martedì 7 settembre 2010

Rigenerazione urbana di Gioia del Colle: il ruolo delle comunità alla formazione del piano


E’ di grande attualità locale la questione dell’approvazione del documento preliminare al piano di rigenerazione urbana. Convalida avvenuta, in sede di consiglio comunale, con scarsa conoscenza preventiva da parte dei consiglieri stessi, dei politici in generale ma soprattutto dell’intera cittadinanza.

La rigenerazione urbana interesserà le aree urbane fra la ferrovia e la ex S.S. 100. Senz’altro è un ambito dove è possibile rintracciare contesti periferici e marginali, oltre a diverse aree dismesse, che abbisognano di una mirata riqualificazione e riconnessione. La legge regionale n. 21 del 29.7.2008, a cui il documento preliminare si riferisce, prevede essenzialmente che le scelte siano elaborate “con il coinvolgimento degli abitanti e dei soggetti pubblici e privati interessati”. Tutto questo non si concilia con l’approvazione del documento preliminare avvenuta in data 16.6. u.s., senza che via sia stato il coinvolgimento delle comunità. Per “riparare” l’amministrazione ha voluto incontrare i cittadini in data successiva, ovvero lo scorso 5 luglio, con un titolo significativo “Riqualificare Partecipando”. Forse sarebbe più opportuna considerarla una ratifica e non una partecipazione attiva, contravvenendo proprio a quanto enunciato all’art. 3 della medesima legge regionale che prevede che sia predisposto un documento preliminare “da mettere a punto con la partecipazione degli abitanti”. Questo non per mero percorso burocratico, ma per lo spirito che l’assessorato regionale all’urbanistica ha voluto adottare per garantire una reale ricaduta delle scelte operate sulle comunità amministrate. La nuova generazione dell’urbanistica, a tutti i livelli, prevede che studi, azioni e politiche siano improntate con il massimo coinvolgimento delle comunità locali.

Se manca quell’idea di comunità non si può pensare che il sapere tecnico e la volontà politica possano contrastare i ben noti fenomeni di disgregazione sociale, di polarizzazione, di impoverimento dei ceti medi, di crescita di un complesso intreccio di gruppi eterogenei e poco comunicanti tra loro. Una democrazia ha bisogno di una società civile vitale e pluralista, rappresentativa e radicata sul territorio, in grado di comunicare con il sistema partitocratico e di bilanciarne il potere.

In una definizione da manuale, la comunità può essere un insieme di soggetti legati da uno o più fattori di diversa natura che li portano a interagire tra loro più che con i membri di altre collettività.

Le comunità hanno dunque una specifica identità, da coinvolgere per garantire un reale senso di appartenenza, al fine della formazione di rapporti di solidarietà. La comunità va dunque intesa come “il contesto naturale di una democrazia di prossimità, fondata su una partecipazione più attiva e sulla costruzione di spazi pubblici locali” (L. Pesenti, 2003).

Nunzio Loporcaro

pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 4, luglio-agosto 2010

 

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