mercoledì 16 febbraio 2011

Nasce il Comitato ‘VOTA SI per fermare il nucleare’


A poche settimane dal via libera della Corte Costituzionale al referendum per l’abrogazione delle norme sul ritorno al nucleare, è già partita la costituzione del Comitato referendario contro l’atomo, aperto alle associazioni della società civile e ai cittadini.

Spetta ai cittadini respingere il tentativo di cancellare la storia opponendosi per la seconda volta all’atomo dopo il referendum abrogativo dell'8-9 novembre 1987 che lo bandì dal nostro paese. Per questo è già partita la costituzione del Comitato contro l’atomo, aperto alle associazioni della società civile e ai cittadini.


Tra i firmatari, che ieri hanno partecipato al primo incontro per costituire un fronte referendario, guidato dal mondo dell'associazionismo ci sono ACLI - dipartimento Pace e Stili di vita, AIAB, Alternativa, Amici della Terra, ARCI, Arci Servizio Civile, A Sud, AUSER, Comitato Si alle rinnovabili no al Nucleare, Costituente Ecologista, Ecologisti democratici, Eurosolar Italia, Fare Verde, Focsiv, Forum Ambientalista, FIOM, Greenpeace, L'altro Quotidiano, Legambiente, Movimento Difesa del Cittadino, Pro Natura, Rete della Conoscenza (Uds-Link), Rigas, Rivista Confronti, Slow Food, Terra! Onlus, VAS, Wwf.

Nasce così il Comitato "Vota sì per fermare il nucleare" che opererà non solo per sbarrare la strada al ritorno dell'atomo in Italia ma anche per promuovere capillarmente sul territorio il diritto di partecipazione democratica a questa scelta del paese. “Inutile, rischioso e costoso”: queste le ragioni alla base del nuovo Comitato.

Il nucleare non serve all'Italia. Il Paese – evidenziano i promotori del comitato - ha una potenza elettrica installata di più di 100.000 MW, mentre il picco di consumi oggi non supera i 57.000 MW. Il nucleare non ridurrebbe neanche la dipendenza energetica dall'estero, perché l'Italia sarebbe costretta ad importare l'uranio, oltre alla tecnologia e ai brevetti.

La scelta dell'atomo continua, poi, ad essere rischiosa. Anche per i reattori di terza generazione EPR in costruzione sono emersi, infatti, gravi problemi di sicurezza, come hanno denunciato, a novembre 2009, le Agenzie di Sicurezza di Francia, Regno Unito e Finlandia. Senza considerare che ancora non è stato risolto il problema di dove depositare in modo sicuro e definitivo le scorie.

L'energia nucleare è infine costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l'economia del Paese. Per tornare all'atomo, infatti, bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti, sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l'innovazione tecnologica, alla diffusione dell'efficienza energetica e le energie rinnovabili, quindi ad investimenti più moderni e incisivi da un punto di vista ambientale e occupazionale.

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