martedì 19 novembre 2013

POP HUB / la mappatura dei ruderi della città di Bari





Sono centinaia. Uno accanto all’altro sul lungomare Sud di Bari o nascosti negli angoli più impensati della città. Nel centro cittadino, come nelle periferie. Disabitati, abbandonati al loro destino e talvolta pericolanti. Sono gli immobili di cui nessuno più si occupa. C’è il rudere dell’ex supermercato GS sul litorale di San Giorgio e lo scheletro di una clinica mai terminata in via Fanelli, finita nello scandalo della sanità privata. Ci sono edifici cascanti in via Piccinni ad angolo con via Sagarriga Visconti e quelli nel quartiere Madonnella. E oltre 40 locali sfitti in via Manzoni, segno della crisi, ma anche della parziale perdita d’identità di una strada che fino a qualche anno fa era una delle principali vie del commercio cittadino.

Che siano palazzi residenziali, capannoni industriali, locali commerciali, strutture incompiute o abbandonate, pubbliche o private poco importa. Esistono. Qualcuno dovrebbe monitorarli: capire cosa accade al loro interno, quali siano le condizioni igieniche, e magari pensare a come poterli riportare in vita. E le amministrazioni? Sembra non facciano nulla. Nasce da qui PoP_Hub: un progetto di innovazione sociale che mira a creare una rete tra persone e spazi urbani per la rivalutazione di edifici abbandonati sottoutilizzati.
Vincitore del bando Smart Cities and Social Innovation nell’ambito dei PON «Ricerca e Competitività» 2007-2013, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, PoP_Hub ruota attorno ad una piattaforma per la mappatura degli edifici. Ma non solo. Gli ideatori del progetto, infatti, intendono fornire uno strumento tecnico al servizio delle amministrazioni locali, oltre ad un dispositivo di interazione tra le iniziative sul territorio e un database per la raccolta e lo scambio di informazioni da parte degli utenti registrati.

Obiettivo finale è la mappatura e catalogazione di tutti gli immobili dismessi o abbandonati presenti sul territorio pugliese. Ideato da Luca Langella, a cui si è successivamente unita Silvia Sivo, il progetto ha ricevuto un finanziamento pari a 780mila euro per tre anni con cui portare a termine le attività. Dopo un primo periodo di studio della piattaforma e creazione di una versione beta, è iniziata la vera e propria fase di ricerca dell'immobile abbandonato.

Fino ad oggi solo su Bari sono stati individuati più di 200 siti. E intanto si è iniziato a lavorare anche sulla provincia e in altre zone della regione, anche grazie alle associazioni locali e alle amministrazioni pubbliche che stanno pian piano aderendo al progetto. «I tagli del Governo e il programma di spending review prevedono - dicono Luca e Silvia - che gli immobili dismessi di proprietà delle amministrazioni vengano venduti per fare cassa. Ma questa secondo noi è una follia. È come se una famiglia in un momento di crisi vendesse tutto il suo oro - proseguono - una volta passato il momento difficile quella famiglia si ritroverebbe senza più nulla in mano. Al di là del suo valore economico, per noi ogni immobile, anche inutilizzato, è da guardre come una risorsa da far passare da fattore di perdita a potenziale plusvalore per lo sviluppo socioeconomico locale».

Tra un paio d'anni, terminata la mappatura a livello regionale, secondo loro, sarà possibile anche proporre modelli di gestione alternativi a quelli delle logiche di mercato, per far riappropiare la città e i suoi cittadini dei loro spazi affidandoli, ad esempio, alle idee e alla progettualità dei giovani, alle imprese, innescando nuove occasioni di sviluppo culturale e imprenditoriale locale. Intanto, per riuscire a diventare sempre più capillari nella mappatura, anche grazie ai singoli cittadini, Luca e Silvia hanno chiesto aiuto alla tecnologia. È in fase di sperimentazione, infatti, anche un'applicazione per smartphone che una volta perfezionata potrà essere scaricata e utilizzata da tutti. In questo modo laddove non arriva il professionista o l'architetto potrà esserci l'utente semplice a scovare luoghi ed edifici abbandonati inserendoli direttamente nel database on line.
Nei progetti di questi due giovani baresi, inoltre, accanto alla mappatura degli edifici si inseriscono la creazione di un festival annuale da realizzare di volta in volta in un posto diverso.

Le idee non mancano e i luoghi in cui realizzarle nemmeno: ci sono i box del mercato del pesce sul molo di Sant'Antonio, i locali sotto la sopraelevata delle Fal su Corso Italia, i negozi sfitti di via Manzoni. Posti che potrebbero essere usati per eventi, conferenze, laboratori, seminari, feste, mostre. Un po' come accade nell'ex fabbrica della birra di Berlino, oggi luogo nevralgico della cultura cittadina.

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