giovedì 26 novembre 2009

GREEN AMERICA: La politica di Obama sospinge l'edilizia sostenibile.


Gli edifici svolgono un ruolo fondamentale per migliorare il nostro ambiente, tutelare la salute delle persone e creare una nuova forma di economia: sono i concetti alla base del pensiero di Barack Obama, che ha stanziato 5,5 miliardi di dollari per la costruzione e la riqualificazione di edifici federali. Per università, consulenti, architetti, pianificatori, appaltatori, fornitori di materiali ecocompatibili e imprese è iniziata la corsa verso l'innovazione, presupposto per essere parte della rivoluzione green. Per il vecchio, per le consuetudini costruttive basate su prassi energivore e sull'abbondanza di risorse, non c'è più spazio.
L'inversione di rotta è totale: zero finanziamenti per le infrastrutture legate al flusso viabilistico, nuovi investimenti nell'alta velocità ferroviaria, stop a cementificazione e focus sul recupero dell'esistente. Quest'ultimo tema sta diventando sempre più importante negli Usa, ma le ricadute non sono solo americane: il recente G8 ha evidenziato come la politica di Obama stia rafforzando anche la determinazione europea ad andare avanti lungo la strada della sostenibilità. Washington però intende fare ancora più di Bruxelles, riconquistando la leadership tecnologica della rivoluzione verde. La politica di Obama è creare nel giro di dieci anni cinque milioni di posti di lavoro nel settore dell'energia pulita, arrivando a un taglio delle emissioni di CO2 dell'80 per cento entro il 2050.
Questa forte spinta – nonostante la vocazione petrolifera della precedente amministrazione Bush – era iniziata da tempo in alcuni Stati (California, Oregon, New England e New York). Investimenti privati e pubblici hanno generato sinergie tra il mondo dell'edilizia e dell'urbanistica e i comparti della ricerca e dell'università, spingendoli a confrontarsi e ad accelerare l'innovazione. Mentre sul fronte dell'evoluzione di prodotti edilizi biocompatibili l'Europa detiene le tecnologie più avanzate, sul fronte applicativo e progettuale il mercato americano risulta essere molto intraprendente.
L'innovazione è sostenuta dall'apparato normativo e, in particolare, dal sistema di certificazione Leed (Leadership in energy and environmental design), in grado di stimolare il mercato sollecitando la domanda di pratiche sostenibili e sviluppando nuove professionalità esperte, in grado di concepire autentici prototipi edilizi. La rivisitazione delle tipologie e dei metodi costruttivi genera un intreccio che porta a nuovi linguaggi architettonici. È il caso del condominio Macallen di Boston, che ha ricevuto un riconoscimento speciale dall'Associazione degli architetti americani nel 2008. L'edificio, situato in una zona a forte industrializzazione, è a forma di cuneo, articolato in una torre da un lato e una semplice casa sull'altro, ed è largo 20 metri, senza strutture intermedie: un complesso sistema strutturale ha consentito la creazione di 144 tipi di alloggio con pianta opern space. Le diverse altezze delle facciate nord e sud determinano la caratteristica più evidente del progetto: un tetto verde inclinato verso il sole come un pannello solare. L'angolo del giardino pensile ottimizza le prestazioni energetiche e consente l'esistenza di numerose grandi terrazze verdi, in grado di filtrare l'acqua e trasportarla per semplice gravità alle cisterne di raccolta. Il tetto verde contribuisce anche alla riduzione del fenomeno dell'isola di calore. Queste e altre tecnologie hanno consentito la certificazione Leed gold del progetto, firmato da Nader Tehrani e Bud Hill dell'Ufficio dA.
Leed è il protagonista del rinnovamento. In soli nove anni ha contribuito alla rivoluzione green fornendo una nuova serie di parametri della sostenibilità edilizia, cambiando il modo di progettare, costruire e usare edifici e oggi si sta rapidamente diffondendo, con circa 15 mila progetti in 50 Stati degli Usa e in altri 75 paesi di tutto il mondo, con una massa di interventi in grado di coprire 3,5 miliardi di metri quadrati. Washington, Boston, San Francisco e altre grandi città hanno imposto la certificazione Leed come condizione per ottenere la concessione edilizia.
Il sistema si sta affacciando anche in Italia, procedendo all'adattamento della metodologia al contesto. Nel nostro paese manca di fatto uno strumento efficace di certificazione per la progettazione, la costruzione e la gestione di edifici verdi ad alte prestazioni ambientali. Alcuni dei regolamenti in vigore nel nostro frammentato quadro normativo si riferiscono principalmente ai consumi energetici, sicché proprietari e operatori sono privi di strumenti in grado di misurare l'impatto immediato della sostenibilità su un edificio a 360°. Il Leed, invece, si basa su un approccio olistico: lo sviluppo sostenibile del sito, il risparmio d'acqua, l'efficienza energetica, l'impiego di materiali ecologici e la qualità ambientale. A dire il vero nel nostro paese qualche strumento di certificazione c'è, ma l'evoluzione del sistema e la sua applicazione sembrano lenti rispetto alle dinamiche di mercato.
Ma vi sono possibilità per applicare Leed in Italia? Il presupposto necessario è che, come è capitato per altre iniziative analoghe, non inneschi speculazioni commerciali, conservando la prospettiva di rivoluzionare il mercato e il modo di fare architettura. Sarà altrettanto necessario che il comitato scientifico di Leed mantenga uno spirito dinamico, attento all'innovazione, evitando ogni politicizzazione: negli Usa è un organo terzo, del tutto autonomo rispetto alle istituzioni. Detto ciò, gli scenari di applicazione del sistema in Italia sono interessanti. Certo, il compito non è facile: il sistema nella sua versione attuale si riferisce allo stato dell'arte americano, dove vi è una cultura tecnica radicata del progettare sostenibile, mentre in Itali il mercato è stagnante su metodologie progettuali e costruttive sorpassate. Il rischio è proporre uno strumento avanzato in un contesto non in grado di recepirlo. Sarà quindi opportuno un approccio graduale, cercando di sensibilizzare la committenza pubblica e formando gli operatori: la certificazione Leed comporta un lavoro di gruppo da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo edilizio, con un impegno sia in termini di scelte progettuali e costruttive, sia di costi per la registrazione del progetto e le pratiche amministrative.
Il sistema presenta aspetti in grado di incentivare il risparmio energetico degli edifici nel nostro paese, dove coesistono in modo confuso una direttiva europea, norme nazionali e regionali, il tutto in un quadro che ancora si riferisce a schemi di calcolo approssimativi e che esclude l'uso di modellazioni energetiche dinamiche, le uniche in grado di predirre il reale comportamento di un edificio. Bisognerebbe trarre ispirazione dalle norme americane Ashrae 90.1, che in un solo documento regolano gli aspetti energetici secondo standard di calcolo evoluti.
Per continuare a esercitare il suo ruolo di impulso al mercato della sostenibilità, in forte evoluzione, il sistema di certificazione è stato rivisitato nella sua versione 3.0, detta anche Leed 2009, sia in funzione del rapido sviluppo di tecnologie e professionalità, sia sulla base di un'interpretazione scientifica delle priorità ambientali e della salute dell'uomo. I professionisti accreditati negli Usa sono oltre 79 mila, alcuni dei quali hanno sviluppato particolari capacità progettuali: si è resa quindi necessaria la distinzione in categorie (professionista specializzato, associato o socio) per chiarezza nei confronti del mercato. Anche i materiali e i prodotti si sono evoluti ed è possibile oggi avere informazioni certificate sugli impatti ambientali secondo lo standard Iso 14000, con l'introduzione della metodologia Lca (Life cycle assessment). Altra grande novità è la rivisitazione dei punti assegnati per le diverse categorie: i crediti che riguardano l'utilizzo di energia, acqua e il trasporto avranno una maggiore importanza rispetto alla versione 2006 di Leed.Una delle critiche più frequenti mosse in passato al sistema riguardava la sua incapacità di rapportarsi a contesti specifici, fornendo una taglia unica valida per tutti. Il Green building council è corso ai ripari, introducendo criteri regionali. 1 crediti saranno assegnati sulla base di differenti pesi specifici, stabiliti singolarmente per ogni regione. È stato sviluppato un sistema territoriale Gis, dove sono stati implementati dati di densità della popolazione, qualità dell'aria e dell'acqua, stato di fatto del sistema idrogeologico e delle fognature. Per esempio, per una zona urbana in Florida i crediti valorizzati sono l'incentivo a diminuire la dipendenza da combustibili fossili, il riuso di edifici esistenti, la riduzione dell'acqua per l'irrigazione e lo sfruttamento dell'abbondante radiazione solare disponibile, mentre in un'area rurale del Michigan i crediti regionali riguardano la conservazione del territorio agricolo, la riduzione dell'inquinamento luminoso artificiale e la gestione del flusso delle acque nel loro percorso verso i grandi laghi. Biologia e architettura rappresentano un connubio che ha ispirato alcuni programmi d'insegnamento e molti progettisti, attratti dalle forme naturali. Ma mai nessuno lo ha applicato in modo sistemico come lo studio Hok che, nel panorama della realtà progettuale americana, si è sempre distinto per l'attenzione alla sostenibilità. Seguendo un approccio multidisciplinare per giungere a un'innovazione reale, Hok si è associato a Biomimicry, ente di ricerca che si occupa di ricerche sul biomimetismo, scienza che studia la natura e ne imita i modelli e i processi per risolvere problemi umani. Uno dei fondatori di Biomimicry, Dayna Baumeister, ritiene che proprio l'ambiente costruito sia il terreno più fertile per il biomimetismo, considerando che "gli edifici consumano circa la metà dell'energia impiegata negli Stati uniti", mente l'applicazione di questa scienza "alla pianificazione e alla progettazione di edifici, comunità, e città può invertire questa tendenza". Secondo Mary Ann Lazzaro, direttore del dipartimento di sostenibilità di Hok, "il biomimetismo può anche contribuire a definire un nuovo standard sostenibile per la nostra professione e nuove forme espressive per l'architettura". Ma ricerca negli Usa significa soprattutto università, tradizionalmente il cuore pulsante dell'innovazione. È il caso di NanoCity, nuova città indiana progettata dall'Università di Berkeley, California per Sabeer Bhatia, fondatore di Hotmail, che vuole creare una nuova Silicon Valley indiana attraverso questo progetto insediativo per un milione di abitanti. Bhatia è diventato milionario ventenne creando Hotmail e vendendolo poi a Yahoo e ha voluto idee giovani per il suo progetto. È stato costituito un team di 12 studenti coordinato da Stefan Al, studente dottorando, e affiancato da quattro docenti in chiave di consulenza. Nei primi mesi del 2007, per nove giorni, il gruppo ha incontrato in India funzionari locali e residenti e ha studiato la topografia del sito. Poi, durante l'estate, ha esplorato le strategie sostenibili che oggi caratterizzano il piano urbanistico: la metà delle aree sarà verde e raggiungibile in meno di cinque minuti da ogni punto della città mediante sistemi di trasporto ultrarapidi, ogni edificio avrà tetti verdi ed energia generata dal vento. Innovazione nell'approccio all'urbanistica, quindi, ma anche studio di nuovi prodotti industriali, come le facciate intelligenti, viste però in una prospettiva diversa. In passato ottimi contributi sono venuti in materia di risparmio energetico attraverso l'involucro, oggi invece è l'integrazione fra luce naturale e illuminazione artificiale il focus della ricerca americana. Secondo Stephen Selkowitz, direttore del dipartimento di Tecnologia edilizia presso il Lawrence Berkeley national laboratory, "controllo termico, perdite e guadagni di calore possono essere affrontati con varie tecnologie oggi presenti sul mercato. Tuttavia, le soluzioni disponibili di controllo solare, utilizzo dell'illuminazione naturale, controllo della diffusione uniforme e minimizzazione nell'uso della luce artificiale sono ancora in una fase precoce, almeno in termini di rapporto costi-benefici". Anche lo studio di Renzo Piano si è avvalso della collaborazione del Lawrence Berkeley national laboratory per lo studio della facciata della sede del New York Times, progetto certificato come Leed platinum. La collaborazione di alcune aziende e una serie di finanziamenti pubblici hanno permesso di testare diversi tipi di sistemi di schermatura interna e diversi prototipi di illuminazione. Per ben nove mesi sono stati raccolti e confrontati dati energetici, illuminotecnici e di comfort, sperimentando vari sistemi. La sperimentazione ha portato alla creazione di un sistema integrato di tendaggi completamente automatizzato e di illuminazione dinamica, in grado di mutare in funzione dei livelli di comfort visivo desiderati dagli occupanti e delle condizioni meteo. Il progetto ha generato un enorme interesse e contribuito a incrementare la diffusione di sistemi di controllo solare "sensibili e reattivi". La sfida che attende ora l'industria della sostenibilità è replicare questo successo con altri edifici.

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