sabato 28 maggio 2011

Il degrado lungo il mare di Bari



Il degrado inizia proprio lì dove finisce la città con le sue luci e i suoi odori. Immediatamente dopo Punta Perotti, a cento metri dall’ultimo ritrovo di chi mangia patatine dalle paninoteche mobili, l’altra Bari mostra la sua parte peggiore, figlia di anni d’attese e di progetti mai (o non del tutto) realizzati. D’indifferenza e di fin troppo tollerato abusivismo, di degrado all’insegna del «domani ci penserà qualcun altro».


È il lungomare di San Giorgio, lunga striscia d’asfalto rattoppato che finisce a Torre a Mare, interrotto, nella sua innegabile bruttura qui da Torre Quetta, più in là da muretti e camminate pedonali che i baresi ignorano beatamente, ma che le prostitute conoscono come le loro tasche.

Nel corso degli anni, le amministrazioni comunali che si son succedute altro non hanno potuto fare che attingere ai pochi fondi e realizzare interventi di emergenza. A volte, neanche quelli. Occorre così essere ottimisti e avere una visione della vita e della città piuttosto lungimirante per indovinare il futuro di quest’enorme fetta di Bari che abbraccia i quartieri di Japigia da un lato e di Torre a Mare dall’altro.

Oltre alla lungimiranza occorre anche tanta pazienza. Innanzitutto bisogna attendere che le Ferrovie dello Stato liberino tutto il fascio di binari che ora corre parallelo al mare. Una decina d’anni scarsi, pare. Quindi procedere con le opere di riqualificazione. «Se non si inizia a pensare e a progettare il futuro non accadrà mai nulla» dice l’assessore all’urbanistica Elio Sannnicandro. E non gli si può dare torto, quando enuncia le programmazioni insite nel Piano strategico. Quel che si vuol fare del lungomare oggi occupato da ruderi, villette abusive, sporcizia e capannoni colmi di rifiuti è una passeggiata «turistico attrattiva».

«L’idea - spiega Sannicandro - è ricucire con il mare il pezzo di città spezzato in due dal nodo ferroviario». In pratica, lì dove sono i binari, tra una decina d’anni dovrebbe correre la nuova strada che arriva sino a Torre a Mare. Viabilità, dunque, ma anche il «tram del mare», mezzi di trasporto pubblico dal vago sapore turistico. Dove invece corre oggi la strada, si pensa a una lunga area pedonale e ciclopedonale, con percorsi attrezzati per il jogging vista mare, una ideale passeggiata di una decina di chilometri a beneficio della nuova vocazione turistica della città. E i ruderi, le case abusive o condonate e anche quelle «chiuse»? Abbattute, anche in virtù di un accordo con i privati. Il lungomare così diventerebbe finalmente fruibile, costellato di locali e di residenze per turisti. «Non ci sono tante risorse - rileva Sannicandro - occorre inventare meccanismi economici pubblico privati, azioni di incentivazione. Ci vogliono, insomma, non solo gli strumenti urbanistici ma anche quelli economici».

Nell’attesa che si trovino gli uni e gli altri, al Comune non staranno con le mani in mano. Tra qualche giorno finirà in Consiglio comunale il documento di rigenerazione urbana che toccherà i quartieri di San Giorgio, Torre a Mare, Carbonara e Libertà. A fine anno dovrebbe essere realizzato il primo intervento di riqualificazione sulla litoranea. Ancora azioni dettate dall’emergenza, ma pur sempre meglio di nulla.

I baresi attendono, sospirando. Come sperano che si trovi un modo per decongestionare il traffico da e verso Torre a Mare, nella zona da tutti conosciuta come quella del camping San Giorgio. Sarà realizzata una rotatoria, che agevoli da un verso il traffico in uscita dalla città verso la tangenziale, dall’altro dalla città verso l’ultimo tratto di San Giorgio e dunque Torre a Mare. Anche qui, come è accaduto altrove, c’è da risolvere un problema. Quella piccola fetta di asfalto oggi governata dai semafori appartiene a tre enti. Al Comune, alla Provincia e all’Anas. Occorrerà mettere d’accordo i tre «proprietari», raccogliere un bel po’ di carte, di pareri, di timbri e di autorizzazioni prima di poter pensare a realizzare l’opera. Un’opera che il 2011, ovviamente, non vedrà.

RUGGERO CRISTALLO

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