Mai come adesso la questione dell’impatto ambientale deve indurci a una riflessione sull’occupazione del territorio. Per esempio, in Italia, gli spazi urbanizzati crescono di giorno in giorno, talvolta non tenendo conto o addirittura ignorando le condizioni idrogeologiche del territorio. Questo atteggiamento può, in certi casi, avere delle conseguenze gravissime, basti guardare gli smottamenti e le frane che stanno sconvolgendo la Calabria. La vera controtendenza sarebbe prendersi cura del territorio in cui viviamo e costruire nel rispetto dell’ambiente e delle persone.
Credo che, oggi più che mai, sia importante ripensare la città in termini eco-sostenibili, puntando sullo spazio pubblico anche in modo da dare qualità a quel tessuto urbano che, negli ultimi quarant’anni, è stato oggetto di un’edilizia spesso selvaggia. A fronte di un continuo sfregio del territorio, l’unica alternativa possibile rimane la demolizione. Molti edifici, infatti, sono stati costruiti abusivamente, non soltanto dal punto di vista legale e giuridico, ma anche ambientale.
E’ evidente che la città del futuro non sarà così come la vediamo rappresentata nei film, ossia con le auto che volano e simili fantasticherie. Bisognerà, invece, fare i conti con una città ancora più congestionata, al limite delle proprie capacità. Per questo sarà necessario intraprendere iniziative che potrebbero anche non riscuotere consensi nell’opinione pubblica. Alcune iniziative potrebbero essere: ridurre drasticamente l’utilizzo delle auto, fare una politica dei trasporti più seria e incisiva, pedonalizzare gran parte del centro, e così via.
Sono convinto che chi conosce queste problematiche abbia il dovere di intervenire dando un segnale forte. Prendiamoci cura delle nostre città che talvolta, anziché essere luogo di socializzazione, creano segregazione. Mi riferisco alle periferie, abitate da migliaia di persone ma troppo spesso coinvolte in scontri e tensioni. A mio avviso, la vera sfida sarebbe quella di trasformare gli spazi senza qualità introducendo nuovi parchi urbani e luoghi dedicati alla condivisione e alla socialità.
L’anno scorso ho voluto presentare una mia idea ai cittadini di Bologna, città in cui ho aperto il mio studio. Insieme a Patrizio Roversi ho organizzato una “conferenza scenica”, una sorta di spettacolo, dal titolo Vene Creative. Su un pavimento di 400 metri quadrati sono state proiettate le immagini di come è la città oggi e di come potrebbe essere domani. L’idea è quella di trasformare le antiche porte della città, che oggi sono le porte per “entrare” nel centro storico, in porte da cui “uscire” per accedere alla città esterna al perimetro delle antiche mura. Nella mia visione il collegamento tra centro storico e città esterna avviene attraverso la creazione di rami verdi che collegano alcune delle 12 antiche porte cittadine con la città nuova fuori dalle mura. Una città senza confini che si sviluppa seguendo le direttrici naturali della città. I rami verdi collegano, attraverso piste ciclabili ben fatte, la città storica con 10 parchi, ognuno con un tema specifico: tecnologia, creatività, musica, arte, sport e natura. Il progetto è stato concepito per attrarre i cittadini anche fuori dal centro storico dando così maggiore qualità alla periferia urbana. Tutti i rami verdi si collocano a una distanza massima di 5 km al massimo dal centro in modo da incoraggiare l’uso delle piste ciclabili. In questo modo si avrà un effetto decongestionante sul traffico cittadino con il conseguente abbattimento delle emissioni di CO2. Un contributo per fare di Bologna una città più sostenibile. I rami verdi sono concepiti anche per dare impulso allo sviluppo di nuovi eco-quartieri residenziali, fatti di condomini di piccola scala inseriti nel verde, per offrire un prodotto altamente competitivo nel mercato edilizio evitando i grandi e pericolosi interventi urbanistici dei decenni passati.
Mario Cucinella
fonte: LaStampa.it
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