Una legge sullo sviluppo urbano è stata chiesta dai presidenti degli ordini provinciali degli architetti per rilanciare il governo del territorio puntando alla realizzazione di un piano di rigenerazione delle periferie, tramite la perequazione e la fiscalità. Le richieste del mondo degli architetti italiani sono emerse dalla Conferenza dei presidenti degli ordini degli architetti tenutasi a Milano il 23 e 24 Aprile che ha visto la partecipazione di più di duecento delegati provenienti da tutt'Italia.
Particolarmente soddisfatta degli esiti dell'incontro la presidente dell'ordine della provincia di Milano, Daniela Il presidente del Consiglio Nazionale degli architetti, Massimo Gallione, che ha partecipato all'incontro milanese, ha chiarito i punti essenziali delle iniziative chieste al governo. “Fino ad oggi”, ha detto, “il piano casa è stato poco incisivo; i dati che abbiamo sono deludenti perché ha creato poco lavoro e ha riguardato soltanto qualche piccolo ampliamento senza incidere più di tanto. La nostra idea è che si debba invece intervenire in maniera più organica anche se per comparti, attraverso piani di sostituzione edilizia che affrontino i problemi generali del rinnovo urbano, della qualità dello sviluppo economico e della sicurezza dell'abitare”. In sostanza, ha detto Gallione, non si tratta di un vero e proprio disegno di legge di riforma urbanistica: “noi preferiamo parlare di un piano di rigenerazione delle periferie urbane, sostitutivo, come detto, del piano casa e basato sui principi della perequazione, della fiscalità e degli incentivi”. Con questo piano, ha affermato il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, “vogliamo incidere molto di più di quanto non avvenga oggi, sull'edilizia privata residenziale, mobilitando in maniera significativa i fondi privati, anche perché siamo consapevoli che l'edilizia residenziale pubblica può essere soltanto un volano e un incentivo”. All'interno di questi piani, che hanno anche lo scopo di fermare il consumo di nuovo territorio, prevedendo una maggiore densità di alcune zone solo a fronte della liberalizzazione di altre aree urbanizzate da convertire in servizi e luoghi di aggregazione, potranno quindi essere attivati interventi coordinati di conservazione, ristrutturazione, demolizione e ricostruzione di intere parti di insediamenti periferici degradati o dismessi che dovranno essere riconosciuti di interesse pubblico alla luce dello specifico valore strategico, politico, economico e sociale che tali interventi assumono nei contesti urbani. Gli incentivi dovranno invece essere destinati, in maniera mirata, agli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica e della compatibilità ambientale.
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