martedì 17 luglio 2012

WWF / Uno stabilimento balneare privato ogni 350 metri di costa





Uno stabilimento balneare ogni 350 metri sui litorali italiani, per un totale «lineare» di 12mila chilometri di stabilimenti, a fronte dei 5.368 di appena 10 anni fa, nel 2001. Sono i dati del dossier del Wwf «Spiagge d'Italia: bene comune, affari per pochi».

In pratica, gli stabilimenti balneari occupano in Italia un totale di almeno 18 milioni di metri quadri e 900 chilometri, ovvero quasi un quarto della costa idonea alla balneazione. Un giro di affari che interessa 30mila aziende e circa 600mila operatori, indotto compreso, «con canoni spesso irrisori» - spiega il Wwf - «rispetto ai reali profitti delle strutture attuali, favorito da un'applicazione normativa sulle aree demaniali che ha travalicato lo spirito della legge».
Tutta la normativa delle concessioni, che si rifà al Codice della Navigazione, è infatti «improntata sulla tutela degli interessi pubblici, mentre la sua applicazione ha favorito il proliferare di interessi privati che oggi rivendicano una rendita di posizione che va ben oltre le le intenzioni della norma. Qualcuno in Parlamento (e non solo) vorrebbe prolungare le concessioni fino a 50 anni, o sostituirle con un diritto di superficie di 90 anni sulle aree demaniali, e c'è addirittura chi propone di mettere in vendita le spiagge libere, alienandone ogni diritto e sacrificandone il loro intrinseco valore pubblico». La situazione è molto difforme regione per regione, come risulta dalla mappatura del dossier Wwf, ma la maggior parte di esse non garantisce una percentuale minima di costa realmente fruibile e accessibile liberamente.
clicca QUI per scaricare il dossier del WWF «Spiagge d'Italia: bene comune, affari per pochi»

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