cassano”, il mulino “Enrico Pagano e figlio Luigi” e il pastificio “Alfredo Pagano”. Riqualificando i locali della distilleria nei pressi di via Lagomagno, per l’insediamento di un centro a servizio dei sistemi produttivi locali, e i locali nei pressi del casello autostradale, da destinare a museo del vino, si doveva dare forma a quell’idea di una riconversione, in chiave moderna, di questi complessi industriali caduti in disuso, a beneficio degli abitanti nella zona. Allo stato attuale non si è registrato alcun miglioramento della qualità della vita e si evidenzia una stagnazione del relativo mercato immobiliare. Infatti, la vertenza in corso per la chiusura dei passaggi a livello ha determinato un’evidente incognita sullo sviluppo futuro del quartiere. L’attività edilizia della zona potrebbe far pensare, invece, che la problematica dell’attraversamento ferroviario sia secondaria ma certamente non è rapportabile a quanto doveva realizzarsi nelle previsioni di un piano regolatore che destinava tale zona anche ad attività direzionali e commerciali, considerata la presenza di infrastrutture viarie tra cui la rete ferroviaria e autostradale. Oggi di direzionale e commerciale non si ha più traccia. Gli uffici pubblici sono solamente quelli provinciali del centro impiego (ex collocamento) e quelli della comunità montana (in fase di liquidazione). Non vi è mai stato un ufficio postale, un asilo, un’area mercatale, un decentramento comunale, una fermata degli autobus. Vi sono tanti locali terranei dalle serrande chiuse, forse mai usati, a indicare un destino ormai deciso.

La marginalizzazione del quartiere è così marcata che l’amministrazione comunale, con delibera di giunta n. 70 del 26.3.2002, ha pensato di promuovere un’apposita società di trasformazione urbana per la sistemazione delle aree di pertinenza dell’ex distilleria che parte dell’uliveto adiacente e termina con la linea ferroviaria Rocchetta S. Antonio-Santeramo e la strada Paolo Cassano. Tale società pubblico-privata, a oggi non è ancora stata costituita poiché fermi allo studio di fattibilità.

Oggi più che mai è importante ripensare la città in termini eco-sostenibili, puntando sullo spazio pubblico anche in modo da dare qualità a quel tessuto urbano che è stato oggetto di un’edilizia spesso selvaggia, trasformando gli spazi introducendo parchi urbani e luoghi dedicati alla condivisione e alla socialità.

Nunzio Loporcaro

pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 3, maggio-giugno 2010

venerdì 2 luglio 2010

REGIONE PUGLIA / 20 milioni di euro per le imprese del turismo



20 milioni di euro per destagionalizzare il turismo, attraverso il recupero di vecchi immobili da destinare alla ricettività, la ristrutturazione o l’ampliamento di strutture turistico-alberghiere esistenti, la realizzazione di strutture connesse - come campi da golf e porti turistici - e di servizi funzionali, quali piscine, ristoranti e centri benessere.
È l’obiettivo del nuovo bando “Pia Turismo”, pubblicato il 17 giugno 2010 sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia. L’intervento si rivolge alle medie imprese ed ai consorzi di piccole e medie imprese, cioè villaggi turistici, alberghi e residence, che intendono investire per migliorare l’offerta turistica territoriale.
Grazie alle agevolazioni previste dal bando, i titolari potranno realizzare nuove strutture turistico-alberghiere anche attraverso il recupero funzionale di vecchi immobili in passato destinati ad altro, oppure ristrutturare, ampliare e ammodernare strutture turistico-alberghiere già esistenti, innalzandone così gli standard di qualità.
Ma sarà possibile realizzare anche le cosiddette “strutture connesse”, cioè collegate all’impresa ricettiva principale. Una categoria della quale fanno parte, secondo il bando, campi da golf (da ameno 18 buche), nuovi porti, approdi turistici e aeroclub, infrastrutture sportive in grado di ospitare gare nazionali e internazionali, centri congressuali o auditorium da almeno duemila posti, aree verdi (dai 200 ettari in su), piste ciclabili, sentieri attrezzati, percorsi sportivi e punti di ristoro.
Poiché la destagionalizzazione è un obiettivo che richiede interventi articolati e attenti ai particolari, il bando regionale prevede che si possano realizzare anche “servizi funzionali” che migliorino la qualità ricettiva della struttura principale, come piscine, ristoranti, bar, market, impianti sportivi, discoteche, parcheggi, servizi termali, centri benessere, attrezzature per l’accoglienza di bambini e anziani, aree attrezzate e percorsi per disabili. Tutte strutture che - avverte il bando - devono essere gestite direttamente da chi dirige la struttura turistico-alberghiera.
I progetti di investimento non possono essere inferiori a 2 milioni di euro e non devono superare i 20. Nel caso delle singole imprese consorziate, l’importo dell’intervento per ciascuna di esse non può essere inferiore a 500mila euro. Gli aiuti riguardano sia i beni che i servizi e sono erogati sotto forma di contributi in conto impianti con un’agevolazione pari al 35% dell’investimento per le medie imprese e al 45% per le piccole imprese.
Le domande potranno essere presentate a partire dal 1° luglio 2010 con raccomandata A R. indirizza all’Area Politiche per Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione, Servizio Ricerca e Competitività, Corso Sonnino 177 - 70121 Bari. Il bando è a sportello, dunque non ha scadenza, ma è aperto fino all’esaurimento delle risorse.
Per l’Assessore alla Qualità del Territorio, Angela Barbanente, “questo bando è importante anche perché valuta con particolare attenzione gli interventi finalizzati al miglioramento delle prestazioni ambientali e valorizza la qualità dell’inserimento delle strutture nel contesto territoriale, attraverso l’analisi paesaggistica e di sostenibilità ambientale”.

Tutta la modulistica è disponibile nel portale http://www.sistema.puglia.it/

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