Si è svolto lo scorso 29 luglio, presso il chiostro di Palazzo San Domenico, il forum urbano di presentazione, alla comunità gioiese, del piano strategico BA2015 Metropoli Terra di Bari, strumento di pianificazione territoriale di area vasta che coinvolge 31 comuni dell’hinterland barese, con la Città di Bari capofila del progetto. E’ una forma di governance a livello metropolitano, orientata alla pianificazione strategica del territorio. Intende definire gli scenari futuri del territorio, attraverso una pianificazione partecipata, a breve tempo (anno 2015) e a medio-lungo tempo (2035), per delineare strategie condivise e integrate per il futuro del territorio, partendo dal coinvolgimento dei suoi attori (i cd. stakeholders) e soprattutto dei cittadini delle comunità locali, con l’azione trasversale del parternariato pubblico-privato. Nell’ottica del coinvolgimento delle comunità locali, il tour dello staff del piano strategico, ha illustrato, ad una platea prettamente di “addetti ai lavori”, politici, tecnici e giornalisti, e della cittadinanza “attiva”, rappresentata da pensionati e da lavoratori in età avanzata, forse “incapaci di pensare ad un futuro che non gli apparterrà”, la vision del futuro dell’area metropolitana. I teenagers, i ventenni, i trentenni e i quarantenni non hanno percepito l’importanza di pensare, come vorrebbero che fosse, il loro territorio al 2015 o addirittura al 2035. Come tutti sappiamo, “per vincere una guerra (strategia) si può anche perdere una battaglia o ordinare una ritirata” (Salzano, 2005). La mission è quella di raggiungere un futuro sostenibile, migliore per tutti. Si parla di guerra vera e propria, se pensiamo che i finanziamenti europei, unico “fine ultimo”, per cui si sceglie questo strumento di pianificazione volontaria, sono una risorsa scarsa, ma, al tempo stesso, contesa da tante realtà metropolitane. Se poi, nel contesto nazionale, si tenta di “scippare”, alla Terra di Bari, la sua caratteristica di area metropolitana, per volere del ministro “leghista” Calderoli, allora si comprende che gli interessi in ballo sono veramente tanti.
La “volontà politica” gioiese è quella di puntare sulla vocazione dell’area industriale (centro intermodale), di intervenire sul settore agroalimentare, di unificare le procedure amministrative, di avviare dei “punti sport”, di creare un nuovo scenario economico-sociale, di recuperare il centro storico, i borghi rurali e le botteghe artigiane. In definitiva, si dovrebbe realizzare una crescita (sarebbe meglio parlare di sviluppo, ndr) omogenea e armonica.
Ma questo “libro dei sogni” avrà una concreta possibilità di concretizzarsi e di raggiungere il “fine ultimo”?
Probabilmente un piano strategico è tale se non vi è centralizzazione dell’autorità, se le decisioni non vengono imposte, se qualunque strategia si basa sul consenso ampio e di lunga durata, su un agire comunicativo e sulla dimensione relazionale, per realizzare una pianificazione collaborativa e partecipata. Quindi la partecipazione della gente è importante, se non proprio fondamentale. Ma, almeno a Gioia, la partecipazione viene ritenuta di second’ordine e le scelte vengono decise nella “stanza dei bottoni”. Esempio eclatante è stato constatare che, durante il forum gioiese, il “tavolo di benvenuto” metteva in mostra delle cartoline con scritto “Caro Sindaco nel 2015 vorrei che la mia città ...” e delle matite griffate BA2015, con cui scrivere i propri desideri, spuntate e senza temperino per appuntirle! Perché si sono scelte le matite “cancellabili” e non delle affidabili penne a sfera, sarebbe una domanda da diffidenti ad oltranza. Capire poi a quale buca delle lettere imbucarle, sarebbe stato quantomeno interessante per stabilire la necessità del francobollo. Ma, oltre a questi “dettagli”, notare il Sindaco che scruta la cartellina della conferenza e vi trova dentro la cartolina a lui indirizzata, di cui, prima di quel momento, ne ignorava completamente l’esistenza, ha fatto capire quanto quel processo di piano partecipato avrà veramente peso nella costruzione delle scelte.
La visione, verso cui il territorio di Terra di Bari deve andare, non può essere scelta esclusiva degli amministratori della cosa pubblica. Il rischio è semplice, quanto scontato: la collettività non la condividerà.
Cosa è possibile fare, per evitare che questa battaglia non sia persa in partenza? Semplicemente, bisogna incrementare le occasioni di confronto fra i soggetti pubblici e la cittadinanza sulle varie tematiche di interesse. Quindi, è necessario coinvolgere i reali fruitori del futuro al 2015 e al 2035, con una serie di approcci partecipativi dal basso, dove le scelte non devono dare il sentore di essere “precostituite”.Solo così avremo una metropoli, proiettata verso il Mediterraneo, policentrica e sostenibile che integra città, paesaggio rurale e costiero; una rete di città coesa, creativa, attrattiva; un’unione di comuni efficiente, partecipata e trasparente, nella quale introdurre i tempi della progettazione, programmazione e internazionalizzazione.
Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 5, settembre-ottobre 2008