lunedì 30 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
Piano casa e rigenerazione urbana, antidoto alla crisi
Housing sociale, riqualificazione delle periferie e collaborazione tra pubblico e privato come ricetta anticrisi per l’edilizia. È la proposta di Agci, Associazione generale cooperative italiane, preoccupata dall’ulteriore peggioramento che potrebbe colpire il settore edilizio.
Piano Casa: I provvedimenti del Governo per il rilancio delle costruzioni attraverso gli ampliamenti volumetrici e il piano nazionale di edilizia abitativa sono stati accolti con favore dagli operatori del settore, ma attendono ancora il passaggio all’attuazione concreta. Uno step reso necessario dalle previsioni poco incoraggianti per il 2010, Nel 2009, infatti, l’occupazione ha tenuto grazie al ciclo di investimenti degli anni precedenti, venuto poi meno a causa della crisi immobiliare, che ha ridotto in modo notevole l’avvio di nuove costruzioni.
Social Housing: Secondo l’Agci la chiave della ripresa è contenuta nei provvedimenti attuativi in materia di edilizia sociale, come previsto dal Dpcm del 16 luglio, che in base a quanto stabilito nel Decreto Legge 112/2008, convertito dalla Legge 133/2008, ha disposto la realizzazioni di alloggi di edilizia sociale a favore di determinate categorie svantaggiate che non possono accedere al libero mercato, come giovani coppie a basso reddito, anziani, studenti e lavoratori fuori sede. Riqualificazione urbana: Le attuali condizioni di crisi rendono infatti necessario il ricorso all’housing sociale attraverso locazioni o acquisti a canone convenzionato e calmierato. Gli investimenti più redditizi potrebbero registrarsi non tanto negli interventi monofunzionali, ma nella riqualificazione delle periferie degradate e prive di servizi. L’avvio di programmi integrati per la rigenerazione urbana e la realizzazione di infrastrutture primarie e secondarie dovrebbe essere però attuato in tempi ristretti.
Risorse disponibili: Ricordiamo che il Dpcm ha stanziato 200 milioni di euro a fronte dei 350 previsti. Restrizione che implica la mancanza di fondi per l’avvio dei piani complessi, ma anche per project financing e sostegno alle cooperative di abitazioni. Le risorse assegnate dal precedente Governo all’edilizia residenziale pubblica attendono ancora una effettiva ripartizione.
fonte: Edilportale.com
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giovedì 26 novembre 2009
GREEN AMERICA: La politica di Obama sospinge l'edilizia sostenibile.
Gli edifici svolgono un ruolo fondamentale per migliorare il nostro ambiente, tutelare la salute delle persone e creare una nuova forma di economia: sono i concetti alla base del pensiero di Barack Obama, che ha stanziato 5,5 miliardi di dollari per la costruzione e la riqualificazione di edifici federali. Per università, consulenti, architetti, pianificatori, appaltatori, fornitori di materiali ecocompatibili e imprese è iniziata la corsa verso l'innovazione, presupposto per essere parte della rivoluzione green. Per il vecchio, per le consuetudini costruttive basate su prassi energivore e sull'abbondanza di risorse, non c'è più spazio.
L'inversione di rotta è totale: zero finanziamenti per le infrastrutture legate al flusso viabilistico, nuovi investimenti nell'alta velocità ferroviaria, stop a cementificazione e focus sul recupero dell'esistente. Quest'ultimo tema sta diventando sempre più importante negli Usa, ma le ricadute non sono solo americane: il recente G8 ha evidenziato come la politica di Obama stia rafforzando anche la determinazione europea ad andare avanti lungo la strada della sostenibilità. Washington però intende fare ancora più di Bruxelles, riconquistando la leadership tecnologica della rivoluzione verde. La politica di Obama è creare nel giro di dieci anni cinque milioni di posti di lavoro nel settore dell'energia pulita, arrivando a un taglio delle emissioni di CO2 dell'80 per cento entro il 2050.
Questa forte spinta – nonostante la vocazione petrolifera della precedente amministrazione Bush – era iniziata da tempo in alcuni Stati (California, Oregon, New England e New York). Investimenti privati e pubblici hanno generato sinergie tra il mondo dell'edilizia e dell'urbanistica e i comparti della ricerca e dell'università, spingendoli a confrontarsi e ad accelerare l'innovazione. Mentre sul fronte dell'evoluzione di prodotti edilizi biocompatibili l'Europa detiene le tecnologie più avanzate, sul fronte applicativo e progettuale il mercato americano risulta essere molto intraprendente.
L'innovazione è sostenuta dall'apparato normativo e, in particolare, dal sistema di certificazione Leed (Leadership in energy and environmental design), in grado di stimolare il mercato sollecitando la domanda di pratiche sostenibili e sviluppando nuove professionalità esperte, in grado di concepire autentici prototipi edilizi. La rivisitazione delle tipologie e dei metodi costruttivi genera un intreccio che porta a nuovi linguaggi architettonici. È il caso del condominio Macallen di Boston, che ha ricevuto un riconoscimento speciale dall'Associazione degli architetti americani nel 2008. L'edificio, situato in una zona a forte industrializzazione, è a forma di cuneo, articolato in una torre da un lato e una semplice casa sull'altro, ed è largo 20 metri, senza strutture intermedie: un complesso sistema strutturale ha consentito la creazione di 144 tipi di alloggio con pianta opern space. Le diverse altezze delle facciate nord e sud determinano la caratteristica più evidente del progetto: un tetto verde inclinato verso il sole come un pannello solare. L'angolo del giardino pensile ottimizza le prestazioni energetiche e consente l'esistenza di numerose grandi terrazze verdi, in grado di filtrare l'acqua e trasportarla per semplice gravità alle cisterne di raccolta. Il tetto verde contribuisce anche alla riduzione del fenomeno dell'isola di calore. Queste e altre tecnologie hanno consentito la certificazione Leed gold del progetto, firmato da Nader Tehrani e Bud Hill dell'Ufficio dA.
Leed è il protagonista del rinnovamento. In soli nove anni ha contribuito alla rivoluzione green fornendo una nuova serie di parametri della sostenibilità edilizia, cambiando il modo di progettare, costruire e usare edifici e oggi si sta rapidamente diffondendo, con circa 15 mila progetti in 50 Stati degli Usa e in altri 75 paesi di tutto il mondo, con una massa di interventi in grado di coprire 3,5 miliardi di metri quadrati. Washington, Boston, San Francisco e altre grandi città hanno imposto la certificazione Leed come condizione per ottenere la concessione edilizia.
Il sistema si sta affacciando anche in Italia, procedendo all'adattamento della metodologia al contesto. Nel nostro paese manca di fatto uno strumento efficace di certificazione per la progettazione, la costruzione e la gestione di edifici verdi ad alte prestazioni ambientali. Alcuni dei regolamenti in vigore nel nostro frammentato quadro normativo si riferiscono principalmente ai consumi energetici, sicché proprietari e operatori sono privi di strumenti in grado di misurare l'impatto immediato della sostenibilità su un edificio a 360°. Il Leed, invece, si basa su un approccio olistico: lo sviluppo sostenibile del sito, il risparmio d'acqua, l'efficienza energetica, l'impiego di materiali ecologici e la qualità ambientale. A dire il vero nel nostro paese qualche strumento di certificazione c'è, ma l'evoluzione del sistema e la sua applicazione sembrano lenti rispetto alle dinamiche di mercato.
Ma vi sono possibilità per applicare Leed in Italia? Il presupposto necessario è che, come è capitato per altre iniziative analoghe, non inneschi speculazioni commerciali, conservando la prospettiva di rivoluzionare il mercato e il modo di fare architettura. Sarà altrettanto necessario che il comitato scientifico di Leed mantenga uno spirito dinamico, attento all'innovazione, evitando ogni politicizzazione: negli Usa è un organo terzo, del tutto autonomo rispetto alle istituzioni. Detto ciò, gli scenari di applicazione del sistema in Italia sono interessanti. Certo, il compito non è facile: il sistema nella sua versione attuale si riferisce allo stato dell'arte americano, dove vi è una cultura tecnica radicata del progettare sostenibile, mentre in Itali il mercato è stagnante su metodologie progettuali e costruttive sorpassate. Il rischio è proporre uno strumento avanzato in un contesto non in grado di recepirlo. Sarà quindi opportuno un approccio graduale, cercando di sensibilizzare la committenza pubblica e formando gli operatori: la certificazione Leed comporta un lavoro di gruppo da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo edilizio, con un impegno sia in termini di scelte progettuali e costruttive, sia di costi per la registrazione del progetto e le pratiche amministrative.
Il sistema presenta aspetti in grado di incentivare il risparmio energetico degli edifici nel nostro paese, dove coesistono in modo confuso una direttiva europea, norme nazionali e regionali, il tutto in un quadro che ancora si riferisce a schemi di calcolo approssimativi e che esclude l'uso di modellazioni energetiche dinamiche, le uniche in grado di predirre il reale comportamento di un edificio. Bisognerebbe trarre ispirazione dalle norme americane Ashrae 90.1, che in un solo documento regolano gli aspetti energetici secondo standard di calcolo evoluti.
Per continuare a esercitare il suo ruolo di impulso al mercato della sostenibilità, in forte evoluzione, il sistema di certificazione è stato rivisitato nella sua versione 3.0, detta anche Leed 2009, sia in funzione del rapido sviluppo di tecnologie e professionalità, sia sulla base di un'interpretazione scientifica delle priorità ambientali e della salute dell'uomo. I professionisti accreditati negli Usa sono oltre 79 mila, alcuni dei quali hanno sviluppato particolari capacità progettuali: si è resa quindi necessaria la distinzione in categorie (professionista specializzato, associato o socio) per chiarezza nei confronti del mercato. Anche i materiali e i prodotti si sono evoluti ed è possibile oggi avere informazioni certificate sugli impatti ambientali secondo lo standard Iso 14000, con l'introduzione della metodologia Lca (Life cycle assessment). Altra grande novità è la rivisitazione dei punti assegnati per le diverse categorie: i crediti che riguardano l'utilizzo di energia, acqua e il trasporto avranno una maggiore importanza rispetto alla versione 2006 di Leed.Una delle critiche più frequenti mosse in passato al sistema riguardava la sua incapacità di rapportarsi a contesti specifici, fornendo una taglia unica valida per tutti. Il Green building council è corso ai ripari, introducendo criteri regionali. 1 crediti saranno assegnati sulla base di differenti pesi specifici, stabiliti singolarmente per ogni regione. È stato sviluppato un sistema territoriale Gis, dove sono stati implementati dati di densità della popolazione, qualità dell'aria e dell'acqua, stato di fatto del sistema idrogeologico e delle fognature. Per esempio, per una zona urbana in Florida i crediti valorizzati sono l'incentivo a diminuire la dipendenza da combustibili fossili, il riuso di edifici esistenti, la riduzione dell'acqua per l'irrigazione e lo sfruttamento dell'abbondante radiazione solare disponibile, mentre in un'area rurale del Michigan i crediti regionali riguardano la conservazione del territorio agricolo, la riduzione dell'inquinamento luminoso artificiale e la gestione del flusso delle acque nel loro percorso verso i grandi laghi. Biologia e architettura rappresentano un connubio che ha ispirato alcuni programmi d'insegnamento e molti progettisti, attratti dalle forme naturali. Ma mai nessuno lo ha applicato in modo sistemico come lo studio Hok che, nel panorama della realtà progettuale americana, si è sempre distinto per l'attenzione alla sostenibilità. Seguendo un approccio multidisciplinare per giungere a un'innovazione reale, Hok si è associato a Biomimicry, ente di ricerca che si occupa di ricerche sul biomimetismo, scienza che studia la natura e ne imita i modelli e i processi per risolvere problemi umani. Uno dei fondatori di Biomimicry, Dayna Baumeister, ritiene che proprio l'ambiente costruito sia il terreno più fertile per il biomimetismo, considerando che "gli edifici consumano circa la metà dell'energia impiegata negli Stati uniti", mente l'applicazione di questa scienza "alla pianificazione e alla progettazione di edifici, comunità, e città può invertire questa tendenza". Secondo Mary Ann Lazzaro, direttore del dipartimento di sostenibilità di Hok, "il biomimetismo può anche contribuire a definire un nuovo standard sostenibile per la nostra professione e nuove forme espressive per l'architettura". Ma ricerca negli Usa significa soprattutto università, tradizionalmente il cuore pulsante dell'innovazione. È il caso di NanoCity, nuova città indiana progettata dall'Università di Berkeley, California per Sabeer Bhatia, fondatore di Hotmail, che vuole creare una nuova Silicon Valley indiana attraverso questo progetto insediativo per un milione di abitanti. Bhatia è diventato milionario ventenne creando Hotmail e vendendolo poi a Yahoo e ha voluto idee giovani per il suo progetto. È stato costituito un team di 12 studenti coordinato da Stefan Al, studente dottorando, e affiancato da quattro docenti in chiave di consulenza. Nei primi mesi del 2007, per nove giorni, il gruppo ha incontrato in India funzionari locali e residenti e ha studiato la topografia del sito. Poi, durante l'estate, ha esplorato le strategie sostenibili che oggi caratterizzano il piano urbanistico: la metà delle aree sarà verde e raggiungibile in meno di cinque minuti da ogni punto della città mediante sistemi di trasporto ultrarapidi, ogni edificio avrà tetti verdi ed energia generata dal vento. Innovazione nell'approccio all'urbanistica, quindi, ma anche studio di nuovi prodotti industriali, come le facciate intelligenti, viste però in una prospettiva diversa. In passato ottimi contributi sono venuti in materia di risparmio energetico attraverso l'involucro, oggi invece è l'integrazione fra luce naturale e illuminazione artificiale il focus della ricerca americana. Secondo Stephen Selkowitz, direttore del dipartimento di Tecnologia edilizia presso il Lawrence Berkeley national laboratory, "controllo termico, perdite e guadagni di calore possono essere affrontati con varie tecnologie oggi presenti sul mercato. Tuttavia, le soluzioni disponibili di controllo solare, utilizzo dell'illuminazione naturale, controllo della diffusione uniforme e minimizzazione nell'uso della luce artificiale sono ancora in una fase precoce, almeno in termini di rapporto costi-benefici". Anche lo studio di Renzo Piano si è avvalso della collaborazione del Lawrence Berkeley national laboratory per lo studio della facciata della sede del New York Times, progetto certificato come Leed platinum. La collaborazione di alcune aziende e una serie di finanziamenti pubblici hanno permesso di testare diversi tipi di sistemi di schermatura interna e diversi prototipi di illuminazione. Per ben nove mesi sono stati raccolti e confrontati dati energetici, illuminotecnici e di comfort, sperimentando vari sistemi. La sperimentazione ha portato alla creazione di un sistema integrato di tendaggi completamente automatizzato e di illuminazione dinamica, in grado di mutare in funzione dei livelli di comfort visivo desiderati dagli occupanti e delle condizioni meteo. Il progetto ha generato un enorme interesse e contribuito a incrementare la diffusione di sistemi di controllo solare "sensibili e reattivi". La sfida che attende ora l'industria della sostenibilità è replicare questo successo con altri edifici.
fonte: Costruire - ottobre 2009
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mercoledì 25 novembre 2009
Dal 21 al 29 novembre 2009 "Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti"
Anche quest'anno Legambiente promuove alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, un evento-chiave per promuovere azioni sostenibili volte alla prevenzione della produzione di rifiuti e a porre in evidenza l’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.
Durante il weekend del 28 e 29 novembre, in tutta Italia Legambiente organizzerà varie attività persensibilizzare e promuovere buone pratiche di riduzione dei rifiuti, e informare su politiche e strategie nazionali e comunitarie in materia. Tutte azioni che sono volte a influenzare le scelte di cittadini, imprese, e amministrazioni locali verso comportamenti più consapevoli e responsabili.
L'assessorato all'ecologia della Regione Puglia e il sistema In.F.E.A della Puglia organizzano il convegno "La riduzione della produzione dei rifiuti in Puglia". L'appuntamento è per giovedì 26 novembre, dalle ore 9.30, presso la Villa Framarino a Bari (Palese).
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martedì 24 novembre 2009
Le conseguenze sull’ambiente del piano-casa
Dopo mesi di discussioni il piano-casa proposto dal governo è diventato una realtà concreta in diverse regioni d’Italia.
Il Governo ha concordato con le Regioni l’approvazione di una serie di leggi regionali che consentiranno l’ampliamento della volumetria di edifici privati – e non solo.Ma quali saranno le conseguenze del piano casa sull’ambiente e sul territorio dell’Italia, già fortemente antropizzato e urbanizzato?
C’era realmente bisogno del piano? E quali sono state le reazioni di regioni e comuni?
Il Governo non sembra intenzionato a lasciare particolare margine alla discrezionalità delle comunità locali: se ci saranno regioni inadempienti, il Governo utilizzerà i propri poteri (anche avvalendosi del decreto-legge) per far sì che ogni regione abbia un piano-casa conforme alle direttive nazionali.
Il Governo ha concordato con le Regioni l’approvazione di una serie di leggi regionali che consentiranno l’ampliamento della volumetria di edifici privati – e non solo.Ma quali saranno le conseguenze del piano casa sull’ambiente e sul territorio dell’Italia, già fortemente antropizzato e urbanizzato?
C’era realmente bisogno del piano? E quali sono state le reazioni di regioni e comuni?
Il Governo non sembra intenzionato a lasciare particolare margine alla discrezionalità delle comunità locali: se ci saranno regioni inadempienti, il Governo utilizzerà i propri poteri (anche avvalendosi del decreto-legge) per far sì che ogni regione abbia un piano-casa conforme alle direttive nazionali.
Secondo Legambiente risulta la contraddittorietà del messaggio che viene lanciato ai cittadini e alle imprese: nei prossimi 18-24 mesi si potranno realizzare interventi edilizi con una procedura semplificata, in deroga ai Piani regolatori. Il tutto con qualche attenzione ambientale e energetica la cui entità dipende da dove si trova l’abitazione da ampliare o da demolire e ricostruire.
«Si è persa l’occasione per dare un chiaro messaggio di innovazione al settore delle costruzioni – ha continuato Zanchini – perché ancora una volta si è cercata la via più breve per risollevare le sorti del mercato edilizio. Siamo di fronte a una crisi del settore che non è congiunturale, veniamo da 10 anni di espansione edilizia e nonostante ciò nel Paese si vive una drammatica situazione sociale, con centinaia di migliaia di persone sotto sfratto e di famiglie che non riescono a pagare le rate del mutuo e dell’affitto».
Per Legambiente la strada da seguire è invece un’altra, ovvero quella di dare risposte all’emergenza abitativa e legarla a un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri, periferie.«Bisogna affrontare con urgenza e competenza l’emergenza abitativa legandola ad un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri e periferie – ha aggiunto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -.
Per questo bisogna investire in interventi che puntino a coniugare sicurezza statica e efficienza energetica, allargando questo obiettivo anche a tutti gli edifici non residenziali sfruttando l’opportunità di lavorare sul patrimonio esistente invece di occupare nuovi ettari di suoli agricoli. […] Gli interventi varati dalle regioni invece finiranno per premiare le seconde case e gli investimenti di privati e fondi speculativi nel mattone, con lo sviluppo di un mercato che ha reso le case inaccessibili proprio a chi ne avrebbe bisogno: nuove famiglie, immigrati, giovani.
«Si è persa l’occasione per dare un chiaro messaggio di innovazione al settore delle costruzioni – ha continuato Zanchini – perché ancora una volta si è cercata la via più breve per risollevare le sorti del mercato edilizio. Siamo di fronte a una crisi del settore che non è congiunturale, veniamo da 10 anni di espansione edilizia e nonostante ciò nel Paese si vive una drammatica situazione sociale, con centinaia di migliaia di persone sotto sfratto e di famiglie che non riescono a pagare le rate del mutuo e dell’affitto».
Per Legambiente la strada da seguire è invece un’altra, ovvero quella di dare risposte all’emergenza abitativa e legarla a un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri, periferie.«Bisogna affrontare con urgenza e competenza l’emergenza abitativa legandola ad un vasto programma di riqualificazione energetica di case, quartieri e periferie – ha aggiunto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -.
Per questo bisogna investire in interventi che puntino a coniugare sicurezza statica e efficienza energetica, allargando questo obiettivo anche a tutti gli edifici non residenziali sfruttando l’opportunità di lavorare sul patrimonio esistente invece di occupare nuovi ettari di suoli agricoli. […] Gli interventi varati dalle regioni invece finiranno per premiare le seconde case e gli investimenti di privati e fondi speculativi nel mattone, con lo sviluppo di un mercato che ha reso le case inaccessibili proprio a chi ne avrebbe bisogno: nuove famiglie, immigrati, giovani.
venerdì 20 novembre 2009
Da Enziteto allo Zen, tutto il brutto delle periferie
foto Nunzio Loporcaro ©
Nel 1949, quando lo Stato lanciò il piano Ina-casa, l’obiettivo era nobile: Secondigliano, quartiere della periferia nord di Napoli, doveva essere la prima area di una grande città ad ospitare la costruzione di alloggi a carattere economico e popolare. Il progetto fu legittimato con la legge 167 del 1962 ed a Secondigliano (ma anche a Ponticelli, quartiere della periferia est della città) partì il piano di sviluppo urbano che avrebbe dovuto valorizzare le periferie degradate della città. Furono realizzate le sette Vele di Scampia, pensate dall’architetto Di Salvio e ultimate nel 1982. Nel 1987 sorse la Circoscrizione Scampia, con altre decine e decine di palazzi.
Oggi a Scampia vivono circa 50mila persone. Le Vele, urbanisticamente bocciate dai migliori esperti del settore, sono diventate dei ghetti, «feudo» di famiglie camorristiche che gestiscono il business delle sostanze stupefacenti. Oggi Scampia è Scampia anche a causa del degrado urbanistico in cui versa. Stesso discorso per altre zone popolari di Napoli, come Pazzigno e via Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio, il rione De Gasperi a Ponticelli ed il Parco Verde a Caivano. Scampia e gli altri rioni degradati di Napoli sono, mediaticamente, il simbolo del degrado urbanistico e sociale di un’Italia che si è fermata. Ma la legge 167 del 1962 ha concesso finanziamenti a tante città italiane. E numerosi sono stati i «mostri», tipo Scampia, spuntati come funghi.
Restando in Puglia, a Lecce - nei pressi di viale dello Stadio - sono state realizzate due Vele tipo Scampia anche se un po’ più piccole. Sono abitazioni all’estrema periferia della città, fuori dal contesto urbano cittadino. Case abitate soprattutto da gente onesta ma alle prese con disagi di carattere economico e sociale. E nelle due 167 che spesso polizia e carabinieri arrestano spacciatori e tossicodipendenti. Palazzi spesso nel degrado ed alle prese con evidenti carenze strutturali. Il Comune di Lecce, però, ha già annunciato un progetto che prevede la riqualificazione dell’area. Anche in altre città italiane palazzi esteticamente «brutti» sono diventati dal punto di vista sociale dei veri e propri «ghetti». Esempi? Il quartiere Zen di Palermo, Enziteto a Bari, tutti i quartieri che costeggiano la Tuscolana a Roma, come per esempio il Quadraro, Tor Pignattara e Tor Bella Monaca. Ma le città del nord non sono immuni dal binomio «brutto-degrado». Basta andare nelle periferie di Milano e Torino per rendersi conto che il fenomeno non è solo meridionale.
Oggi a Scampia vivono circa 50mila persone. Le Vele, urbanisticamente bocciate dai migliori esperti del settore, sono diventate dei ghetti, «feudo» di famiglie camorristiche che gestiscono il business delle sostanze stupefacenti. Oggi Scampia è Scampia anche a causa del degrado urbanistico in cui versa. Stesso discorso per altre zone popolari di Napoli, come Pazzigno e via Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio, il rione De Gasperi a Ponticelli ed il Parco Verde a Caivano. Scampia e gli altri rioni degradati di Napoli sono, mediaticamente, il simbolo del degrado urbanistico e sociale di un’Italia che si è fermata. Ma la legge 167 del 1962 ha concesso finanziamenti a tante città italiane. E numerosi sono stati i «mostri», tipo Scampia, spuntati come funghi.
Restando in Puglia, a Lecce - nei pressi di viale dello Stadio - sono state realizzate due Vele tipo Scampia anche se un po’ più piccole. Sono abitazioni all’estrema periferia della città, fuori dal contesto urbano cittadino. Case abitate soprattutto da gente onesta ma alle prese con disagi di carattere economico e sociale. E nelle due 167 che spesso polizia e carabinieri arrestano spacciatori e tossicodipendenti. Palazzi spesso nel degrado ed alle prese con evidenti carenze strutturali. Il Comune di Lecce, però, ha già annunciato un progetto che prevede la riqualificazione dell’area. Anche in altre città italiane palazzi esteticamente «brutti» sono diventati dal punto di vista sociale dei veri e propri «ghetti». Esempi? Il quartiere Zen di Palermo, Enziteto a Bari, tutti i quartieri che costeggiano la Tuscolana a Roma, come per esempio il Quadraro, Tor Pignattara e Tor Bella Monaca. Ma le città del nord non sono immuni dal binomio «brutto-degrado». Basta andare nelle periferie di Milano e Torino per rendersi conto che il fenomeno non è solo meridionale.
Salvatore Avitabile
Corriere del Mezzogiorno, 20 novembre 2009
giovedì 19 novembre 2009
Dall'Agenzia del Territorio: Pregeo 10 e Docfa 4
Con le circolari n. 3 del 16/10/2009 e n. 4 del 29/10/2009, l'Agenzia del Territorio fornisce dei chiarimenti e delle indicazioni applicative per le nuove procedure di aggiornamento dei dati catastali Pregeo 10 e Docfa 4.
Pregeo 10
La circolare n. 3/2009, informa che la nuova procedura per l'aggiornamento del catasto terreni Pregeo 10 diventa obbligatoria a partire dall'01/06/2010 (gli atti dovranno essere predisposti facendo uso dell'estratto di mappa rilasciato dall'Agenzia del Territorio). Si ricorda che fino al 31/05/2010 sarà possibile utilizzare la procedura Pregeo 9. In particolare si fa presente che l'estratto di mappa rilasciato dall'Agenzia è vincolante per l'approvazione automatica degli atti, e che proprio tale procedura automatica rende oggettive ed imparziali le operazioni di esame tecnico degli atti, assicurando l'omogeneità di trattamento sul territorio nazionale. Durante il periodo transitorio si potranno utilizzare estratti di mappa «autoallestiti» con Pregeo 10, ma gli atti non saranno trattati con la procedura di approvazione automatica.
Docfa 4
La circolare n. 4/2009, oltre ad illustrare le innovazioni apportate dalla nuova versione Docfa 4, illustra innovazioni sulla prassi operativa, suggeriti dall'esperienza d'uso delle precedenti versioni della procedura d'aggiornamento del catasto edilizio urbano.La nuova versione 4, che riproduce la nuova modulistica, dà concreta operatività al citato provvedimento 15/10/2009, emanato ai sensi dell'art. 5 del D.M. 19 aprile 1994, n. 701, con cui sono state approvate le nuove specifiche tecniche e la procedura informatica per le dichiarazioni delle unità immobiliari urbane di nuova costruzione e di variazione nello stato, consistenza e destinazione delle unità immobiliari censite. Si ricorda che la precedente versione Docfa 3.00.5 può essere utilizzata fino al 30/03/2010, mentre bisognerà utilizzare in via eslusiva la nuova versione 4 a partire dal 31/03/2010. Inoltre, visto l'utilizzo nella procedura di numerosi archivi frequentemente implementati, è opportuno che i tecnici, con frequenza almeno mensile, verifichino la presenza di aggiornamenti rispetto alla versione in uso.
martedì 17 novembre 2009
Convegno AUDIS "La rigenerazione delle aree dismesse. Riqualificazione ambientale e urbanistica: problemi e soluzioni", Milano 2 dicembre 2009
Il convegno intende illustrare le fasi fondamentali di un progetto di recupero, offrendo spunti e soluzioni rispetto alle possibili difficoltà dell'intervento.
Le aree dismesse costituiscono un'importante risorsa immobiliare e sociale perché situate in punti centrali e strategici delle nostre città.Il recupero di tali aree rappresenta, dunque, un intervento di interesse generale, volto a permettere una rigenerazione del tessuto urbano, attraverso il recupero dell'edificato e la salvaguardia di aree verdi. La riqualificazione di tali aree richiede un'attenta valutazione degli aspetti urbanistici, che non può prescindere da un esame delle esigenze di riqualificazione ambientale del sito.La coordinazione degli aspetti legati alle bonifiche con gli aspetti legati allo sviluppo urbanistico di tali aree è la chiave di successo di un intervento di riqualificazione urbana.Tale coordinamento può avvenire solo attraverso un costruttivo rapporto tra il pubblico e il privato da cui scaturiscano soluzioniinnovative idonee a permettere di superare le criticità e le difficoltà di un progetto di riqualificazione, quali l'incertezza sui costi e tempi della bonifica e la complessità delle procedure amministrative.Il convegno si prefigge lo scopo di illustrare le fasi fondamentali di un progetto di recupero, offrendo spunti e soluzioni rispetto alle possibili difficoltà che potrebbero caratterizzare tale intervento.L'iniziativa si pone nell'ambito dell'impegno AUDIS sul tema delle bonifiche.
domenica 15 novembre 2009
Detrazione 55% anche dopo il 2010
“Il 55% può essere portato avanti con interventi legislativi l’anno prossimo”. Lo ha affermato il Sottosegretario all’Economia e Finanze Luigi Casero lo scorso11 novembre in Aula al Senato illustrando il parere del governo sugli emendamenti all'articolo 2 della Finanziaria in discussione a Palazzo Madama.
Ai sensi della legislazione vigente, la detrazione fiscale del 55% sulle spese per la riqualificazione energetica degli edifici sarà valida fino al 31 dicembre 2010. Nei giorni scorsi la Commissione Ambiente e Territorio del Senato ha però respinto un emendamento all’art. 2 del disegno di legge della Finanziaria 2010 che prevedeva la proroga del bonus del 55% fino al 31 dicembre 2012. In Senato, il Sottosegretario Casero ha ribadito la volontà del Governo di confermare la detrazione del 55% per la riqualificazione energetica, affermando: “La possibilità di detrarre il 55% delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie ad alta valenza ambientale ha prodotto effetti sicuramente positivi sia in termini di trasparenza delle spese sostenute, sia per il conseguimento degli obiettivi di riduzione del consumo energetico; pertanto il Governo intende mantenere tale norma anche dopo la sua scadenza nel 2011.” La norma - ha ricordato Casero – non scade il prossimo anno, ma nel 2011; si sta quindi lavorando per trovarle una copertura finanziaria futura.
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giovedì 12 novembre 2009
Schema del Piano paesaggistico territoriale della Puglia
Pubblicato nel Bollettino ufficiale regionale n.174 del 4 novembre 2009 il provvedimento di adozione dello Schema del Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia - PPTR, in applicazione della Legge regionale n.20/2009.
I documenti dello Schema adottato sono consultabili e scaricabili all'indirizzo:
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mercoledì 11 novembre 2009
1° Convegno-Esposizione “Milano, la Metropoli, le Periferie”
Città di Milano - densità abitative
Sabato 28 novembre 2009 si svolgerà il 1° Convegno-Esposizione “Milano, la Metropoli, le Periferie”, promosso dalla Consulta Periferie Milano. Dopo le varie iniziative già attuate – Convenzioni delle Periferie, Convegni dell’Associazionismo culturale “periferico”, Rassegna Concerti in Periferia, Convegni sui Consigli di Zona, per citarne alcuni – la Consulta Periferie Milano lancia una proposta a suo modo innovativa: quella di far convergere le varie “ricchezze sociali” operanti nelle periferie milanesi per farle conoscere nella loro articolazione. Si tratta di una “prima” nel suo genere. Alla giornata di Convegno-Esposizione parteciperanno Assessori del Comune di Milano, Consiglieri di Zona, Associazioni culturali, del commercio, del volontariato sociale, di stranieri, Agricoltori, Comitati di quartiere, Giornali di Zona e giornalisti delle testate stampa, radio e tv. Saranno un centinaio le rappresentanze che parteciperanno ai lavori. Il Convegno, che si articolerà in Sessioni (Periferie & Informazione, Cultura in Periferia, Sistema Periferie, Proposte per le Periferie; programma e luogo in corso di definizione), avrà anche un’area espositiva, che favorirà l’incontro e la conoscenza dell’attività che associazioni, enti, istituzioni ed aziende svolgono nel territorio periferico della nostra città. Dettagli degli incontri sul sito http://www.periferiemilano.it/.
lunedì 9 novembre 2009
Riconvertire l'Ilva: questo è il futuro di Taranto
Novecentotrentunomila metri quadri. Potrebbe essere la superficie di un centro abitato, o di una grande area boschiva. Invece è la grandezza dell’area, di cui una parte in concessione demaniale, sequestrata dalla Guardia di Finanza di Taranto all’interno del porto mercantile della città pugliese, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il provvedimento reca la firma del procuratore della Repubblica, Franco Sebastio, e dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino. Il motivo? In quest’area così ampia erano stati stoccati rifiuti speciali sia solidi sia liquidi, senza le dovute autorizzazioni, soprattutto senza le dovute precauzioni per la salute. Tre persone sono state denunciate.
Il provvedimento è stato emesso al termine d’indagini che hanno accertato lo stoccaggio di rifiuti speciali, anche di natura tossica, il carico e lo scarico di materie prime e prodotti finiti dell’industria metallurgica in violazione delle norme poste a tutela dell’ecosistema marino e terrestre. Anche i rifiuti sono stati sequestrati dalle Fiamme Gialle, assieme ai sistemi di canalizzazione presenti nell’area del porto. Questo perché si sta procedendo alla necessaria verifica, condotta attraverso l’esecuzione di prelievi di campioni, in collaborazione con i tecnici dell’Arpa Puglia, dell’impatto ambientale sui fondali marini adiacenti. Inoltre, sono in corso anche accertamenti di carattere fiscale. I militari della Finanza stanno operando insieme a unità aeree e navali.
All’esame dei magistrati ci sono i pontili del porto di Taranto. Con il rischio che fin troppe quantità di sostanze nocive siano finite in mare, nel porto mercantile. Non si tratta di pontili qualunque. Sono il secondo, terzo, quarto e quinto sporgente del porto, il che fa diventare il sequestro un fatto assolutamente clamoroso: sono i pontili utilizzati dall’ILVA di Taranto per lo sbarco delle materie prime e l’imbarco dei prodotti finiti. Il provvedimento giudiziario, si legge in comunicato reso noto dalla direzione dell’ILVA, contesta “l’assenza di un sistema per la raccolta ed il trattamento delle acque meteoriche oltre alla gestione non autorizzata di materiali di risulta presenti sui pontili. In questa fase di esclusivo accertamento dei fatti ipotizzati l’ILVA sta fornendo ampia collaborazione al personale della Guardia di Finanza per l’espletamento delle indagini di rito e per l’esecuzione del mandato di sequestro probatorio”. Infine, “l’Ilva confida, al fine di accertare l’assenza di responsabilità, in una rapida conclusione delle indagini”.
All’arrivo dei militari, la mattina del 3 novembre scorso, l’area era piena di rifiuti speciali che, a causa delle precipitazioni autunnali di questi giorni, finivano nei sistemi di canalizzazione delle acque reflue, che vanno in mare. Nonostante questo, l’unica autorizzazione mostrata dall’ILVA è stata quella per lo “scarico di acque reflue domestiche”. Come dire: acque di scolo della pasta dalle pentole ed acqua con detersivo dopo aver lavato i piatti, due tipici esempi di acque reflue domestiche. Peccato che invece si tratti di un’acciaieria, i cui scarti polverosi sono costituiti da metalli pesanti, pericolosi per inalazione e per ingestione.
Sono contestati anche altri reati, come si legge nella disposizione di sequestro probatorio con facoltà d’uso: danneggiamento e realizzazione di opere abusive, oltre ad una lunghissima serie di violazioni in materia ambientale. Secondo le accuse, l’ILVA avrebbe agito nel porto senza le necessarie autorizzazioni. Le tre persone denunciate sono il direttore dello stabilimento siderurgico, Luigi Capogrosso, il responsabile area “sbarco merci”, Giuseppe Manzulli, ed il responsabile dell’area logistica “prodotti finiti”, Antonio Colucci. A dare il via alle indagini è stato il sequestro di alcune bricche, proprio nell’area portuale, a febbraio del 2009. Da quell’operazione si sarebbe poi risaliti alla mancanza delle autorizzazioni da parte dell’ILVA.
Tutto questo va a colpire una città già disastrata dal punto di vista ambientale, in buona parte già vittima proprio dell’ILVA. Lo stesso porto di Taranto non è nuovo ad illeciti ambientali: appena poche settimane fa, cinque container carichi di rifiuti speciali (complessivamente 124 tonnellate tra pneumatici fuori uso, scarti in gomma e pezzi di plastica) diretti in Vietnam, sono stati sequestrati nel corso di controlli doganali. Esaminando la documentazione di viaggio, si è scoperta una falsa indicazione del codice identificativo della tipologia dei rifiuti e del trattamento di recupero previsto dalla legge: il carico risultava diretto in Corea, mentre l’effettiva destinazione era il Vietnam, in violazione agli accordi tra l’Unione Europea ed il Paese Asiatico.
Il tutto in una città che non detiene solo il primato nazionale per la diossina, ma anche per il mercurio. Infatti, come si rileva dall’Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti, Taranto vede una dispersione in atmosfera per la grande industria italiana del 49% del mercurio emesso in tutta l’Italia, ma il dato più grave è l’aumento continuo di mercurio, soprattutto quello che finisce nelle acque antistanti la città. Infatti il mercurio in acqua è passato dai 118 chili del 2002 ai 665 chili stimati nel il 2005. Ed anche il mercurio proviene dal grande impianto siderurgico: l’ILVA, a livello nazionale, emette il 62,5% di tutto il mercurio stimato per la grande industria.
Il provvedimento è stato emesso al termine d’indagini che hanno accertato lo stoccaggio di rifiuti speciali, anche di natura tossica, il carico e lo scarico di materie prime e prodotti finiti dell’industria metallurgica in violazione delle norme poste a tutela dell’ecosistema marino e terrestre. Anche i rifiuti sono stati sequestrati dalle Fiamme Gialle, assieme ai sistemi di canalizzazione presenti nell’area del porto. Questo perché si sta procedendo alla necessaria verifica, condotta attraverso l’esecuzione di prelievi di campioni, in collaborazione con i tecnici dell’Arpa Puglia, dell’impatto ambientale sui fondali marini adiacenti. Inoltre, sono in corso anche accertamenti di carattere fiscale. I militari della Finanza stanno operando insieme a unità aeree e navali.
All’esame dei magistrati ci sono i pontili del porto di Taranto. Con il rischio che fin troppe quantità di sostanze nocive siano finite in mare, nel porto mercantile. Non si tratta di pontili qualunque. Sono il secondo, terzo, quarto e quinto sporgente del porto, il che fa diventare il sequestro un fatto assolutamente clamoroso: sono i pontili utilizzati dall’ILVA di Taranto per lo sbarco delle materie prime e l’imbarco dei prodotti finiti. Il provvedimento giudiziario, si legge in comunicato reso noto dalla direzione dell’ILVA, contesta “l’assenza di un sistema per la raccolta ed il trattamento delle acque meteoriche oltre alla gestione non autorizzata di materiali di risulta presenti sui pontili. In questa fase di esclusivo accertamento dei fatti ipotizzati l’ILVA sta fornendo ampia collaborazione al personale della Guardia di Finanza per l’espletamento delle indagini di rito e per l’esecuzione del mandato di sequestro probatorio”. Infine, “l’Ilva confida, al fine di accertare l’assenza di responsabilità, in una rapida conclusione delle indagini”.
All’arrivo dei militari, la mattina del 3 novembre scorso, l’area era piena di rifiuti speciali che, a causa delle precipitazioni autunnali di questi giorni, finivano nei sistemi di canalizzazione delle acque reflue, che vanno in mare. Nonostante questo, l’unica autorizzazione mostrata dall’ILVA è stata quella per lo “scarico di acque reflue domestiche”. Come dire: acque di scolo della pasta dalle pentole ed acqua con detersivo dopo aver lavato i piatti, due tipici esempi di acque reflue domestiche. Peccato che invece si tratti di un’acciaieria, i cui scarti polverosi sono costituiti da metalli pesanti, pericolosi per inalazione e per ingestione.
Sono contestati anche altri reati, come si legge nella disposizione di sequestro probatorio con facoltà d’uso: danneggiamento e realizzazione di opere abusive, oltre ad una lunghissima serie di violazioni in materia ambientale. Secondo le accuse, l’ILVA avrebbe agito nel porto senza le necessarie autorizzazioni. Le tre persone denunciate sono il direttore dello stabilimento siderurgico, Luigi Capogrosso, il responsabile area “sbarco merci”, Giuseppe Manzulli, ed il responsabile dell’area logistica “prodotti finiti”, Antonio Colucci. A dare il via alle indagini è stato il sequestro di alcune bricche, proprio nell’area portuale, a febbraio del 2009. Da quell’operazione si sarebbe poi risaliti alla mancanza delle autorizzazioni da parte dell’ILVA.
Tutto questo va a colpire una città già disastrata dal punto di vista ambientale, in buona parte già vittima proprio dell’ILVA. Lo stesso porto di Taranto non è nuovo ad illeciti ambientali: appena poche settimane fa, cinque container carichi di rifiuti speciali (complessivamente 124 tonnellate tra pneumatici fuori uso, scarti in gomma e pezzi di plastica) diretti in Vietnam, sono stati sequestrati nel corso di controlli doganali. Esaminando la documentazione di viaggio, si è scoperta una falsa indicazione del codice identificativo della tipologia dei rifiuti e del trattamento di recupero previsto dalla legge: il carico risultava diretto in Corea, mentre l’effettiva destinazione era il Vietnam, in violazione agli accordi tra l’Unione Europea ed il Paese Asiatico.
Il tutto in una città che non detiene solo il primato nazionale per la diossina, ma anche per il mercurio. Infatti, come si rileva dall’Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti, Taranto vede una dispersione in atmosfera per la grande industria italiana del 49% del mercurio emesso in tutta l’Italia, ma il dato più grave è l’aumento continuo di mercurio, soprattutto quello che finisce nelle acque antistanti la città. Infatti il mercurio in acqua è passato dai 118 chili del 2002 ai 665 chili stimati nel il 2005. Ed anche il mercurio proviene dal grande impianto siderurgico: l’ILVA, a livello nazionale, emette il 62,5% di tutto il mercurio stimato per la grande industria.
di Alessandro Iacuelli
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sabato 7 novembre 2009
Marcatura CE dei prodotti da costruzione (Direttiva CE 89/106)
La Direttiva Europea 89/106/CEE recepita in Italia con il Dpr 246/93 ha l'obiettivo di assicurare la libera circolazione dei prodotti da costruzione per il superamento di qualsiasi barriera protezionistica nazionale nei paesi della Comunità Europea.
Secondo tale direttiva, pubblicata con la GUUE n. C 304 del 13/12/2006, alcuni prodotti da costruzione devono riportare OBBLIGATORIAMENTE la MARCATURA CE ed essere accompagnati da DICHIARAZIONE DI CONFORMITA' DEL PRODUTTORE. Difatti, il prodotto che riporta il simbolo CE conforme ai requisiti essenziali in materia di sicurezza, sanità pubblica, tutela del consumatore, ecc.
In particolare evidenziamo, qui di seguito, per alcune categorie di prodotti, l'inizio della marcatura volontaria e da quando la stessa è divenuta obbligatoria:
- porte e cancelli industriali, commerciali e da garage:
inizio marcatura CE volontaria 01/05/2004
inizio marcatura CE obbligatoria 01/05/2005
- chiusure oscuranti:
inizio marcatura CE volontaria 01/04/2005
inizio marcatura CE obbligatoria 01/04/2006
- finestre e porte:
inizio marcatura CE volontaria 01/02/2007
inizio marcatura CE obbligatoria 01/02/2009
E' necessario, quindi, che ogni costruttore si adegui alla normativa di stampo europeo, poichè la sanzione per mancata marcatura CE a carico dei produttori, importatori e/o commercianti ed installatori potrà essere il ritiro dal commercio e il divieto di utilizzazione.
Per gli installatori questa sanzione sarà particolarmente grave perchè obbligherà l'autorità giudiziaria a far rimuovere, a carico del committente dei lavori, il prodotto non a norma, dando origine ad una serie di rivalse e contenziosi a catena: il committente verso l'installatore, l'installatore verso il proprio fornitore che potrebbe rivalersi sul produttore o sull'importatore.
Inoltre, se i prodotti risultassero abusivamente marcati CE, cioè se sul prodotto viene utilizzata la marcatura CE senza avere effettivamente adempiuto alle direttive della norma di riferimento, si profila il reato di truffa, oltre a quanto sopra enunciato.
giovedì 5 novembre 2009
DOCET: disponibile la versione aggiornata del software per la certificazione energetica dell'ENEA e del CNR
Dal 02/11/2009 è disponibile per il download la nuova versione di DOCET, software di diagnosi e certificazione energetica degli edifici residenziali esistenti sviluppato da CNR ed ENEA. Il programma, scaricabile gratuitamente sul sito dedicato, è dunque ora aggiornato secondo quanto prescritto dalle Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici di cui al D.M. 26/06/2009, e pienamente compatibile con le stesse. Sul sito viene altresì data comunicazione che entro pochi giorni sarà resa disponibile la manualistica a supporto dello strumento e la versione per Windows Vista.
Cosa è DOCETDOCET
E' uno strumento di simulazione a bilanci mensili per la certificazione energetica degli edifici residenziali esistenti. Il software è aggiornato secondo la metodologia di calcolo semplificata, riportata all'interno delle norme tecniche UNI TS 11300. Si ricorda che le nuove norme per la certificazione energetica impongono il ricorso alle norme UNI TS 11300 secondo quanto stabilito dall'Allegato III del D.Lgs.vo 115/2008.
Quando può essere utilizzato
Le Linee guida nazionali per la certificazione energetica, adottate con il recente D.M. 26/06/2009, al paragrafo 5.2 dell'allegato A, ammettono esplicitamente l'utilizzo di DOCET per il calcolo degli indici di prestazione energetica delle unità immobiliari residenziali esistenti con superficie utile inferiore o uguale a 3.000 mq, sulla base delle norme tecniche UNI TS 11300 e secondo il metodo di calcolo da rilievo sull'edificio. In particolare DOCET può essere utilizzato nell'ambito della metodologia di cui al punto 2ii del paragrafo 4 dell'Allegato A al citato D.M. 26/06/2009 con l'approccio «per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali». Poiché DOCET è riconosciuto dal citato D.M. 26/06/2009 come metodo di riferimento nazionale per la certificazione energetica secondo metodo semplificato, CNR ed ENEA non sono tenuti ad emettere alcuna dichiarazione di conformità per la certificazione del software, come invece deve avvenire per gli altri software commerciali applicativi.
martedì 3 novembre 2009
Il Nuovo Pano Sociale di Zona Gioia del Colle-Sammichele di Bari-Casamassima-Turi
Sala "De Deo" - Gioia del Colle
Primo incontro delle organizzazioni sociali e del III° Settore operanti sul territorio dell'ambito dedicato a:
"LA CONCERTAZIONE PARTECIPATA PER IL NUOVO PIANO SOCIALE DI ZONA 2009/2011"
Introducono i lavori i rappresentanti delle Organizzazioni promotrici.
"LA CONCERTAZIONE PARTECIPATA PER IL NUOVO PIANO SOCIALE DI ZONA 2009/2011"
Introducono i lavori i rappresentanti delle Organizzazioni promotrici.
Sono invitate:
- le organizzazioni sociali (Associazioni, Cooperative Sociali, Gruppi di Volontariato, Fondazioni)
- i rappresentanti dei Comuni
- le Organizzazioni Sindacali
- la cittadinanza
I promotori:
- Centro Studi Erasmo Onlus
- Oratorio ANSPI Gioia del Colle c/o Parrocchia di S. Vito
- Consorzio Meridia
- Coop. Sociale "Il sogno di Don Bosco"
- Coop. Sociale Itaca
- Coop. Sociale "Occupazione e Solidarietà"
lunedì 2 novembre 2009
Periferie di Roma 1960-2006
Dal 23 al 30 novembre 2009, presso gli spazi espositivi della Casa della gioventù (ex Gil) di Largo Ascianghi, 5 a Roma, Franco Ferrarotti e Franz Gustincich racconteranno con le loro immagini le periferie della città di Roma.
L’inaugurazione della mostra Periferie. Anni 1960-2006, prevista per il giorno 23 novembre alle ore 18.00, vedrà la presenza degli stessi autori che presenteranno ai visitatori quasi mezzo secolo della Roma che non smettono di studiare ed amare.La mostra è parte integrante di Interculturali. Dentro/fuori: centri e periferie a Roma, evento organizzato dall’Ateneo Federato delle Scienze Umane, delle Arti e dell’Ambiente con il patrocinio della Regione Lazio.
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