Un piano per l'edilizia. Un provvedimento che comporterebbe un allentamento dei vincoli per le costruzione di nuove case e gli ampliamenti delle abitazioni. Tradotto: meno burocrazia per allargare, abbattere e ricostruire case, senza abusi, e quindi per smuovere l'economia. Ecco arrivare la riforma del settore cui Berlusconi, insieme ai ministri Tremonti, Sacconi, Matteoli, Fitto e Alfano, sta lavorando da tempo, e che arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri venerdì prossimo. L'idea del Cavaliere ha subito fatto scattare più di un campanello di allarme tra chi considera l'allentamento dei vincoli burocratici come una sorta di via libera alla deturpazione del paesaggio.
Ma è lo stesso Berlusconi, nel corso di una pausa di shopping per le vie del centro di Roma, a parlare con i cronisti spiegando che il provvedimento sarà esaminato venerdì dal Consiglio dei ministri, che questo avrà «effetti straordinari» ma che non ci saranno abusi. Complice la bella giornata il premier lascia nel pomeriggio la casa di palazzo Grazioli per dirigersi in una delle strade più commerciali della capitale. Entra in un negozio di oggetti per la casa e acquista alcuni prodotti. Affronta la curiosità dei passanti, si fa fotografare, distribuisce strette di mano. Acquista una piantina da un banchetto in favore della lotta alla sclerosi multipla. Poi, prima di risalire in auto, si ferma con i cronisti per affrontare il tema del giorno, il piano casa.
Un antico pallino del presidente del Consiglio, ora rafforzato dall'attualità economica. La convinzione del premier è una: «Se riparte l'edilizia, riparte tutta l'economia». In sostanza, per dare nuova carica ad un sistema economico ingessato dalla crisi internazionale per Berlusconi si deve necessariamente passare per maggiori liberalizzazioni nel campo delle nuove costruzioni. Il piano servirà quindi a «dare a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato la famiglia la possibilità di aggiungere una stanza, due stanze o dei bagni con servizi annessi alla villa esistente». Saranno le singole Regioni, «che dovranno valutarlo: serve per smuovere l'economia - spiega il capo di governo - e in particolare l'edilizia da sempre ferma e impastoiata da mille burocratismi». Il premier, inoltre, esclude rischi di abusi edilizi «perché tutto quello che si farà è in aderenza e in continuazione di case esistenti, quindi nelle zone che sono previste dal piano regolatore e con una vidimazione sotto responsabilità dei progettisti». Il piano comporterà due fasi. La prima: una bozza di legge da far approvare, appunto a tutte le Regioni del centrodestra. L'obiettivo è consentire di aumentare del 20% la cubatura degli immobili esistenti; del 30% nel caso di abbattimento e ricostruzione di edifici obsoleti; del 35% nel caso il nuovo edificio sia ricostruito con le regole della bioedilizia e del risparmio energetico. A fare da apripista sarà il Veneto. «Non ci sarà alcun scempio - puntualizza il presidente della Regione Giancarlo Galan - nè alcun condono edilizio camuffato. Si tratterà di operare sul patrimonio edilizio esistente».
La seconda fase del piano sarà un provvedimento vero e proprio, da varare nel Cdm, con un sistema di sanzioni riviste. Tra i punti salienti anche una certificazione di conformità, da rendere con perizia giurata, da parte di un tecnico. E questo al posto del permesso a costruire. Altero Matteoli, uno dei ministri a lavoro sul piano conferma che quella di riformare l'edilizia «è stata un'idea del presidente del Consiglio e noi abbiamo dato il nostro contributo». Plauso alla riforma anche dal leader Udc Pier Ferdinado Casini, il quale giudica il piano sull'edilizia come «positivo».
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