Nel 1937 il Comune di Gioia del Colle acquistò, dalla sig.ra Virginia Sannelli, il suolo, a sud dell’abitato, compreso tra le vie: Armando Diaz, Regina Elena, Giunone e Gottardo. A seguito dei lavori di sistemazione del predetto suolo, si delimitò un’area centrale, denominata piazza Sannelli e due laterali, assegnate gratuitamente dal Comune, ad iniziare dall’anno 1949, per la costruzione di case per lavoratori. Nel 1950 l’Amministrazione Comunale approvò un progetto di massima per l’impianto della Villa Comunale, in piazza Sannelli, presentato dall’arch. Morbiducci, progettista, per conto dell’INA CASA, degli edifici insistenti sullo spazio urbano, di che trattasi. Con deliberazione consiliare n. 28 del 9.6.1951, questo spazio aperto assume la denominazione toponomastica di piazza Cristoforo Pinto, in omaggio al valente architetto gioiese. Per sistemare adeguatamente piazza Pinto, in stato di abbandono ed utilizzata come scarico di rifiuti, il geom. Vincenzo Tuccillo dell’Ufficio Tecnico Comunale, fu incaricato, nel 1958, di redigere apposito progetto, sviluppando l’impostazione di massima predisposta dall’arch. Morbiducci. Lo spazio urbano assumeva la sua composizione spaziale-funzionale, tutt’ora esistente, con le aiuole fiancheggiate da viali pavimentati con basole calcaree, dotati di sedili per la sosta dei fruitori di questo luogo pubblico, e la messa a dimora di alberi di varie essenze (platani, acacie, tigli, salici, ligustri e olmi). Nei ricordi dei meno giovani la fontana, la vasca per i pesci, le fontanelle, l’area con le altalene e le giostrine, le gabbie con varie specie di volatili. Al centro vi è una piazza ellittica pavimentata con graniglie di marmo di vari colori, con raffigurati lo stemma comunale e un orologio solare (cd. Rosa dei Venti).
L’Amministrazione Comunale, per impedire il deturpamento delle siepi e delle alberature e gli atti di teppismo, specie nelle ore notturne, con delibera n. 83 dell’1.8.1972 approvò il progetto, redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, di recinzione della Villa. Questa recinzione ben presto divenne una barriera fisica, innescando il progressivo degrado ambientale e sociale di quest’area. Con la prima legislatura Povia avvenne la demolizione del “muro” e la riconsegna di uno spazio verde, dimenticato ed inaccessibile. Gli interventi di abbattimento del muraglione permettono il rifacimento integrale del percorso pedonale perimetrale. Si realizza una pista di pattinaggio, una sorta di spianata di calcestruzzo, che sopperisce al marcato degrado dell’ellisse centrale, dove si organizzano, nel periodo estivo, tornei di minivolley e minibasket nonché intrattenimenti musicali.
Per dare a questo spazio un volto unitario, organico e definitivo, l’Amministrazione Comunale Mastrovito, con delibera di giunta n. 225 del 21.12.2006, promuoveva un concorso di idee, finalizzato alla predisposizione di un progetto di riqualificazione di piazza Pinto, di notevole rilevanza per la città. L’esisto del concorso vedeva, primo classificato, il progetto del raggruppamento temporaneo di professionisti, guidato dal gioiese arch. Alfredo Vacca. Durante la precedente gestione commissariale, con delibera n. 31 dell’8.2.2008, viene approvato il progetto preliminare per un importo complessivo di € 423.750,00.
Il bando del concorso di idee, all’art. 15, prevedeva espressamente l’eventualità di non tramutazione dell’idea progettuale, prima classificata, in un progetto preliminare definitivo, in quanto la procedura concorsuale era “indirizzata al raccoglimento di un ventaglio di soluzioni volte a soddisfare le esigenze non perfettamente definite delle aree di progetto”. Pertanto è da ritenersi che, con l’approvazione commissariale, il progetto di riqualificazione doveva avere un seguito. Invece, la giunta Longo, in attuazione allo slogan elettorale e di governo dell’ora si cambia, ha deciso di bloccare il progetto approvato, adducendo, con la delibera di giunta n. 81 del 18.9.2008, la motivazione che “l’attuale Amministrazione Comunale, in un contesto più ampio di interventi a farsi sul territorio comunale, ritiene di non dare seguito al progetto presentato ..., incaricando l’U.T.C. di elaborare un nuovo progetto di importo inferiore”. Motivazioni soggettive, alquanto di facciata, segno dello spoilsystem della politica e della disinvoltura con cui si mette in archivio una gara, costata oggettivamente risorse umane e finanziarie. Sarebbe quanto meno pertinente ricordare agli amministratori della cosa pubblica, che la recente legge regionale n. 14 del 10.6.2008, a sostegno della qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio, “riconosce che la competizione sul piano del confronto delle idee è la principale garanzia per conseguire le finalità di qualità ... e individua pertanto nel concorso di idee e nel concorso di progettazione gli strumenti fondamentali per perseguire tale fine”. Evidentemente per gli attuali amministratori la quantità deve prevalere sulla qualità, preferendo pagare le parcelle professionali per un progetto pronto, condivisibile o meno che sia, pur di negare la soddisfazione professionale, al gruppo vincitore, di veder compiuti i loro sforzi.
Che risposte vengono date alla città, oltre a questi legittimi interrogativi?
Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 6, novembre-dicembre 2008
www.la-piazza.it/giornale.html
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