In una casa di 'cartone', nel quartiere Paolo VI di una Taranto violentata dall'inquinamento, dalla povertà, dalla criminalità, vive Tiziano, un ragazzo brillante che cerca di sopperire, con qualche furto e altri espedienti, alla debolezza del padre, assuefatto dal videopoker, nel prendersi cura della sua famiglia. Il sedicenne, dopo una bravata di troppo contro il boss locale, finisce in rimorfatorio per uscirne poi, sei mesi dopo, con una prospettiva di vita diversa.
Una storia semplice, piccola, come il titolo del film di Alessandro di Robilant presentato nella sezione 'Alice' del Festival del Film di Roma: "Marpiccolo". Manca l'aria, nella Taranto serva dell'Ilva, 'l'industria dei tumori', e anche il mare è una piccola vittima del veleno che viene somministrato lentamente ad una città che sembra accettare tutto, rassegnata al suo destino.
E' con questo inizio e su questo sfondo che di Robilant presenta allo spettatore Tiziano, un ragazzo forte, deluso da una realtà opprimente, che cerca nelle pagine di 'Cuore di tenebra' la luce, la via di fuga. Tiziano paga il suo debito con la città che ama e odia e riscatta il suo desiderio di libertà da una grigia oppressione.
Interpretato da un emergente e bravissimo Giulio Beranek, Tiziano rappresenta la speranza per un Sud ancora una volta protagonista di una pellicola che ha ricevuto il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come Film di Interesse Culturale Nazionale. La fotografia è asciutta, essenziale, l'obiettivo penetra nella realtà senza enfatizzare, senza dare giudizi, solo osservando, rapido e forte, proprio come il protagonista.
MARPICCOLO, al cinema dal 13 novembre
Nessun commento:
Posta un commento