mercoledì 12 novembre 2008

C’è da parcheggiare una macchina. Dai “grandi numeri” ad un “piatto di lenticchie”.



Il problema del traffico stradale della nostra città si confronta con il conciliare la domanda di mobilità al tessuto urbano morfogeneticamente “antico”, per dotazione di infrastrutture viarie.
Gli obbiettivi del vigente Piano Generale del Traffico Urbano (P.G.T.U.) erano e restano legati al miglioramento della mobilità pedonale e del trasporto pubblico nonché alla riorganizzazione dei movimenti veicolari e della loro sosta.
Le azioni messe in atto dalle passate Amministrazioni Comunali, per la sosta dei veicoli, erano dai “grandi numeri”: realizzazione su tre distinti contesti di impianti plurilivello prefabbricati elevati/interrati per piazza Plebiscito (72 stalli), via Noci (135), via Putignano (195) ad un costo complessivo valutato, nel commissionato e pagato studio di fattibilità, in € 1.838.760,00; successivo “ridimensionamento” ai siti di piazza Plebiscito e via Noci per un totale di 207 stalli nonché ulteriori 619 posti a raso, da assoggettare al pagamento di un ticket di € 0,70 ad ora, per un introito per le casse comunali di almeno € 130.000,00 annue, corrisposto dalla società esterna aggiudicataria; eventuale servizio gratuito di trasporto, con bus navetta, da via Noci a piazza Plebiscito, per integrare il servizio di sosta in aree periferiche con il sistema di mobilità cittadino.
Nel passaggio dall’amministrazione Povia alla gestione Mastrovito, le grandi opere sono abbandonate e viene approvato uno schema di convenzione per la gestione dei parcheggi a pagamento che prevede una tariffa massima di € 0,60 ad ora e un numero di stalli blu pari a 396 circa. Per la prima annualità il servizio avrà carattere di sperimentazione graduale, di cui, i primi sei mesi, ad estensione parziale. Arriviamo al 26 marzo 2007 quanto il servizio, di sosta a pagamento, viene fatto partire, dopo l’aggiudicazione della concessione, per nove anni, per 592 posti auto circa (un buon 50% in più!), alla Vigeura s.r.l. di Parabita (Lecce). Leggendo la convenzione, in particolare l’art. 2 (norma transitoria), si desume che, dopo il periodo di sperimentazione, l’Amministrazione avrebbe dovuto provvedere ad individuare definitivamente i parcheggi a pagamento, riservandosi la facoltà di aumentare le aree in concessione. Il canone da introitare per il civico Ente venne determinato nel 40% degli incassi annui ottenuti dai parcometri, con un minimo garantito di € 42.000,00 (meno 60% di quanto previsto alcuni anni prima!). Il Comune avrebbe poi incassato i proventi delle elevate sanzioni amministrative, corrispondendone al concessionario il 45%, il quale avrebbe curato anche la predisposizione dei verbali di infrazione con una postazione di lavoro presso gli uffici comunali (esiste?). Altre “chicche” dovevano essere l’informatizzazione delle sanzioni rilevate attraverso palmari, la possibilità di generare tessere speciali per i residenti, per l’applicazione di tariffe speciali, nonché la gestione dei diritti pubblicitari sui biglietti di parcheggio, sui parcometri e persino “su tutte le altre zone concordate con l’amministrazione comunale con impegno a dare precedenza alle ditte locali”. L’importo contrattuale stimato è di € 210.000,00 annui.
Ma venendo ai giorni nostri, dobbiamo fare i conti in cassa. Ci viene in aiuto la deliberazione del Commissario Straordinario (n. 44 del 20.12.2007) che, atteso che il servizio non è coinciso con l’inizio dell’anno né ha interessato le aree complessivamente individuate, ha abbassato il canone dovuto, per il primo anno, dal concessionario, a soli € 9.000,00 (uno scarso 7% di quanto ipotizzato appena nel 2003!). E cosa possiamo fare con questi novemila euro? Secondo la delibera saranno destinati all’installazione, costruzione e gestione dei parcheggi in superficie, sopraelevati o sotterranei e al loro miglioramento e le somme eventualmente eccedenti (?) ad interventi per migliorare la mobilità urbana. Insomma con novemila euro si possono fare grandi cose. Infatti, con deliberazione (n. 52 del 27.2.2008) i novemila euro vengono destinati all’esproprio di aree, di proprietà privata, per pubblica utilità, e alla successiva sistemazione a parcheggi attrezzati. Sembra evidente che con quella somma non è possibile nemmeno espropriare un terreno di piccola estensione, pagandolo per il suo valore agricolo. E allora, per non scoraggiarci, la delibera ci informa che sul territorio sono presenti aree pertinenziali di esercizi commerciali, con specifica destinazione di sosta ad uso pubblico.
Quindi se i parcheggi a pagamento “non rendono” perchè vengono mantenuti considerando anche le inadempienze contrattuali dell’aggiudicatario? Non si può passare ad una sosta a rotazione (disco orario), controllandone il rispetto e sanzionando gli abusi, per l’anello del centro storico? Non era più semplice, pensare a delle forme di finanza di progetto (cd. project-financing), come fatto per la piscina comunale, che avrebbero permesso alla nostra cittadina di avere fin da subito degli autosili, e che, dopo il periodo di concessione in gestione, sarebbero comunque divenuti di proprietà comunale?
Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 3, maggio-giugno 2008

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