BARI - Matarrese deve essere risarcito. Per legge. Firmato Silvio Berlusconi. Il provvedimento è passato inosservato nell’articolato decreto anticrisi convertito in legge il 3 agosto scorso, e annegato in un articolo relativo a «Interventi urgenti per le reti dell’energia». Chiamarla legge Punta Perotti, forse è troppo: di certo c’è che quell’emendamento presentato da un anonimo deputato del Pdl del Trentino Alto Adige ha tutto il sapore del riscatto agli imprenditori danneggiati dalla demolizione dell’ecomostro. Palazzo Chigi preme per il risarcimento a Matarrese & company, alla vigilia del «ritorno» alla Corte Europea di Strasburgo della decisione che ha sancito l’illegittimità della confisca ai costruttori baresi. È di pochi giorni fa, infatti, la notifica di un decreto (datato 3 settembre) firmato dal capo dell’ufficio contenzioso di Palazzo Chigi e indirizzato all’Avvocatura dello stato di Bari, con il quale si invitano i legali ad «assumere ogni iniziativa necessaria» per ottenere la revoca della confisca dei suoli al giudice dell’esecuzione. La nota è inviata per conoscenza al Comune per gli adempimenti di sua competenza: e cioè la restituzione dei suoli ai Matarrese. Due i motivi: primo, la sentenza della Corte europea che a gennaio di quest’anno ha condannato lo Stato italiano; secondo, la legge varata dal Parlamento il 3 agosto scorso. Una curiosità: destinatario dell’«invito» di Palazzo Chigi è l’avvocato dello Stato Pio Marrone, lo stesso che difese con i denti in primo grado la confisca e che, successivamente, chiese la revoca parziale dei suoli di proprietà dello Stato (l’iniziativa fece arricciare il naso a più di qualche addetto ai lavori).
Ma come verranno risarciti i Matarrese? Secondo la nuova norma, che si sposa perfettamente con la «causa» di Punta Perotti, il primo passaggio è la restituzione dei suoli. Per fare questo servono due cose: la richiesta della revoca della confisca al giudice penale (lo stesso che decretò l’esecuzione della sentenza della Cassazione con la quale la confisca divenne definitiva) e la restituzione dei suoli da parte del Comune «che - scrive Palazzo Chigi - risulta ormai in possesso dei beni già confiscati senza alcun titolo a causa della sentenza alla quale deve darsi esecuzione». Poi si passa alla fase più interessante: il pagamento. La norma parla di somme «reciprocamente dovute»: una sorta di compensazione di partite «dare e avere» che in questo caso, almeno per Punta Perotti, riguarderanno almeno i costi di demolizione nonchè le eventuali «migliorie» apportate. Ma quel che conta è il criterio di indennizzo. Secondo la legge, la stima degli immobili avviene in base alla destinazione urbanistica attuale. Nel caso dell’ex ecomostro, i suoli conservano il valore di «edificabile» ma in realtà non vi si può costruire più nulla per effetto della sopravvenuta norma del Putt, il piano di tutela del paesaggio. Quindi, nulla di fatto? Assolutamente no. Con la legge approvata, di fatto si creano le condizioni per una «trattativa» con i costruttori che rivendicano un credito al quale deve onorare in parte il Comune (una compensazione urbanistica) e in parte lo Stato con il versamento di una somma in contanti. Insomma la partita è tutt’altro che conclusa. Rispetto a pochi mesi fa, adesso, c’è una legge che facilita la vita al Comune in caso di tentativo di accordo. Miracolo di un accordo bipartisan?
di Nicola Pepe, La Gazzetta del Mezzogiorno del 22/09/2009
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