martedì 29 settembre 2009

La detrazione del 55% e la finanziaria 2010: nota stampa Uncsaal



In questi giorni, dopo l'approvazione della Finanziaria 2010 da parte del Governo (misura che deve essere ancora approvata dal Parlamento) si susseguono voci su una possibile cancellazione delle agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia. Qualche sito internet, in maniera poco responsabile, afferma che addirittura il 55% sarebbe stato cancellato per il 2010 non essendo previsto in Finanziaria 2010. Interviene al proposito Uncsaal con una nota che mette i puntini sulle i. Certo, a questo punto sarebbe auspicabile anche una nota ministeriale che facesse chiarezza definitiva visto che più di un politico (di opposizione) sulla cosa ci sta marciando sopra. In ogni caso dobbiamo prepararci per far potrarre al Governo il 55% al di là del previsto 2010, anche per i prossimi anni visto che spesso gli interventi di riqualificazioni energetica (vedi i condomini) sono interventi economicamente pesanti e sovente graduati in più anni di lavori.
nota a cura dell'Ufficio Comunicazione dell'Uncsall
In questi giorni circolano interpretazioni che rischiano di fare confusione attorno alle detrazioni del 55% e alla loro possibile conferma oltre il 31 dicembre 2010.Nello specifico, affermare che la legge Finanziaria 2010, recentemente consegnata dal Governo al Parlamento per l’iter di approvazione, azzeri il bonus del 55% è tecnicamente non vero.Infatti, le detrazioni del 55% saranno comunque in vigore fino al 31 dicembre 2010 e quindi non era necessario che alcuna proroga fosse contenuta nella Finanziaria 2010.Supporre che il Governo voglia stoppare il 55% è una ipotesi non confermata da alcun pronunciamento dell’Esecutivo ma la sua circolazione rischia di produrre due risultati negativi: irrigidire il governo riguardo a questo argomento e produrre sconcerto e incertezza sul mercato. Un mercato, fra l’altro, già sufficientemente in sofferenza per ragioni macrocongiunturali che determinano un rallentamento nella propensione alla spesa da parte dei consumatori.La posizione di Uncsaal, ferma nel richiedere (nei tempi legislativi corretti) la conferma del 55% almeno per un ulteriore biennio dopo il 2010, si sviluppa ogni giorno nel continuo dialogo con le istituzioni competenti. In questo contesto, in occasione dell’Assemblea Uncsaal del 3 ottobre (Auditorium Gio Ponti, Via Pantano 9, Milano), il Sottosegretario all’Economia e Finanze Luigi Casero potrà fare chiarezza e sgombrare dal campo le supposizioni circolate in questi giorni.

lunedì 28 settembre 2009

Piano casa e abitare sostenibile in Puglia



L'ANCI Puglia in collaborazione con l'assessorato regionale assetto del Territorio, con il Comitato regionale dell'ordine dei geometri e geometri laureati e con l'ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Bari, ha tenuto in data odierna presso l'HOTEL MAJESTY di Bari un seminario dal titolo "Piano casa e abitare sostenibile in Puglia".
Dopo l'introduzione del vicepresidente ANCI Puglia nonchè sindaco di Canosa Francesco Ventola, vi è stato l'intervento dell'assessore regionale Angela Barbanente, dell'avvocato amministrativistra Nino Matassa, del coordinatore comitato regionale collegi geometri Claudio Donati e del presidente ordine architetti provincia di Bari Vincenzo Sinisi, poi l'intervento dell'assessore regionale Opere Pubbliche, Fabiano Amati e infine, le conclusioni affidate al presidente di ANCI Puglia Michele Lamacchia.
Ai partecipanti è stato distribuita la pubblicazione dell'ANCI Puglia intitolata "Norme regionali in materia di edilizia ed urbanistica".
per aggiornamenti consultare il sito istituzionale dell'ANCI Puglia http://www.anci.puglia.it/

sabato 26 settembre 2009

DA LEGGERE / Le periferie del mondo a cura di Marco Pitzen (edizioni Punto Rosso)

Esperienze metropolitane a confronto
Lima, Parigi, Mumbai, Beirut, Buenos Aires, Los Angeles, Milano
Saggi di Marco Pitzen, Sonia Paone, Michel Lahoud, Betty Gilmore, Michel Azcueta, Ruben H. Oliva, Daniela Bezzi, Fantu Cheru, Judith Revel, Alda MeriniFoto di Eleonora Bonaccorsi, Massimo Di Nonno, Pablo Lasansky, Samuele Pellecchia, Duilio Piaggesi.
Nove saggi per cinque continenti, per raccontare uno spaccato della realtà di alcune periferie del mondo al tempo della crisi della globalizzazione, ma anche un tentativo di riannodare i fili di una memoria che ci porta a comprendere le ingiustizie di un sistema economico che genera discriminazione ed esclusione sociale. Da Quarto Oggiaro a Milano, uno dei quartieri più problematici d’Italia, dove si narra la lotta degli occupanti abusivi per affermare il diritto alla casa, parte una riflessione che si estende alle banlieues di Parigi ed alla sommosse che hanno rivelato la rabbia dei giovani della periferia contro una condizione di violenta emarginazione. Dal conflitto urbano ad una città in guerra quale Beirut, che prima di altre ha sperimentato esperienze di convivenza multiconfessionale, per passare agli slum indiani di Mumbai e alle bidonvilles africane, territori di miseria con le loro condizioni vita estreme. Da agglomerati periferici dove troppo spesso si assiste ad una passiva accettazione di condizioni disumane, al progetto realizzato di portare acqua, case e scuole nel deserto ai margini di Lima in Perù. E’ l’esperienza di Villa el Salvador partita dalle occupazioni delle terre, resistendo alla repressione della dittatura militare, per diventare un modello di organizzazione amministrativa partecipata. Sempre nel continente Latino Americano la realtà delle villas miseria con il loro sistema informale organico al funzionamento di Buenos Aires. Mentre la sommossa del ghetto nero di Watts avvenuta nel 1965 a Los Angeles ci ricorda forme attuali di razzismo e xenofobia evidentemente mai superate. Infine una poesia inedita di Alda Merini recita di periferie come spazi della solitudine come luoghi urbani dell’indifferenza. Ma anche una speranza, che nella città del disamore può germogliare il seme resistente all’ingiustizia e del riscatto sociale.

Collana: Libri - FMA
ISBN: 88-8351-122-0
Formato: 15x21 cm
Pagine: 144
Prezzo: 12.00 €
Data pubblicazione: luglio 2009

PRESENTAZIONE LIBRO
Spazio Guicciardini

Via Macedonio Melloni 6 - Milano (MI)
QUANDO
26-09 ore:10:00

venerdì 25 settembre 2009

DAI GIORNALI / Su Punta Perotti non si può tornare indietro

''La citta' di Bari, che ha riconquistato prima l'orizzonte e poi la possibilita' di fruire di un nuovo spazio pubblico sul mare, per ora con la semplice realizzazione di un prato, anche per queste ragioni non puo' tornare indietro''. Lo afferma in un comunicato l'assessore al Territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, a proposito della vicenda della proprieta' dell'area dove sorgeva l'ecomostro di Punta Perotti.
''Punta Perotti - aggiunge - e' un simbolo della speranza di costruire una citta' e un'Italia migliore, il simbolo di una vittoria importante per coloro che si sono impegnati e tuttora si impegnano per l'affermazione dei valori della legalita' e della tutela e riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio in un paese massacrato dall'abusivismo e dagli scempi edilizi, il simbolo della riaffermazione del primato dell'interesse pubblico e dei beni comuni su interessi privati non legittimi ed egoismi dominanti". "E' noto - prosegue Barbanente - che la Corte di Giustizia europea non ha messo affatto in discussione la legittimita' della demolizione, che e' stato un atto dovuto. E bene fa il sindaco di Bari, a mio giudizio a difendere la destinazione pubblica di quell'area''.
Anche qualora il suolo di Punta Perotti fosse restituita ai proprietari - conclude - permane comunque su quell'area un vincolo paesaggistico intervenuto successivamente all'approvazione del piano regolatore, il quale obbliga a valutare l'impatto paesaggistico sulla costa di qualsivoglia proposta di intervento''.



martedì 22 settembre 2009

DAI GIORNALI / Punta Perotti, i suoli torneranno ai Matarrese


BARI - Matarrese deve essere risarcito. Per legge. Firmato Silvio Berlusconi. Il provvedimento è passato inosservato nell’articolato decreto anticrisi convertito in legge il 3 agosto scorso, e annegato in un articolo relativo a «Interventi urgenti per le reti dell’energia». Chiamarla legge Punta Perotti, forse è troppo: di certo c’è che quell’emendamento presentato da un anonimo deputato del Pdl del Trentino Alto Adige ha tutto il sapore del riscatto agli imprenditori danneggiati dalla demolizione dell’ecomostro. Palazzo Chigi preme per il risarcimento a Matarrese & company, alla vigilia del «ritorno» alla Corte Europea di Strasburgo della decisione che ha sancito l’illegittimità della confisca ai costruttori baresi. È di pochi giorni fa, infatti, la notifica di un decreto (datato 3 settembre) firmato dal capo dell’ufficio contenzioso di Palazzo Chigi e indirizzato all’Avvocatura dello stato di Bari, con il quale si invitano i legali ad «assumere ogni iniziativa necessaria» per ottenere la revoca della confisca dei suoli al giudice dell’esecuzione. La nota è inviata per conoscenza al Comune per gli adempimenti di sua competenza: e cioè la restituzione dei suoli ai Matarrese. Due i motivi: primo, la sentenza della Corte europea che a gennaio di quest’anno ha condannato lo Stato italiano; secondo, la legge varata dal Parlamento il 3 agosto scorso. Una curiosità: destinatario dell’«invito» di Palazzo Chigi è l’avvocato dello Stato Pio Marrone, lo stesso che difese con i denti in primo grado la confisca e che, successivamente, chiese la revoca parziale dei suoli di proprietà dello Stato (l’iniziativa fece arricciare il naso a più di qualche addetto ai lavori).
Ma come verranno risarciti i Matarrese? Secondo la nuova norma, che si sposa perfettamente con la «causa» di Punta Perotti, il primo passaggio è la restituzione dei suoli. Per fare questo servono due cose: la richiesta della revoca della confisca al giudice penale (lo stesso che decretò l’esecuzione della sentenza della Cassazione con la quale la confisca divenne definitiva) e la restituzione dei suoli da parte del Comune «che - scrive Palazzo Chigi - risulta ormai in possesso dei beni già confiscati senza alcun titolo a causa della sentenza alla quale deve darsi esecuzione». Poi si passa alla fase più interessante: il pagamento. La norma parla di somme «reciprocamente dovute»: una sorta di compensazione di partite «dare e avere» che in questo caso, almeno per Punta Perotti, riguarderanno almeno i costi di demolizione nonchè le eventuali «migliorie» apportate. Ma quel che conta è il criterio di indennizzo. Secondo la legge, la stima degli immobili avviene in base alla destinazione urbanistica attuale. Nel caso dell’ex ecomostro, i suoli conservano il valore di «edificabile» ma in realtà non vi si può costruire più nulla per effetto della sopravvenuta norma del Putt, il piano di tutela del paesaggio. Quindi, nulla di fatto? Assolutamente no. Con la legge approvata, di fatto si creano le condizioni per una «trattativa» con i costruttori che rivendicano un credito al quale deve onorare in parte il Comune (una compensazione urbanistica) e in parte lo Stato con il versamento di una somma in contanti. Insomma la partita è tutt’altro che conclusa. Rispetto a pochi mesi fa, adesso, c’è una legge che facilita la vita al Comune in caso di tentativo di accordo. Miracolo di un accordo bipartisan?
di Nicola Pepe, La Gazzetta del Mezzogiorno del 22/09/2009

venerdì 18 settembre 2009

Regione Puglia, ok della Giunta al Protocollo Itaca

Con la Delibera di Giunta regionale n. 1471/2009, la Puglia ha approvato l’Atto di Indirizzo per introdurre il “Sistema di valutazione del livello di sostenibilità ambientale degli edifici a destinazione residenziale, in applicazione della Lr 13/2008 “Norme per l'abitare sostenibile”. Il metodo adottato per la valutazione del livello di sostenibilità degli interventi edilizi si basa sul “Protocollo Itaca”, il quale implica la compilazione di una serie di schede tematiche a ciascuna delle quali è associato un punteggio, che definisce in modo univoco e secondo presupposti di correttezza scientifica il grado di qualità ambientale dell’intervento. La principale finalità del provvedimento consiste nell'incentivare interventi di edilizia sostenibile di elevata qualità, compatibilità ambientale e risparmio energetico, nel rispetto dei vincoli di fonte comunitaria e dei principi dettati dalla vigente normativa in ambito edilizio residenziale.Il provvedimento è stato pubblicato nel Bollettino ufficiale regionale n.133 del 27 agosto 2009.

mercoledì 16 settembre 2009

Paesaggi sensibili di Italia Nostra.



Paesaggi urbani sensibili, paesaggi da difendere e paesaggi da costruire, nei centri e nei quartieri storici e nelle periferie. I paesaggi urbani non sono fatti solo di pietre e di fisicità, ma anche di uomini vivi: anzi, di società. Gli uomini hanno bisogno di storia e di bellezza (perciò si vive meglio nei quartieri antichi), ma anche di spazi in cui essere società: nei quali incontrare, scambiare, frequentare il vicino e il simile ma anche il lontano e il diverso, il forestiero.
Consumo del suolo, alterazioni del tessuto urbano e sociale, disordine edilizio e urbano, degrado, traffico, inquinamento dell’aria, caos acustico e visivo, emergenza rifiuti minacciano il futuro delle nostre città piccole e grandi.
L’associazione Italia Nostra lancerà, dal 19 settembre, la campagna Paesaggi sensibili, incentrata su quaranta località italiane e decine di eventi mirati a promuovere la conoscenza del territorio e a rilanciare la cultura della difesa del paesaggio e del patrimonio culturale.
Qui trovate la mappa interattiva con i 40 Paesaggi Sensibili che Italia Nostra vuole proteggere e preservare. Potrebbero essere uno spunto interessante per un weekend fuori porta.

lunedì 14 settembre 2009

Certificazione energetica: nuovi chiarimenti dai notai


Nuovo intervento del Consiglio Nazionale del Notariato sul complesso tema della certificazione energetica degli edifici. Dal 1° luglio 2009 - ricordano i notai – è in vigore l’obbligo di allegare l’attestato di certificazione energetica agli atti di compravendita o locazione di tutti gli edifici, a prescindere dall’epoca di costruzione e dalla superficie utile, come previsto dal Dlgs 192/2005.
L’art. 35, comma 2 bis, del DL 112/2008 convertito nella legge 133/2008 dispone l’abrogazione dei commi 3 e 4 dell’art. 6 del Dlgs 192/2005 (che prevedono l’obbligo di allegazione e consegna del certificato energetico) e dei commi 8 e 9 dell’art. 15 (che stabiliscono la sanzione della nullità “relativa”). A seguito di tale abrogazione, mentre sembrava certa la soppressione dell’obbligo di allegazione del certificato energetico agli atti traslativi degli edifici esistenti nelle Regioni che non hanno legiferato dopo il Dlgs 192/2005 (come successivamente modificato dal Dlgs 311/2006), meno sicura appariva l’abrogazione dello stesso obbligo in quelle Regioni (come ad esempio Piemonte, Lombardia, Liguria, Val d’Aosta, Emilia Romagna) che, con norme o delibere di giunta, hanno previsto non solo l’allegazione agli atti negoziali ma – in alcuni casi – anche le relative sanzioni.
Sulla GU del 10 luglio 2009 sono state pubblicate le Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica degli edifici (DM 26 giugno 2009), che sono entrate in vigore il 25 luglio 2009 e che si applicano alle regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri strumenti di certificazione energetica e comunque sino all’entrata in vigore dei predetti strumenti. L’emanazione delle Linee Guida ha posto fine al periodo transitorio disciplinato dal Titolo II del Dlgs 192/2005: quindi, in base all’art. 11 comma 1-bis dal 25 luglio l’Attestato di Qualificazione Energetica (AQE) è stato definitivamente dismesso come documento di certificazione energetica in favore dell’Attestato di Certificazione Energetica (ACE).
A questo punto il notariato affronta le difficoltà interpretative relative ai soggetti certificatori. Le Linee Guida non stabiliscono alcunché in relazione alla definizione dei certificatori; infatti, l’art. 4 co. 1 lett. c Dlgs 192/2005 affida tale compito a successivi decreti (non ancora emanati), in attesa dei quali nelle regioni che non hanno legiferato in materia energetica ovvero che hanno legiferato ma la normativa è ancora in attesa di attuazione, si ritiene debba essere applicata la normativa nazionale ed in particolare quanto previsto dal comma 6 dell’art. 18 del Dlgs 115/2008. Esso ha disposto che fino all’emanazione dei decreti che definiranno i requisiti, si applica l’allegato III del decreto 115/2008 che definisce i soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici.
Uno tra gli aspetti rilevanti ed innovativi della Linee Guida – spiega il notariato – è la definizione dell’ambito applicativo del Dlgs 192/2005 e successive modifiche, in ordine alle diverse tipologie immobiliari. Al punto 2 dell’All. A è previsto che esso si applichi a tutti gli edifici delle categorie di cui all’art. 3 del Dpr 412/1993, indipendentemente dalla presenza o meno di impianti tecnici dedicati ai servizi energetici di cui è previsto il calcolo delle prestazioni.
Tra le categorie predette non rientrano box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, ecc. se non limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e assimilabili, purché scorporabili agli effetti dell’isolamento termico.
Quindi, gli edifici coinvolti nella certificazione energetica sono: residenza e assimilabili; uffici; ospedali, cliniche, case di cura; edifici adibiti ad attività ricreative o di culto, ad attività commerciali, sportive e scolastiche.
Infine il documento affronta la previsione normativa (punto 9 dell’All. A) che, per immobili di superficie utile inferiore o uguale a 1000 mq, consente al proprietario “consapevole della scadente qualità energetica dell’immobile” di ricorrere ad un’autodichiarazione in cui afferma che:- l’edificio è di classe energetica G;- i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti. Ciò solleva il proprietario dall’obbligo di dotare l’immobile dell’ACE in sede di trasferimento dell’immobile.
La circostanza che il bene possa essere trasferito con l’autodichiarazione non sposta le conclusioni cui è pervenuto il Consiglio Nazionale del Notariato nello Studio n. 334-2009/C in ordine all’ammissibilità delle pattuizioni con cui le parti stabiliscono le modalità per assolvere all’obbligo di dotazione. Resta ferma infatti per le parti, la possibilità di affidarsi ad un soggetto certificatore che attesti nell’ACE lo stato energetico dell’immobile.

giovedì 10 settembre 2009

Addio alle vecchie lampadine da 100 Watt





E' partito dal 1° settembre il piano energetico dell'Unione Europea, che prevede l'abolizione dal commercio delle vecchie lampade a incandescenza da 100 Watt.
Da settembre 2010 verranno ritirate quelle da 75 watt e l'anno dopo quelle da 60 watt e via via tutte le altre entro il 2012.Si otterrà, così, un risparmio di energia elettrica dell'80%, con costi inferiori da 11 a 46 miliardi di euro all'anno (sulla bolletta tra 50 e 160 euro all'anno per famiglia) e si avranno da 32 a 239 milioni di tonnellate di CO2 in meno all'anno nell'atmosfera.
L'illuminazione verrà realizzata unicamente da lampade alogene, con sistema LED e dalle fluorescenti compatte dette Cfl, che devono rientrare nelle classi di efficienza energetica A, B, C.Le vecchie lampadine a incandescenza avevano l'inconveniente di trasformare in luce solo il 5% dell'energia elettrica che consumavano, con grande dispendio e produzione di calore e CO2, e per questo erano di classe D, E, F, meno efficienti e meno resistenti.
Lo smaltimento dei vecchi modelli verrà realizzato in appositi centri per il loro possibile contenuto di mercurio e rame. Il costo delle lampadine fluorescenti è leggermente maggiore, ma è compensato dalla maggiore durata e migliore qualità.
Rimarranno a incandescenza solo le lampadine per elettrodomestici come forni e frigoriferi e per le incubatrici da allevamenti e neonati, ma dal 2016 spariranno anche quelle di classe C, secondo il piano energetico.
Secondo uno studio del Centro Ricerche Philips, il piano energetico a livello mondiale porterà a un risparmio di energia elettrica pari alla produzione di 228 centrali elettriche o a 685 milioni di barili di petrolio in un anno.











giovedì 3 settembre 2009

Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. La Regione Puglia approva una proposta di mobilità sostenibile.



Uno studio di fattibilità per trasformare, in percorso ciclabile, la strada di servizio del canale principale dell’Acquedotto Pugliese. La Giunta regionale ha approvato, nella seduta di martedì 9 giugno, su proposta dell’Assessore ai Trasporti, Mario Loizzo, il progetto di conversione frutto del protocollo di intesa tra l’Acquedotto e la Regione Puglia. Il percorso è compreso tra la città di Venosa (Potenza) e la città di Grottaglie (Taranto), con bretella di collegamento Bari-Gioia del Colle.
La rete ciclabile regionale va dunque ad incrementarsi di una nuova arteria, un nastro verde, di notevole rilevanza strategica e di assoluto rilievo storico, culturale e paesaggistico-ambientale, che, essendo chiusa al traffico motorizzato, sarà una vera e propria greenway ovvero un parco lineare della “mobilità lenta” per gli spostamenti e lo svago nella natura. Il progetto CY.RO.N.MED., che coinvolge i paesi del mediterraneo, integrando la rete ciclabile nazionale BicItalia con la rete europea EuroVelo, vede ora la nostra città coinvolta da due itinerari ciclabili. Il primo itinerario interessa la strada ferroviaria dismessa Gioia del Colle-Palagianello (cfr. La Piazza n. 2/2008) e il secondo, appunto, il tratto del canale dell’acquedotto.
Il progetto della Ciclovia dell’Acquedotto, sarà realizzato per stralci funzionali, partendo dal territorio della Valle d’Itria, connotato dalla sua spiccata offerta turistica, per una lunghezza di 35-40 km, da Grottaglie-Villa Castelli per risalire a monte fino a Locorotondo-Alberobello, sfruttando la presenza, lungo il tracciato, delle stazioni delle Ferrovie Sud Est (Alberobello, Locorotondo e Martina Franca) e di Trenitalia (Grottaglie).
Per portare celermente a compimento l’intero tragitto, il governo regionale intende reperire le necessarie risorse finanziare dall’Unione Europea, considerandone la naturale prosecuzione “ad innesto” con la EuroVelo n. 5 Londra-Brindisi.
I vantaggi per il nostro territorio, come per tutte le comunità interessate dall’itinerario, sono notevoli considerando la possibilità di fruizione di quella striscia di asfalto, ora impedita, che sotterra il canale dell’acquedotto, segnando profondamente il territorio rurale. Proprio per questo aspetto, la possibilità di rendere finalmente sfruttabile questo percorso rappresenta un’opportunità per mettere in risalto la biodiversità del territorio e per porre riparo alla ferita, perpetrata nel passato, nell’utilizzo indiscriminato delle risorse naturali per creare infrastrutture, comunque importanti, senza considerarne le dominanti ambientali.
Questi progetti sono senz’altro meritevoli di considerazione per la maggiore attenzione riservata al territorio che, da terra di conquista, diventa risorsa da valorizzare.
La nostra città ha, nel frattempo, il dovere di pianificare la propria rete ciclabile a scala urbana-periurbana, da innestare a questi percorsi e non deve limitarsi, come purtroppo già avvenuto, a tracciare un nastro blu, senza capo né coda, che dimostra come le scelte non condivise e partecipate portano sempre a risultati di poco pregio.
Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 4, luglio-agosto 2009
www.la-piazza.it/giornale.html


mercoledì 2 settembre 2009

Piazza Pinto: il più grande dei giardini di Gioia del Colle. L’Amministrazione Comunale sceglie e realizza.

piazza Pinto: progetto vincitore concorso di idee

La storia dello spazio verde intitolato alla memoria dell’architetto Cristoforo Pinto ha inizio nel 1937 (cfr. La Piazza n. 6/2008). Nel centenario della sua morte, l’Amministrazione Comunale ne ricorda la sua valenza artistica con un intervento di manutenzione straordinaria che ha focalizzato la sua attenzione sulla centrale piazza ellittica pavimentata con graniglie di marmo di vari colori, con raffigurati lo stemma comunale e un orologio solare (cd. rosa dei venti).
L’Amministrazione Comunale in carica ha preferito optare per una manutenzione straordinaria al posto di un intervento di riqualificazione complessiva dello spazio aperto, come prefigurato dalla precedente amministrazione che, con delibera di giunta n. 225 del 21.12.2006, ne promuoveva un concorso di idee. Il progetto preliminare, per un importo complessivo di € 423.750,00, veniva approvato con delibera commissariale n. 31 dell’8.2.2008. L’amministrazione Longo ha revocato il tutto, con delibera di giunta n. 81 del 18.9.2008, adducendo la motivazione che “l’attuale Amministrazione Comunale, in un contesto più ampio di interventi a farsi sul territorio comunale, ritiene di non dare seguito al progetto presentato ..., incaricando l’U.T.C. di elaborare un nuovo progetto di importo inferiore”. Pertanto, con delibera di giunta n. 130 del 30.12.2008, si è proceduto ad approvare il progetto preliminare, elaborato dall’Ufficio Tecnico Comunale, dell’importo complessivo di € 217.000,00, tramutato in progetto definitivo, con delibera di giunta n. 41 del 19.3.2009.
Di quale proposta progettuale si tratti, non lo si rileva in nessuna delle due delibere, nemmeno attraverso una sintetica relazione descrittiva degli interventi! Infatti, gli elaborati non sono né allegati alle relative deliberazioni né risultano visibili ai cittadini a mezzo del sito internet del civico ente.
Questa amministrazione, le scelte le prende autonomamente, non ritenendo opportuno adottare, nelle sue politiche, un approccio partecipativo della comunità amministrata. Sembrerebbe che nel suo glossario vi siano solo le parole “dice” e “ordina” e non vi sia posto per il termine “chiede”.
Il progetto è rimasto nei cassetti dell’amministrazione, senza possibilità di essere migliorato e supportato da una comunità che, forte della sua eterogeneità e del senso di appartenenza identitaria ai luoghi, avrebbe contribuito a rafforzare. Oggi, invece, ci troviamo con un risultato compiuto che, chiaramente è apprezzabile per gli sforzi e le energie impiegate ma è, allo stesso tempo, criticabile da chiunque, legittimato dal mancato coinvolgimento nelle scelte.
Mi permetto, pertanto, di esternare il mio punto di vista, sollecitando eventuali controdeduzioni. Il fulcro della piazza è rimasto in quota per la scelta, in parte condivisibile, di mantenere integra la “rosa dei venti”. Questa preferenza progettuale ha comportato la necessità di rendere accessibile tale spazio anche ai diversamente abili. Probabilmente, la scala di progettazione, a livello urbano, non ha calibrato il dettaglio costruttivo. Questo si nota constatando come le rampe, di salita/discesa, risultino di difficile percorrenza, anche per persone normodotate. Non è chiaro se la piazza, nella sua interezza, possa ritenersi accessibile anche da parte di chi ha ridotte capacità motorie e/o da famiglie con carrozzine o passeggini al seguito, considerato che i viali, rimasti pavimentati con lastre lapidee ad opus incertum con molteplici sconnessioni, rendono impegnativo il passeggio. Altro aspetto riguarda la pavimentazione dello stesso spazio. Lo strato superficiale desta qualche perplessità considerando la sua rugosità. Mentre la parte che iscrive la “rosa dei venti”, in graniglia di marmo, era e rimane levigata, la residua pavimentazione, composta da graniglia di quarzo, conferisce una brillantezza superficiale ma al tempo stesso pregiudica gli utenti in caso di eventuali cadute accidentali. Lo stemma comunale è stato sostituito con varie “toppe” cromatiche, raffiguranti diversi giochi ludici per i bambini. Per quanto riguarda l’impianto di illuminazione, la scelta effettuata sembra garantire una luminosità “a giorno” che ricorda molto l’impiantistica di un campo da calcio. Sarebbe stato un segnale di attenzione alla sostenibilità, quello di pensare ad un impianto che sfruttasse l’energia solare. Ma anche questo aspetto non è stato ponderato, come la facilità con cui si è provveduto a sostituire l’intero arredo urbano (panchine, cestini, rastrelliere biciclette) senza prevedere un riuso di quei tanti sedili, in graniglia di cemento, che a distanza di decenni, risultavano ancora integri e potevano essere collocati magari lungo il perimetro dell’ellisse, al posto delle lastre sistemate con funzione di seduta.
Quello che conta è comunque prendere atto che restituire uno spazio verde alla collettività deve seguire un processo incrementale, di condivisione delle scelte, per garantire quel senso di appartenenza ai luoghi che anche questa amministrazione intende perseguire con la rassegna estiva nei “luoghi ritrovati”.

Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 4, luglio-agosto 2009


piazza Pinto: progetto realizzato

martedì 1 settembre 2009

ben ritrovati sul blog di INIZIATIVE URBANE



Dopo le (meritate) vacanze riprendiamo con la pubblicazione di notizie/eventi/novità legislative che interessano il mondo della casa con un "occhio" rivolto al risparmio energetico, al costruire sostenibile e all'urbanistica partecipata.
Naturalmente con un occhio di riguardo verso la nostra realtà territoriale di Bari, Gioia del Colle e Taranto.
La speranza è quella di interagire con voi attraverso un semplice commento o una richiesta di informazioni.


Nunzio Loporcaro
iniziative urbane

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