giovedì 30 agosto 2012

ILVA TARANTO / Il quartiere Tamburi soffocato dalle polveri. Necessaria copertura parchi minerali




Quella di lunedì scorso è stata una delle giornate più critiche dal punto di vista ambientale per la città di Taranto a causa delle polveri diffuse dal vento di tramontana nelle zone urbane vicine all’area industriale.



A sottolinearlo sono i dati della relazione tecnica firmata da Ficocelli e Mantovan per conto del servizio territoriale del Dipartimento provinciale dell’Arpa Puglia, l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente, ed il centro regionale Aria della stessa Arpa. 
I tecnici riferiscono che la diffusione delle polveri nel quartiere Tamburi ha comportato un superamento del valore limite giornaliero di PM10 nelle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria di via Archimede e di via Machiavelli nello stesso rione. 
In effetti, l’ex presidente della circoscrizione Tamburi-Lido Azzurro, Egidio Di Todaro, proprio lunedì scorso aveva riferito «il rischio di essere accecati dalle polveri camminando per strada ». E l’assessore all’Ambiente del Comune di Taranto, Vincenzo Baio, conosciuto come il «dottore dei Tamburi», aveva ammesso l’impossibilità di «aprire le finestre dell’ambulatorio nella giornata del 27 agosto». 
Una condizione che i residenti di questo quartiere conoscono bene nelle giornate di vento, che non sono poche in una città come quella dei due mari. Così aveva dichiarato Roberto Falcone, consigliere della Camera di Commercio di Taranto e noto professionista che per scelta vive nel rione Tamburi. 
Ed il fenomeno è perfettamente noto agli stessi tecnici dell’Arpa, che, come si evince dalla relazione, lo hanno più volte osservato e «relazionato a tutti i soggetti interessati e in tutte le sedi». 
«Il fenomeno - si legge nel testo - è causato dal trasporto delle polveri, stoccate nei parchi minerali Ilva, verso la città da parte del vento che, in data 27 agosto, aveva direzione dal settore Nord-Ovest e velocità piuttosto sostenuta fino a 6 metri al secondo». 
Anche per i tecnici dell’Arpa, come per l’ex presidente Di Todaro, la soluzione non è il barrieramento, ma la copertura dei parchi. 
Proposta che i responsabili dell’Agenzia riferiscono di aver già avanzato mentre avvertono di aver inoltrato le opportune comunicazioni ai referenti degli impianti industriali interessati da attività pertinenti non appena rilevati i dati delle centraline relativi a lunedì scorso, chiedendo di «mettere in atto tutte le misure idonee a limitare la polverosità diffusa dai propri parchi minerali». 
E, come detto, i dati raccolti saranno trasmessi alla Procura della Repubblica oltre che a tutti i soggetti interessati. Questo, ricorda Alessandro Marescotti, coordinatore di PeaceLink, è il trentaseiesimo superamento annuo di polveri sottili nel quartiere Tamburi. 
Per Marescotti, con quest’ulti - mo sforamento, «risulta oltrepassato definitivamente il limite massimo dei trentacinque annuali fissati dalla normativa vigente sulle polveri sottili». 
Di qui la convinzione che non può trovare fondamento «l’ottimistica teoria della Regione Puglia in base alla quale la situazione ambientale a Taranto sarebbe in via di miglioramento». Peacelink chiede inoltre all’Arpa Puglia e all’assessore regionale all’Ambiente della Puglia, di conoscere «se tali superamenti per il PM10 vadano attribuiti all’Ilva, che continua a produrre nelle vicinanze del quartiere Tamburi, nonostante il sequestro - senza facoltà d’uso - degli impianti dell’area a caldo, provvedimento preso dalla Magistratura a tutela della salute pubblica (obbligo che competerebbe in primo luogo al sindaco). L’ordinanza del gip Todisco è di fatto ancora in vigore ». 
Per gli ambientalisti, la risposta è scontata. Ma Alessandro Marescotti chiede ufficialmente che «l’organo preposto ai controlli ambientali certifichi quale sia la fonte dei superamenti». Per il coordinatore di Peacelink, «una certificazione di questo tipo dimostrerebbe che esiste un pericolo in atto e che va cessata l’attività pericolosa».

di Pamela Giuffrè - la Gazzetta del Mezzogiorno del 30/08/2012

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