mercoledì 2 settembre 2009

Piazza Pinto: il più grande dei giardini di Gioia del Colle. L’Amministrazione Comunale sceglie e realizza.

piazza Pinto: progetto vincitore concorso di idee

La storia dello spazio verde intitolato alla memoria dell’architetto Cristoforo Pinto ha inizio nel 1937 (cfr. La Piazza n. 6/2008). Nel centenario della sua morte, l’Amministrazione Comunale ne ricorda la sua valenza artistica con un intervento di manutenzione straordinaria che ha focalizzato la sua attenzione sulla centrale piazza ellittica pavimentata con graniglie di marmo di vari colori, con raffigurati lo stemma comunale e un orologio solare (cd. rosa dei venti).
L’Amministrazione Comunale in carica ha preferito optare per una manutenzione straordinaria al posto di un intervento di riqualificazione complessiva dello spazio aperto, come prefigurato dalla precedente amministrazione che, con delibera di giunta n. 225 del 21.12.2006, ne promuoveva un concorso di idee. Il progetto preliminare, per un importo complessivo di € 423.750,00, veniva approvato con delibera commissariale n. 31 dell’8.2.2008. L’amministrazione Longo ha revocato il tutto, con delibera di giunta n. 81 del 18.9.2008, adducendo la motivazione che “l’attuale Amministrazione Comunale, in un contesto più ampio di interventi a farsi sul territorio comunale, ritiene di non dare seguito al progetto presentato ..., incaricando l’U.T.C. di elaborare un nuovo progetto di importo inferiore”. Pertanto, con delibera di giunta n. 130 del 30.12.2008, si è proceduto ad approvare il progetto preliminare, elaborato dall’Ufficio Tecnico Comunale, dell’importo complessivo di € 217.000,00, tramutato in progetto definitivo, con delibera di giunta n. 41 del 19.3.2009.
Di quale proposta progettuale si tratti, non lo si rileva in nessuna delle due delibere, nemmeno attraverso una sintetica relazione descrittiva degli interventi! Infatti, gli elaborati non sono né allegati alle relative deliberazioni né risultano visibili ai cittadini a mezzo del sito internet del civico ente.
Questa amministrazione, le scelte le prende autonomamente, non ritenendo opportuno adottare, nelle sue politiche, un approccio partecipativo della comunità amministrata. Sembrerebbe che nel suo glossario vi siano solo le parole “dice” e “ordina” e non vi sia posto per il termine “chiede”.
Il progetto è rimasto nei cassetti dell’amministrazione, senza possibilità di essere migliorato e supportato da una comunità che, forte della sua eterogeneità e del senso di appartenenza identitaria ai luoghi, avrebbe contribuito a rafforzare. Oggi, invece, ci troviamo con un risultato compiuto che, chiaramente è apprezzabile per gli sforzi e le energie impiegate ma è, allo stesso tempo, criticabile da chiunque, legittimato dal mancato coinvolgimento nelle scelte.
Mi permetto, pertanto, di esternare il mio punto di vista, sollecitando eventuali controdeduzioni. Il fulcro della piazza è rimasto in quota per la scelta, in parte condivisibile, di mantenere integra la “rosa dei venti”. Questa preferenza progettuale ha comportato la necessità di rendere accessibile tale spazio anche ai diversamente abili. Probabilmente, la scala di progettazione, a livello urbano, non ha calibrato il dettaglio costruttivo. Questo si nota constatando come le rampe, di salita/discesa, risultino di difficile percorrenza, anche per persone normodotate. Non è chiaro se la piazza, nella sua interezza, possa ritenersi accessibile anche da parte di chi ha ridotte capacità motorie e/o da famiglie con carrozzine o passeggini al seguito, considerato che i viali, rimasti pavimentati con lastre lapidee ad opus incertum con molteplici sconnessioni, rendono impegnativo il passeggio. Altro aspetto riguarda la pavimentazione dello stesso spazio. Lo strato superficiale desta qualche perplessità considerando la sua rugosità. Mentre la parte che iscrive la “rosa dei venti”, in graniglia di marmo, era e rimane levigata, la residua pavimentazione, composta da graniglia di quarzo, conferisce una brillantezza superficiale ma al tempo stesso pregiudica gli utenti in caso di eventuali cadute accidentali. Lo stemma comunale è stato sostituito con varie “toppe” cromatiche, raffiguranti diversi giochi ludici per i bambini. Per quanto riguarda l’impianto di illuminazione, la scelta effettuata sembra garantire una luminosità “a giorno” che ricorda molto l’impiantistica di un campo da calcio. Sarebbe stato un segnale di attenzione alla sostenibilità, quello di pensare ad un impianto che sfruttasse l’energia solare. Ma anche questo aspetto non è stato ponderato, come la facilità con cui si è provveduto a sostituire l’intero arredo urbano (panchine, cestini, rastrelliere biciclette) senza prevedere un riuso di quei tanti sedili, in graniglia di cemento, che a distanza di decenni, risultavano ancora integri e potevano essere collocati magari lungo il perimetro dell’ellisse, al posto delle lastre sistemate con funzione di seduta.
Quello che conta è comunque prendere atto che restituire uno spazio verde alla collettività deve seguire un processo incrementale, di condivisione delle scelte, per garantire quel senso di appartenenza ai luoghi che anche questa amministrazione intende perseguire con la rassegna estiva nei “luoghi ritrovati”.

Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 4, luglio-agosto 2009


piazza Pinto: progetto realizzato

Nessun commento:

Cerca nel blog