giovedì 11 novembre 2010

Un libro e un reportage raccontano la realtà della ‘Downtown’ milanese, tra fallimenti e possibilità di riscatto


Succede a Milano: ”E’ un quartiere di case. Un quartiere dormitorio. Qui o porti giù il cane o i bambini e incontri gente che fa comunella, altrimenti è la morte civile”. Così un abitante di Pompeo Leoni descrive la difficile realtà del suo quartiere: una distesa di palazzoni e spiazzi deserti situata a poca distanza dal centro della città meneghina. Nato su un’area industriale dimessa, il caso di Pompeo Leoni avrebbe dovuto rappresentare un nuovo modo di abitare la città. Invece è stato un fallimento, sia a livello architettonico che a livello sociale. E non è l’unico esempio.

E’ il 2007 e due ricercatori del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, Massimo Bricocoli e Paola Savoldi, vincono un bando di ricerca sullo sviluppo urbanistico delle città commissionato dal Puca (Plan Urbanisme Construction Architecture) del Ministero Francese. Dopo tre anni di indagine, dalle fondamenta dei palazzi alla testimonianza diretta delle persone che ci vivono, è nato un libro che racconta il nuovo centro allargato della città o - per dirla all’americana - la Downtown milanese.

Affiancato dalla narrazione per immagini del reportage fotografico di Giovanni Hänninen (di cui potete vedere una foto in questo post), il libro 'Milano Downtown. Azione pubblica e luoghi dell'abitare', in uscita per et.al è un percorso scientifico ma anche una storia corale che racconta cinque realtà abitative diverse accomunate dal disagio. Dal coprifuoco di via Padova, alle contraddizioni della zona Canonica Sarpi dove si passa dal degrado all'espressione della 'gentrification' semplicemente spostandosi da un civico all'altro. Dal quartiere di Santa Giulia, in cui i livelli di contaminazione del sottosuolo sono tali da impedire la costruzione del nuovo asilo nido, alle torri di Gratosoglio da cui si può controllare che i malati di Alzheimer dell’ospedale vicino non scavalchino i doppi muri di cinta.

Poco lontano dall'ultimo avamposto del bike-sharing, tanto voluto dalla giunta comunale, Milano appare come un esperimento mal riuscito con possibilità di riscatto. "Per le realtà confinate nel tessuto urbano consolidato della città, come via Padova e Canonica/Sarpi, è difficile immaginare grandi stravolgimenti architettonici – spiega Paola Savoldi - si spera nelle migliorie da parte dei privati, in una politica di incentivi per la ristrutturazione e non certo misure come l'inutile innalzamento del coprifuoco. In generale però, con una certa dose di pragmatismo, le soluzioni possibili ci sarebbero e questo libro intende suggerirle".

Ma l’attenzione sul caso della Downtown milanese continua anche nella mostra collegata al libro che sarà visibile dal 10 novembre al 3 dicembre presso lo spazio Assab One. Oltre a raccogliere le immagini del reportage di Giovanni Hänninen, la mostra focalizza l’attenzione sul contesto privato delle persone che abitano questi luoghi, le cui storie, spesso drammatiche, saranno recitate dal vivo. "Così come il libro è nato con l'obiettivo di divulgare l'osservazione scientifica e non una posizione politica” - spiega Giovanni Hänninen - “anche il mio sguardo si è limitato a catturare le immagini con l'occhio di un esploratore. Tuttavia mi piacerebbe un giorno entrare all'interno dell'alveare e intraprendere un percorso più intimo documentando la vita, spesso drammatica, dei suoi abitanti: le storie delle persone continuano sicuramente oltre quel muro."

Laura Ghisellini (foto di Giovanni Hänninen)

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