venerdì 19 novembre 2010

Taranto citta' meno verde d'Italia, per i bambini 0.2 mq pro capite, equivalente a una foglia insalata


Le province “forzieri” d'Italia sono Roma (con 697. 387 minori), Napoli (quasi 671.000), Milano (636.610), Torino (351.566): contengono una parte consistente del “tesoro” rappresentato dai oltre 10 milioni di under 18 che vivono nel nostro paese.

Le province “più giovani” - quelle cioè con le percentuali più elevate di minori - sono prevalentemente al Sud: Napoli è in pole position (con quasi il 22% di minori sul totale della sua popolazione) seguita da Caserta (21,3%), Caltanissetta, Crotone e Catania (tutte oltre il 20%).

Unica eccezione fra le province del Nord è Bolzano con il 20% di under 18 sul totale dei suoi abitanti (2).

Invece è al Nord il primato in negativo con Ferrara, che ha la quota percentuale più bassa di bambini (12,6%).

A fornire queste informazioni è la prima delle mappe de “L’isola dei tesori. Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia” di Save the Children, presentato insieme al nuovo sito interattivo http://www.atlanteminori.it/ presso la Banca d’Italia.

“Il lancio dell’Atlante a pochi giorni dalla Giornata dell’Infanzia e presso un’istituzione così importante come la Banca d’Italia, non è casuale. La Banca d’Italia per statuto e missione protegge e governa il “tesoro” economico-finanziario italiano: dunque c’è sembrato di grande forza simbolica l’idea di presentare presso questa sede istituzionale il nostro Atlante del tesoro umano e futuro d’Italia” sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia. “Gli oltre 10 milioni di bambini che vivono sul suolo italiano, sono la riserva aurea nazionale che l’Atlante di Save the Children riporta allo scoperto, come in una virtuale caccia al tesoro, mostrandone, attraverso più di 70 mappe, la dislocazione geografica e dove sia più o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita”.

“Save the Children, che già nel ’44 era intervenuta in Italia portando aiuti ai bambini appena usciti dalla guerra, ha deciso di impegnarsi con sempre maggiore determinazione in favore dell’infanzia nel nostro paese, rafforzando ulteriormente nei prossimi 5 anni le sue attività, soprattutto in favore dei minori più vulnerabili”, prosegue il Direttore Generale dell’Organizzazione.

L’anagrafe del “tesoro”. Ma cominciamo con il dare un nome ai milioni di “tesori” d’Italia. Dalla mappa con l’“anagrafe del tesoro”, si scopre che i 5 nomi di bambini più diffusi e amati dai genitori italiani sono: Francesco, Alessandro, Matteo, Antonio e Giuseppe, per i maschi; Giulia e Sofia, per le femmine. In particolare Francesco è il nome scelto in prevalenza dai genitori di alcune regioni del Centro Sud (Lazio, Sardegna, Puglia e Molise, Calabria, Basilicata), Alessandro il preferito in alcune regioni del Centro Nord (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria), Matteo soprattutto in Valle D’Aosta e Friuli Venezia Giulia, Antonio e Giuseppe in Campania e Sicilia. Tra le bambine il nome di maggior successo è Giulia in 9 regioni (Liguria, Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Sardegna) seguito da Sofia (più comune in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Sicilia e in provincia di Trento). Per quanto riguarda i nomi di bambini nati da genitori stranieri, si registra - a conferma dell’integrazione in atto - il successo di nomi italianissimi come Alessia, Giulia e Sofia per le bambine e Matteo e Alessandro per i bambini. Tra i nomi stranieri invece quelli più in voga sono Sara, l’asiatico Aya, gli arabi Malak (angelo) e Hiba (regalo) per le femmine. Per i maschi Adam precede Mohammed, seguito da Rayan, Omar, Matteo, Alessandro, Cristian, Kevin e Youssef (3) .

Nomi che identificano il “tesoro degli immigrati”: sono 932.000 i minori stranieri residenti in Italia (4) . Di essi 6 su 10 sono di seconda generazione (cosiddetti G2), cioè nati in Italia: Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel Sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%), sono i capoluoghi di provincia con la più alta percentuale di G2.

Ma ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza volto, pressoché invisibili perché le loro vite sono in parte o completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo più stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle comunità per poi scapparne, o che finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza. Nel 2010 risultano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia (5) . Un dato sicuramente per difetto, che non include, per esempio, i minori neocomunitari. E stranieri sono alcune migliaia di minori lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000 (6). Sono soprattutto cinesi, a Roma, Milano e Firenze, Prato; romeni e albanesi, a Roma e a Bari, giovani nord-africani in Sicilia e Calabria.

E 1 milione 756 mila sono i minori che vivono in povertà relativa cioè in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media (7): circa il 65% di questi minori - salta all’occhio dalla “mappa dei tesori a rischio” - si concentra nel Sud Italia. Insieme ad essi bisogna considerare altri 649 mila “tesori”, circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vive in povertà assoluta (8).

Poi ci sono i bambini e gli adolescenti “poveri” di aria pulita e di verde: il Nord Italia spicca per gli elevati tassi di inquinamento dell'aria, anche in rapporto al resto d'Europa: Torino, Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (PM10), polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. E in molte di queste città risultano oltre i livelli di guardia anche le concentrazioni di biossido di azoto.

Napoli detiene in aggiunta il triste primato di città più costruita d'Italia con oltre il 65% della superficie impermeabilizzata ed è tra le ultime per verde attrezzato.

E poveri di verde sono anche i bambini che vivono ad Imperia, Savona, Lecco, Ascoli Piceno, Chieti, Crotone e Olbia che non possono contare su più di 5 mq di verde ciascuno, per non parlare di Taranto dove gli abitanti si devono accontentare di una foglia di insalata (0,2 mq) ognuno.

Il primato in positivo, cioè di capoluogo di provincia ben aldisopra della media nazionale per verde pro-capite (che è di 106 metri quadri per abitante), spetta invece all’Aquila (con 2.787 metri quadri), i cui giovani abitanti tuttavia debbono fare i conti con le ferite aperte e lasciate dal terremoto (per esempio la mancanza di una casa e di luoghi aggregativi); per disponibilità di verde si segnalano a seguire Pisa (1.521), Ferrara (1.259) e Matera (1.140).

Un'opportunità, questa di un po’ di verde, a cui fa da contraltare una diffusa inadeguatezza di servizi all’infanzia fondamentali come i nidi per i più piccoli (0-2 anni): in fondo alla lista ci sono Calabria e Campania con solo 2 bambini su 100 fra 0 e 2 anni presi in carico dai nidi pubblici; seguono Puglia (3,9) e Molise (4,3). Più virtuose Valle D'Aosta ed Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 20% dei piccoli fra 0 e 2 anni, seguite da Umbria (18%), Toscana (16,9%) e Trentino (15,3%).

Un percorso educativo che può iniziare con difficoltà per poi a volte interrompersi prematuramente: nel Sud Italia - in particolare in Sardegna e in Sicilia - la percentuale di interruzioni formalizzate e abbandoni scolastici è, rispettivamente dell’8,3% (su 100 iscritti per i 5 anni di scuola di II grado, nell’anno 2008-2009) e del 6,6%. Al Nord si segnala la Liguria con il 5,4% di interruzioni ed abbandoni.

“L’Atlante dell'Infanzia di Save the Children con le sue numerose mappe conferma come nascere e vivere in una parte del nostro paese piuttosto che in un'altra equivalga a maggiori o minori opportunità per un bambino. Come se non ci fosse una Italia dell’infanzia ma decine d’Italie diverse”, prosegue Valerio Neri. “Un esempio lampante sono le differenze anche abissali nella spesa sociale provinciale procapite per asili nido e altri servizi per l’infanzia. Si va da Trieste, in testa alla classifica con 108 euro pro-capite, a province meno virtuose del Nord come Piacenza (10 euro e 50), a quelle in fondo alla classifica come Benevento, Crotone, Avellino e Catanzaro dove i comuni spendono meno di 2 euro per cittadino. E la stessa figura del Garante dell’Infanzia è presente a macchia di leopardo, con 3 regioni, Valle D’Aosta, Sardegna e Sicilia, che non lo hanno neanche previsto per legge”.

“L'impressione è che questo 'tesoro' di bambini sia sempre più spesso - e in città e territori sparsi lungo tutto lo stivale - seriamente minacciato”, conclude il Direttore Generale Save the Children Italia. “Per questo ci sembra non più procrastinabile la nomina del Garante Nazionale dell’Infanzia e il varo di un Piano Nazionale Infanzia mancante dal 2004. Un Piano che stabilisca un coordinamento efficace tra il livello centrale e regionale, che preveda la chiara definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali per l’infanzia e l’adolescenza - per ridurre le drammatiche diseguaglianze che oggi colpiscono l’infanzia nel nostro Paese - e che sia dotato di risorse adeguate e di rigorosi strumenti di monitoraggio e di valutazione. Inoltre è importante procedere alla nomina e riconvocazione dell’Osservatorio Nazionale Infanzia, di cui è scaduto il mandato ad agosto 2010”.

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