Secondo Renzo Piano le città del futuro o cresceranno "per implosione" o finiranno in un disastro. E' l'appello che l'architetto Renzo Piano ha rivolto agli urbanisti europei presenti ai Magazzini del Cotone di Genova, riuniti nell'ambito di Eurocities 2011, la 25esima assemblea della associazione che vede insieme 140 grandi città di 36 Paesi europei.
"E' tempo di costruire sul costruito, di riqualificare l'esistente, di non consumare più suolo. C'è un motto valido per l'Europa: a Genova non si spreca niente" ha detto Piano nella sua relazione titolata "Planning for People" davanti a 400 delegati.
"L'idea antica, che non si butta via niente, deriva dal fatto che Genova è una città stretta tra monti e mare, dove non c'è spazio da sprecare. Ha a che fare con l'idea di parsimonia, non con quella di avarizia. Non sprecare spazi è una grande qualità".
"L'idea antica, che non si butta via niente, deriva dal fatto che Genova è una città stretta tra monti e mare, dove non c'è spazio da sprecare. Ha a che fare con l'idea di parsimonia, non con quella di avarizia. Non sprecare spazi è una grande qualità".
Per questo Piano si sente di rivolgere questo appello: "Costruire sul costruito". "Genova è una città stretta tra monti troppo alti e mari troppo profondi, una città che ha sempre trovato la sua forza altrove. Lavorare per lo sviluppo urbano di una città di mare è sempre più difficile".
Secondo l'architetto, Genova ha avuto "il coraggio di dire stop al consumo della costa". Deve diventare un modello per l'urbanistica europea. Ispirato a questo principio genovese: "Parsimonia (del suolo), mai avarizia".
"Le città europee non devono più crescere per esplosione urbana, ma per implosione" ha detto Piano. "Non possono continuare a mangiare territorio, non possono continuare a esplodere". Per questo l'architetto genovese ha impostato ai magazzini del Cotone tutta la sua relazione su questo appello agli urbanisti del mondo: 'Costruire sul costruito'.
"L'esplosione delle città è già avvenuta nel Dopoguerra. Siamo nel secolo nuovo, è evidente che non si può continuare a costruire nuove periferie, spesso desolate e con costi sociali enormi". "Bisogna smetterla con la tendenza di costruire sul mare. Certamente lo sviluppo del porto va salvaguardato, ma ci sono due modi di far crescere una città: il primo è sostenibile, cioè per implosione, costruendo sul costruito, il secondo è insostenibile, cioè per esplosione".
"Lo sviluppo delle città per implosione - ha concluso - è l'unico modo per evitare di costruire nuove periferie, che sono la scommessa del futuro. O riusciamo a trasformare le periferie in luoghi europei o sarà un disastro".
Nessun commento:
Posta un commento