venerdì 29 ottobre 2010

PUNTA PEROTTI: il progetto bis


Isolati quadrati, come quelli del quartiere murattiano, schierati davanti alla ferrovia, un lungomare «raddrizzato» per separare i palazzi da un parco costiero, puntellato da bassi edifici che si spingono fin dentro il mare. Potrebbe essere così la nuova Punta Perotti, se il giudice De Benedictis deciderà per la restituzione ai proprietari dei suoli confiscati, ma ingiustamente, come ha stabilito la Corte europea dei Diritti dell’uomo.

Michele Matarrese, patron della società Sudfondi che insieme alla Mabar e alla Iema era intestataria della lottizzazione, ha promesso a se stesso di non fare pubbliche dichiarazioni fino alla sentenza del gup. E deve costargli, il silenzio, in questi giorni, mentre si rincorrono congetture e ragionamenti sulla possibilità o meno di ricostruire quel che è stato demolito a colpi di dinamite. E mentre il sindaco Michele Emiliano rilancia offerte di accordo che lasciano freddo se non «irritato» l’imprenditore.

Riaprirebbero i cantieri, i Matarrese? Una fonte vicinissima agli imprenditori suggerisce che sì, lo farebbero, e che hanno pronti anche progetto e architetto. I costruttori sanno benissimo che mai potrebbero ricostruire Punta Perotti «com’era, dove’era», né con le stesse dimensioni. Ma quei suoli sono tuttora edificabili, con destinazione urbanistica «terziario residenziale». Si può ripartire allora dal progetto elaborato dall’architetto milanese Ottavio Di Blasi e che risale al 2005, all’epoca in cui la battaglia giudiziaria era nel vivo e fu tentata la strada di una transazione. Sembra addirittura che il progetto - esposto in una mostra organizzata dal Politecnico di Milano e da Confindustria nella sala Murat - fosse piaciuto a Emiliano. A Michele Matarrese quell’idea piace ancora.

Di Blasi, pur essendo milanese, conosce Bari. Ci arrivò la prima volta insieme a Renzo Piano per costruire lo Stadio San Nicola, poi ha costruito tre chiese (tra cui quella del Salvatore a Loseto) ed un edificio residenziale in via Redi. E naturalmente conosce bene, per la collaborazione con Piano, il problema Punta Perotti. Il suo progetto si candida ad essere il fulcro di un parco urbano di 300mila metriquadri che inizia a piazza Gramsci e termina alla lama San Giorgio. I palazzi arretrano rispetto al mare, e si allineano sulla ideale prosecuzione di via Dalmazia. Dunque, il contrario di Punta Perotti. «Il nostro studio preliminare - spiega Di Blasi - è tutto speso in un ottica di “ricupero ambientale” e quindi non abbiamo tenuto conto dell’ipotesi di realizzare, assieme al porto turistico, un ulteriore pesante aumento di volumetrie in un’area che ha già degli ingenti indici di fabbricabilità. Ma occorre che l’area ritrovi una sua vocazione urbana e che diventi un pezzo “vivo” della città».

La proposta allora consiste nel dislocare ai margini del parco attività pubbliche ma con volumi di basso impatto: laboratori di creatività, scuole di teatro, di danza e di cinema, altre attività per il tempo libero, e tra queste due presenze più forti: la nuova sede della Pinacoteca provinciale «Giaquinto» e la nuova sede dell’Acquario che poi sarebbe l’unica costruzione sul mare, posta al termine di un molo attrezzato.

«Il minimo di volumi ad uso privato ed il massimo di contaminazione con le funzioni pubbliche»: solo a questa condizione, secondo Di Blasi, la marina può essere una risorsa. Alle spalle di queste attività, le residenze e il terziario, trasferendo e addensando le volumetrie previste sulla costa. «Teoricamente - nota l’architetto - la volumetria prevista dal Piano regolatore potrebbe essere ottenuta in isolati con un’altezza media di solo 8/9 piani», a fronte dei 13 piani fuori terra dei palazzi demoliti.

fonte: la Gazzetta del Mezzogiorno, articolo di Nicola Signorile

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