martedì 3 marzo 2009

Avanti con il passato pur di non pianificare insieme il futuro sviluppo della città di Gioia del Colle.


Avanti con il passato pur di non pianificare insieme il futuro sviluppo della città
L’Amministrazione Comunale vuol rivedere il mercato coperto in piazza Plebiscito





L’anno 2008 si è concluso con l’approvazione di un “piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari” del civico ente comunale che ricalca la volontà del Sindaco Longo, contenuta nel suo programma di governo della città, di “fare cassa”. Si è proposto, unicamente, di vendere l’area ove è presente il mercato coperto di via Regina Elena, dell’estensione di mq 2467, conferendole suscettività edificatoria di tipo residenziale, in variante al vigente piano regolatore generale che riserva tale area ai servizi di quartiere (aree a standard destinate alle urbanizzazioni secondarie). Questo “piano” da una lettura critica dell’art. 58 della Legge 133/2008 doveva contenere un apposito elenco dei beni immobili, non strumentali all’esercizio delle funzioni istituzionali, e la conseguente classificazione degli stessi nel patrimonio disponibile e la loro destinazione urbanistica. Ma, al posto di un elenco di beni alienabili e valorizzabili, di cui il nostro Comune certamente dispone, si è presentata invece una relazione tecnica, del Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, di accompagnamento alla proposta di deliberazione consiliare. Questa relazione ha valutato in data 20.11.2008 pari a € 3.623.832,00 il valore del suolo ove sorge l’attuale mercato coperto, considerandone la volumetria massima realizzabile pari a 8,59 mc/mq, per poi ridursi a € 2.029.838,40, con relazione integrativa dell’1.12.2008, a seguito “di una analisi più dettagliata dello stato di fatto” e “provando a sistemare eventuali sagome di fabbricati” che ha portato ad una volumetria realizzabile di circa 4,81 mc/mq.
Il Consiglio Comunale, ed in particolare la maggioranza, di fronte ad un piano che tutto sembra fuorché una ricognizione del patrimonio immobiliare e di fronte ad una sensibile oscillazione, al ribasso, in pochi giorni, del valore del bene oggetto di alienazione, ha speditamente approvato la vendita del suolo di via Regina Elena, con un prezzo a base d’asta pari a € 2.029.838,40, senza prevedere il destino delle somme da introitare e/o i necessari servizi compensativi per il quartiere.
Questa operazione sembra essere finalizzata alla realizzazione del “nuovo” mercato coperto in piazza Plebiscito, dove era situata la piazza coperta, sul cosiddetto suolo “Palombella”, inaugurata nel luglio del 1907 e demolita nel dicembre del 1971 per far posto alla nuova residenza municipale, attualmente esistente ed adibita ad uffici dell’INPS.
Sebbene la vecchia piazza coperta si armonizzasse, per la sua semplice ed elegante fisionomia, con il contesto ambientale dello spazio pubblico di piazza Plebiscito, non si condivide la sua eventuale riproposizione “in stile”. Il nostro tempo è segnato da un distacco con il passato, privilegiando la libera e pura espressione di un nuovo avvenire caratterizzato da differenti esigenze e prospettive. In un’epoca dove le nuove piazze sono i centri commerciali, nuovi luoghi di incontro e della socialità, pensare di riproporre nella piazza centrale un contenitore da destinare a mercato della spesa giornaliera sembra alquanto controcorrente. Indubbiamente l’abbattimento della piazza coperta, per realizzare quell’edificio scatolare, testimonia come le scelte di determinate generazioni di uomini, in particolari condizioni di preparazione culturale, in un quadro di vicende e momenti storici delicati, siano risultate abbastanza improvvide. Ricadere nello stesso errore non sembra essere da meno.
Le teorie del restauro architettonico, applicabili al contesto fisico in esame, per i valori storico-artistico e ambientali notevoli che esprime, in quanto non si tratta di una pura e semplice nuova edificazione ma di una ricostruzione “postuma”, da inserire nel nucleo storico della città consolidata, pongono al primo punto la differenza di stile fra il nuovo e il vecchio. Propendono per un restauro critico dove non serve rivolgersi al passato, come può apparire corretto, perché restaurare è un atto del proprio tempo ed è rivolto al futuro. La teoria della conservazione, ad esempio, rifiuta ogni tipo di integrazione stilistica, anche semplificata nelle forme, a favore dell’integrazione tra esistente, conservato in maniera integrale e aggiunta dichiaratamente moderna.
E’ allora indispensabile, riqualificare il tessuto della nostra città non come episodico tentativo di coerenza architettonica, urbanistica ed ambientale ma come metodologica applicazione di un piano urbanistico generale, che risponda alle esigenze di una città e dei suoi abitanti, soprattutto in termini di servizi di quartiere, che sia strumento per un ordinato assetto del territorio e veicolo di sviluppo sostenibile.


Nunzio Loporcaro


pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 1, gennaio-febbraio 2009
www.la-piazza.it/giornale.html




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