Lo studio è durato più di un anno. Ma adesso le lettere sono pronte a partire. Il mittente è l’Agenzia del Territorio (l’ex Catasto) che, entro l’anno, comunicherà ai proprietari del centro che la rendita catastale del loro appartamento, ma anche di uffici e negozi, dovrà cambiare.
Con un inevitabile aumento del prossimo bollettino Ici. Perché a essere ritoccate (soprattutto verso l’alto) saranno le categorie o le classi di 19mila immobili, quasi la metà dei 39mila passati in rassegna: case di via Montenapoleone considerate ancora senza bagno (“A5” in termini tecnici), che adesso potrebbero scomparire ad eccezione di vecchie soffitte, solai o cantine che nel tempo sono rimaste davvero tali o portinerie mai ristrutturate. Dimore “ signorili” (le A1), che pagano ancora l’imposta sulla prima casa e che, dopo decenni, vedranno ritoccato all’insù il loro totale: in tutta Milano erano ferme a quota 952, lo 0,12% delle abitazioni.
Dopo questa verifica generale compiuta in quattro zone, da Duomo a Pagano, da San Babila a Brera, diventeranno quasi 1.500. Per far collimare le due immagini della città: quella reale, in cui i prezzi sono arrivati a toccare 14mila euro al metro quadrato. E quella del catasto, ferma a mappe e mappali degli anni Cinquanta. Un’operazione di «equità», la definiscono da Palazzo Marino, che ha dato il via libera contando di incassare attraverso l’Ici 15 milioni in più da mettere nel prossimo bilancio dei sacrifici.
Sono anni che si attende questa revisione generale delle rendite catastali di intere zone. Anche se le associazioni dei proprietari come Assoedilizia hanno sempre avvertito: «Se andasse in porto, siamo pronti a fare ricorso». Ora, però, quel comma della Finanziaria del 2005 che rendeva possibile il “riclassamento”, si trasformerà in aumenti (ma sono possibili anche ritocchi verso il basso) concreti per i proprietari di case, negozi, uffici, fondi, garage. Per tutte le notifiche che partiranno entro dicembre, infatti, i risultati si vedranno già il prossimo giugno, al momento di versare la prima rata dell’Ici.
La legge verrà applicata in quattro delle 56 «microzone» in cui è suddivisa la città. Le più centrali: Scala, Manzoni, Vittorio Emanuele, San Babila; Brera, Duomo, Cordusio, Torino; Venezia, Majno Monforte; Pagano, Monti, Wagner. È qui che il rapporto tra il valore medio di mercato e quello catastale di ogni microzona si è discostato in modo significativo (una percentuale superiore al 35 per cento) dello stesso rapporto calcolato in tutta la città.
Le due immagini di Milano, insomma: quella scattata dalle agenzie immobiliari e quella disegnata dalle carte. Strade e palazzi con residenze da dieci stanze e terrazze panoramiche classificate come “ A3”, la tipologia economica in cui abita il 60 per cento dei milanesi e persino “A4”, le vecchie dimore “popolari”, o “A5”, ultrapopolari senza bagno. Studi e vetrine che hanno accresciuto il loro valore e prestigio senza variare la rendita. In tutto, sono stati fatte verifiche su quasi 40mila immobili. Di questi, per circa la metà, si potrebbe rivedere la categoria o la classe.
I tecnici dell’Agenzia del Territorio stanno terminando l’analisi del materiale raccolto, cercando di verificare nel modo più accurato possibile i dati. Ma che i numeri di unità coinvolte sia elevato tanto da raggiungere quota 19mila, si capisce dalla stima degli uffici comunali sul probabile incremento dell’incasso da mettere a bilancio: 15 milioni di euro in più. «Quella sulle entrate è soltanto una conseguenza — spiega però l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli — di un’operazione di perequazione. In questo modo riportiamo i valori in media non soltanto tra il centro e la periferia, ma anche all’interno di una stessa area». Perché le differenze si possono trovare anche passando da un lato all’altro di una via e in un medesimo palazzo, tra negozi confinanti o vicini di pianerottolo.
Alessia Gallione
tratto da Repubblica.it, edizione Milano, del 18.11.2008
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