All’esterno del tribunale di Taranto in data odierna è andata in scena la protesta di un gruppo ambientalista contro le acciaierie dell’Ilva. Alcune decine di ragazzi hanno scandito arrabbiati cori contro i giornalisti, i politici e gli amministratori della società. A poche decine di metri dai loro striscioni, si consumava il primo atto del processo Scazzi.
I manifestanti hanno aspettato l’ora di pranzo, quando le telecamere di tutti i principali telegiornali hanno cominciato le loro dirette dal tribunale. Una trentina di cittadini. Nessuna firma. Nessun simbolo di partito. Solo slogan e striscioni per denunciare i danni causati alla popolazione tarantina dall’Ilva, l’acciaieria che sorge tra Taranto e Statte dal 1961.
Si sono raggruppati alle spalle dei giornalisti e hanno allungato uno striscione di una decina di metri. «Sulla morte di Sarah avete solo speculato, dei nostri veleni non avete mai parlato».
I dati ufficiali non sono rassicuranti. A Taranto si muore più che in ogni altra città pugliese. Lo confermano i risultati del Registro tumori jonico salentino. Se la media regionale pugliese dei decessi è pari a 100, gli ultimi dati disponibili hanno portato Taranto a quota 117 per tutte le cause di morte, a 129 per i tumori al polmone, a 474 per i tumori della pleura, a 124 per i tumori alla vescica.
Patologie riconducibili a problemi di inquinamento. Un'incidenza che negli anni è aumentata portando la popolazione all’esasperazione. Non si può definire altrimenti l'impotenza di una città. Soprattutto davanti a un ragazzino di 13 anni a cui è stato diagnosticato un tumore da fumo: l'adenocarcinoma del rinofaringe. Un destino simile a quello di tanti altri tarantini, specie quelli di Tamburi, il quartiere che qui hanno rinominato «dei morti viventi».
«Oggi molti speculano sulla morte di Sarah. Di una ragazzina. Ma delle nostre morti, dei bambini, dei ragazzi di Taranto che si ammalano per la nostra aria avvelenata non parla nessuno», ha ribadito un manifestante. «Anche quelle sono vite. Anche loro meritano l’attenzione dei giornalisti». Ma non sono solo i media l’obiettivo polemico dei manifestanti, che hanno puntato il dito anche contro i politici, contro Vendola, il governatore colpevole di aver anche lui “speculato” sulla salute dei tarantini con promesse mai realizzate e approvando leggi sulle emissioni dei camini dell’Ilva che «non sono servite a nulla».
Poco prima delle due si sono spente le telecamere. Sono finite le dirette. I giornalisti hanno lasciato l’esterno del tribunale e anche i manifestanti hanno riavvolto gli striscioni.
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