lunedì 22 dicembre 2008

Finanziaria 2009: ok alle detrazioni per le ristrutturazioni.


Prorogati al 2011 il bonus fiscale del 36% per le ristrutturazioni e l’Iva agevolata al 10% sui materiali


Con 273 voti favorevoli, 174 contrari e due astensioni, la Camera dei deputati ha approvato la Legge Finanziaria 2009.

Tra le misure di interesse per il nostro settore, si segnala la proroga fino al 2011 della detrazione Irpef del 36%, prevista dall’articolo 17 della Finanziaria 2008, per le spese di ristrutturazione, fino a un massimo di 48 mila euro per unità immobiliare.

Sarà possibile dunque usufruire della detrazione Irpef del 36% delle spese sostenute per:
a) gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (spese sostenute dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2011);
b) l’acquisto di immobili facenti parte di fabbricati interamente ristrutturati da imprese di costruzione e da cooperative edilizie. Condizione per usufruire dello sgravio è che i lavori di recupero del patrimonio edilizio siano effettuati entro il 31 dicembre 2011 e che l’alienazione o l’assegnazione avvengano entro il 30 giugno 2012.

Sono prorogate fino al 2011 anche le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio, per quanto riguarda l’Imposta sul Valore Aggiunto, cioè l'Iva ridotta al 10% per interventi di recupero del patrimonio edilizio realizzati su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata.

Detrazione 55%, l'esame prosegue. La Commissione Ambiente chiede di eliminare la retroattività, i tetti di spesa e il silenzio-rifiuto.


Continua il clima di incertezza intorno al Decreto Legge anticrisi 185/2008. Sono ancora molte le polemiche sull’articolo 29 del decreto, che prospetta la riduzione dei bonus del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica messi in atto sugli edifici.

Mercoledì 17 dicembre si sono riunite le Commissioni Bilancio e Finanze della Camera per l’analisi degli emendamenti presentati dagli esponenti politici al disegno di legge di conversione del decreto anticrisi.

Nell’ambito dei meccanismi di controllo per assicurare la trasparenza e l’effettiva copertura delle agevolazioni fiscali le proposte di emendamento concordano sulla tutela delle detrazioni per gli interventi di riqualificazione energetica.

Si passa dalle posizioni più intransigenti, che mirano alla soppressione dell’articolo 29, ad altre più moderate che, considerando più realista una sua modifica, applicano le nuove disposizioni a tutti i crediti di imposta esistenti alla data di entrata in vigore del decreto, mantenendo però le detrazioni per la riqualificazione energetica secondo le normative vigenti, come la Legge 296/2006.

Devono essere considerati gli oneri finanziari per l’attuazione dell’articolo 29, valutati in 192 milioni di euro per il 2008 e 308 milioni per il 2009, 420 milioni per il 2010 e 109 per l’anno 2011, cui si intende provvedere con la riduzione lineare degli stanziamenti di parte corrente relativi alle autorizzazioni di spesa previsti dalla Legge 244/2007.

Proposto anche un passaggio dello sconto Irpef dal 55%, come fissato dal Governo Prodi, al 36%, che potrebbe passare anche al 40% o 45%. Orientamento che non tiene in conto le posizioni di quanti affermano che il costo delle agevolazioni fiscali è nullo per lo Stato. Il beneficio viene infatti portato in detrazione negli anni successivi, compensato dall’Iva al 20% che determina entrate fiscali e parafiscali immediate.

Nella seduta a commissioni riunite del 17 dicembre molti emendamenti presentati sono stati considerati critici relativamente alla loro ammissibilità. Per quelli inerenti alle detrazioni fiscali a fronte di interventi di riqualificazione le commissioni hanno ritenuto che le norme in questione introducono un presidio di carattere procedurale, volto ad evitare il rischio di un possibile superamento degli stanziamenti di bilancio preordinati alla concessione delle agevolazioni.
Sulla base di tali considerazioni, sono stati considerati inammissibili per carenza di compensazione gli emendamenti che incidono su tali procedure limitative, in modo da pregiudicare il controllo e la limitazione della fruizione delle agevolazioni, senza apprestare alcuna copertura.
In coerenza con tale criterio, si è ritenuto di applicare il medesimo giudizio di inammissibilità per carenza di compensazione alle proposte volte ad escludere dalla procedura le spese già effettuate o avviate alla data di entrata in vigore del decreto, laddove non è prevista alcuna copertura.

Il Governo fornirà comunque nuovi elementi che serviranno all’approfondimento delle valutazioni, impossibile entro le festività natalizie a causa della mancanza di dati certi sul superamento effettivo degli stanziamenti di bilancio.
Nella seduta di ieri alcuni degli emendamenti all’articolo 29 sono stati ripresentati con una nuova formulazione - che prevede la copertura finanziaria degli oneri introdotti - e quindi sono stati considerati ammissibili.
L’esame del provvedimento proseguirà nelle giornate di lunedì 22 e martedì 23 dicembre, mentre le votazioni sugli emendamenti avranno luogo giovedì 8, venerdì 9 ed, eventualmente, sabato 10 gennaio 2009.
Nel proprio parere sul DL 185/2008 approvato ieri, la Commissione Ambiente della Camera ha chiesto di sopprimere i commi da 4 a 11 dell’articolo 29, eliminare la retroattività della norma, in modo da accogliere le domande presentate per l’anno 2008, evitare di porre limiti per gli anni successivi e cancellare la procedura del silenzio-rifiuto da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Tra le altre osservazioni segnaliamo la proposta rivolta al Governo - nell'ambito delle politiche di sostegno all'acquisto della prima casa - di promuovere accordi con il sistema bancario per la concessione di mutui esclusivamente per le tipologie di immobili che soddisfino i migliori requisiti di risparmio e di efficienza energetica e che siano realizzati con materiali a basso impatto ambientale (classe A+, A e B).

venerdì 19 dicembre 2008

MERCATO IMMOBILIARE: nuovo anno difficile


Che anno sarà il 2009 per il mercato immobiliare?
Il Rapporto elaborato da Nomisma non induce all’ottimismo.
"Dopo una seconda parte del 2008 improntata al peggioramento — si legge nel Rapporto — rispetto ad un quadro già in rallentamento nel primo semestre dell’anno, gli operatori si attendono che i primi mesi del prossimo anno possano comportare un ulteriore raffreddamento del mercato. Le previsioni a proposito del numero di compravendite e dei relativi valori di scambio si vanno progressivamente a rabbuiare, tanto che oramai le ipotesi di flessione, diversamente che in passato, sono ampiamente superiori a quelle di mantenimento dello “status quo” e le previsioni di rialzo dei valori sono scomparse in circa la metà delle città considerate. Nel primo semestre del 2008, in effetti, avevamo notato che le previsioni per la seconda frazione d’anno non risultavano peggiorate; evidentemente gli operatori auspicavano che il “peggio fosse alle spalle”. I fallimenti e i vantaggi sensazionali intervenuti nel corso dell’estate e dell’autunno hanno fatto ricredere i mercati tanto che al momento è difficile ancora riuscire a capire si-no a quando e con quale intensità si sentiranno gli effetti delle straordinarie crisi finanziarie in atto».
L’indagine congiunturale dell’Isae, sulla quale si basano le elaborazioni Nomisma a luglio scorso denotava un piccolo rialzo delle intenzioni d’acquisto da parte delle famiglie nei dodici mesi successivi. Il livello rimane però ancora piuttosto basso. ll mercato della locazione viene previsto sostanzialmente stabile.

lunedì 15 dicembre 2008

Risparmio energetico: oggi le modifiche al DL 185/208


La percentuale della detrazione per la riqualificazione energetica degli edifici potrebbe scendere dall’attuale 55% al 40-45%. È questa una delle ipotesi avanzate nel corso del vertice tra la maggioranza e il Governo, tenutosi alla Camera.

È stata inoltre ribadita la volontà di cancellare la retroattività della norma e di mantenere l’automaticità della detrazione (eliminando la procedura della richiesta all’Agenzia delle Entrate prevista dal DL 185/2008), seppur con un occhio ai vincoli di bilancio.Intanto prosegue presso le Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera, l’esame della legge di conversione del DL 185/2008, il decreto anticrisi che modifica la procedura per la accedere alla detrazione del 55%.

Nella seduta di mercoledì, i deputati dell’opposizione si sono espressi sulle disposizioni sui crediti di imposta recate dall’articolo 29 del DL, giudicandole, “seppur comprensibili dal punto di vista contabile, … del tutto inadeguate all'attuale situazione economica”. Con riferimento alle detrazioni per interventi finalizzati al risparmio energetico, è stato osservato, in particolare, che le modifiche rischiano di deprimere la domanda nel settore dell’edilizia di ridurre la portata antielusiva della norma.

Con le norme sui crediti di imposta – ha rilevato un altro esponente dell’opposizione – si colpiscono i settori della ricerca e dello sviluppo e della promozione dell'efficienza energetica, nonché gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo, misure entrambe prospettate dal piano europeo di ripresa economica. Le misure sui crediti di imposta potrebbero, in forza delle loro ricadute positive sulle imprese, aumentare indirettamente il gettito IVA ed IRES ed evitare il pagamento delle sanzioni comunitarie per il mancato rispetto degli accordi sul clima.

Il meccanismo previsto dal DL 185/2008 – osserva un altro deputato dell’opposizione – ha effetti particolarmente negativi sulle spese già sostenute e sugli investimenti già effettuati, introducendo un elemento di incertezza rispetto alle scelte dei contribuenti interessati, che contrasta con l'intenzione, proclamata dal Governo, di basare il rilancio economico del Paese proprio sugli investimenti nella ricerca. La disposizione – continua il deputato del PD – comporta inoltre un elemento di gravissima iniquità nella distribuzione delle risorse disponibili, ricorrendo al solo criterio dell'ordine temporale di presentazione delle istanze, senza considerare minimamente la qualità dei progetti di investimento.

Il relatore per la Commissione Bilancio ha rinnovato la disponibilità del governo ad una modifica dei meccanismi previsti dall’art. 29, che non si limiti all’eliminazione della retroattività, già anticipata dal Ministro Tremonti.

Anche il Sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, ha confermato l’apertura del Governo verso l’esclusione della retroattività della norma, “naturalmente valutando i relativi problemi di copertura”.

“Il bonus energia ‘fa bene’ all’economia, all’occupazione, all’ambiente.” Lo afferma la Confartigianato in un comunicato diffuso ieri, in cui sono illustrate 10 buone ragioni per ripristinare l’incentivazione del 55%.

Più imprese ed occupati, più risparmio energetico. Meno abusivismo e meno inquinamento. Sono questi, in sintesi, alcuni effetti prodotti dagli incentivi fiscali per interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio. II Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ritiene vi siano 10 ottime ragioni per ripristinare la norma che prevede agevolazioni del 55% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. “Si tratta – sottolinea Guerrini – di uno dei pochi provvedimenti a carattere strutturale che vanno mantenuti soprattutto in questa fase di crisi”.

sabato 13 dicembre 2008

VIVIBILITA': TARANTO resta tra i fanalini di coda

Taranto: città vecchia

Peggio Napoli, meglio la vicina Matera: a ricordare che Taranto (al centesimo posto) è tra le province fanalino di coda per qualità della vita è la classifica pubblicata dal quotidiano Italia Oggi. Per la provincia ionica è una conferma: nel 2007 la stessa classifica mise Taranto al 99esimo posto.
A fotografare il Bel Paese è il “Rapporto 2008 sulla qualità della vita” di Italia Oggi. Due gli obiettivi che Italia Oggi si pone pubblicando la “Indagine sulla qualità della vita nelle province italiane”. In primo luogo, stimolare il dibattito sui percorsi da intraprendere per incrementare il benessere (non solo economico) delle comunità locali. In secondo, misurare e rendere di dominio
pubblico il gap dell’azione politica e amministrativa.
Fornendo quindi spunti e indicazioni per l’attività del policy maker e degli amministratori locali e per analizzare cosa è cambiato nel corso dell’ultimo anno, viene considerata in primo luogo la dimensione Affari e lavoro, che raccoglie informazioni sulla dinamica occupazionale e imprenditoriale e sul grado di sicurezza “ambientale” per le attività produttive. La situazione si presenta alquanto eterogenea, con tendenza al peggioramento.
Gli indicatori considerati nell’indagine di “Italia Oggi”, elaborati a partire dal rapporto Ecosistema Urbano curato da Legambiente, analizzano più l'attività degli amministratori locali in materia ambientale che la sostenibilità in senso stretto, per cui si può affermare che nell’ultimo
anno è migliorata la sensibilità degli amministratori delle grandi città rispetto alle tematiche ambientali.
E se Napoli scalando di un posto la classifica mostra una tenue ripresa, Taranto scivola ancora di un gradino verso il fondo della graduatoria. Un dato che evidenzia una situazione ambientale stazionaria, nonostante le recenti accelerate della Regione in materia di limiti di emissioni inquinanti.
Giunta al suo quinto anno l'indagine si concentra su dati reali relativi ad otto principali ambiti: affari e lavoro, criminalità, ambiente, disagio sociale e personale, popolazione, servizi, tenore di vita e tempo libero. Uno dei parametri è la sicurezza. Un dato che fa riflette è nello studio condotto Reggio Calabria, Brindisi, Salerno, Taranto e Vibo Valentia sono più sicure di Trieste.
È Agrigento la provincia che si colloca all’ultimo posto nella classifica del rapporto di Italia Oggi.
Con Agrigento si ripropone una situazione tipica di tutte le province che, negli anni, si sono piazzate in fondo alla classifica e tra queste Taranto. Si tratta di province del Mezzogiorno in cui la situazione è particolarmente grave sul versante delle dimensioni affari e lavoro, ambiente,
servizi, tempo libero e tenore di vita.

venerdì 12 dicembre 2008

VIVIBILITA': BARI migliora di 36 posizioni in Italia

Bari: Teatro Petruzzelli


Bari migliora. E scala la classifica italiana della qualità della vita. Certo, Siena - la città dove si vive meglio in assoluto - è ancora lontana, ma il balzo in avanti di 36 posizioni (dall´84esimo al 48esimo posto) consegna al capoluogo pugliese la palma di città più vivibile del Sud. Soltanto Campobasso, che non è città metropolitana, precede Bari al 41esimo posto, ma i dati 2008 pubblicati da Italia Oggi fanno gonfiare il petto all´amministrazione comunale. «In un Sud che arretra in modo generalizzato, Bari è l´unica buona notizia», gongola il sindaco Michele Emiliano, che insieme con gli assessori Maria Maugeri (Ambiente) e Antonio Decaro (Mobilità) illustra la ricetta del successo. A fare la differenza sono l´occupazione, più alta rispetto al resto del Mezzogiorno (13 posizioni in più rispetto al 2007); l´ambiente e criminalità. «Le politiche ambientali e della mobilità - spiegano gli assessori Decaro e Maugeri - hanno iniziato a produrre risultati positivi. Bari ha più verde, penso per esempio al parco di Lama Balice e al parco di Punta Perotti, ma è anche più ordinata. I Park&Ride e la zona traffico limitato hanno contribuito a migliorare la vivibilità e la qualità dell´aria. A Japigia e Poggiofranco, poi, la raccolta differenziata dei rifiuti ha raggiunto il 70 per cento». Il sindaco Michele Emiliano non ha dubbi: si tratta di risultati che vengono da lontano. «Come città metropolitana - spiega - siamo dietro a Firenze, Bologna, Roma, Milano e Venezia, ma siamo prima di Torino, Napoli e Palermo. L´obiettivo è adesso quello di diventare la prima città metropolitana italiana, anche se non abbiamo la ricchezza di aree come Milano, Roma, Bologna e Firenze». La dimensione del successo barese, secondo il primo cittadino, è nel fatto che rispetto alle altre città metropolitane Bari è quella che costa di meno ai contribuenti e, soprattutto, riceve minori finanziamenti dallo Stato. Indubbiamente, ragiona Michele Emiliano, i meriti non sono soltanto dell´amministrazione comunale, ma vanno ripartiti equamente anche con la Provincia, la Regione, ma anche con le forze di polizia e con la magistratura. «È il sistema Bari che funziona», rileva Emiliano, sottolineando come l´azione concertata fra le istituzioni abbia permesso di combattere efficacemente la criminalità organizzata. «Ereditammo una città all´82esimo posto - dice Emiliano - Quando negli anni immediatamente successivi siamo scivolati all´86esimo e all´84esimo posto non ci siamo demoralizzati, ma abbiamo continuato a lavorare sodo, convinti che i risultati si sarebbero visti nel medio-lungo periodo. Così è stato». Il sindaco è anche consapevole che neppure questa volta mancheranno le critiche. Puntuali, per esempio, si levano quelle di Domenico Cea, capogruppo di Forza Italia, secondo il quale Bari è agli ultimi posti per tenore di vita e offerta culturale. «Se tutto fosse al top, saremmo al primo posto - ribatte Emiliano - Siamo al 48esimo posto, non abbiamo risolto tutti i nostri problemi, ma abbiamo fatto un bel balzo in avanti: questi sono dati obiettivi, non sondaggi».

mercoledì 10 dicembre 2008

Il futuro strategico “condiviso” di Gioia del Colle. I progetti gioiesi per il Piano Strategico Metropoli Terra di Bari.



La “volontà politica” gioiese ha sfornato i progetti strategici per la nostra città, che andranno a comporre il puzzle della pianificazione di area vasta della Terra di Bari. E’ mancato, come avevamo paventato, nello scorso numero di questo periodico, l’approccio partecipativo, che non è stato né ricercato e né auspicato. Dicevamo che un piano strategico è tale, se non vi è centralizzazione dell’autorità, se le decisioni non vengono imposte, se qualunque strategia si basa sul consenso ampio e di lunga durata, su un agire comunicativo e sulla dimensione relazionale, per realizzare una pianificazione collaborativa e partecipata. Ma, forse, le scelte dovevano essere ad appannaggio di alcuni, contrariamente a quanto si affermava in campagna elettorale e a quanto dichiarato dal Sindaco sul secondo numero di Agorà, canale di informazione tra l’istituzione piano strategico e i cittadini: “L’unione fa la forza. Dobbiamo lasciar perdere i localismi e pensare al futuro strategicamente, entrare in rete e fare sistema per crescere tutti insieme”. A conferma di questi buoni propositi, il sottoscritto, unico rappresentante gioiese, in seno all’assemblea delle associazioni e della cittadinanza attiva, organo costituito dall’ufficio del Piano Strategico della Metropoli Terra di Bari, ma non è mai stato convocato dall’amministrazione comunale!
Quindi dal “cilindro” non è uscito il classico coniglio, ma venti progetti, per il futuro “sostenibile” di Gioia del Colle. Si passa dal famoso interramento dei binari ai lavori di realizzazione della viabilità complementare alla chiusura degli attraversamenti ferroviari di via Dante e di via D’Annunzio. In pratica, si dice, se non possiamo arrivare all’uva ci accontentiamo della realizzazione dell’allargamento della str. vic.le La Villa, prolungamento del sottovia carrabile di via Le Strettole, e di via Lagomagno, nel tratto compreso tra via Dante e via D’Annunzio. Una scelta discutibile, quella dell’Amministrazione, tale da confondere, ove ve ne fosse bisogno, le idee, poco chiare, sullo sviluppo della nostra città.
Tralasciando l’uso elettoralistico della problematica dei passaggi a livello, andrebbe avviato un confronto sulle reali possibilità che ha la nostra città di vedere risolto questo cruciale problema infrastrutturale, che si trascina agli sgoccioli del nuovo ultimatum, fissato dal Consiglio di Stato per il prossimo 31 dicembre. Un braccio di ferro, ricordiamo, che ha già comportato la chiusura al transito pedonale e veicolare di via Dante, il giorno 20.7.2007, da parte di RFI.L’occasione del piano strategico avrebbe voluto che quel tavolo di concertazione con RFI, più volte auspicato, delineasse le reali possibilità di risoluzione della problematica. Invece tutto questo è stato abilmente bypassato preferendo proporre utopicamente la propria idea, senza possibilità di misurarne il reale grado di attuabilità. Chiedere l’interramento ad oltranza, non gioverà alla città, e rivelerà le motivazioni della presenza dell’“asso nella manica” dell’allargamento viario della str. vic.le La Villa e di via Lagomagno.


Nunzio Loporcaro

pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 6, novembre-dicembre 2008






martedì 9 dicembre 2008

Piazza Pinto, punto e a capo. L’Amministrazione Comunale di Gioia del Colle dice: “ora si cambia”


Nel 1937 il Comune di Gioia del Colle acquistò, dalla sig.ra Virginia Sannelli, il suolo, a sud dell’abitato, compreso tra le vie: Armando Diaz, Regina Elena, Giunone e Gottardo. A seguito dei lavori di sistemazione del predetto suolo, si delimitò un’area centrale, denominata piazza Sannelli e due laterali, assegnate gratuitamente dal Comune, ad iniziare dall’anno 1949, per la costruzione di case per lavoratori. Nel 1950 l’Amministrazione Comunale approvò un progetto di massima per l’impianto della Villa Comunale, in piazza Sannelli, presentato dall’arch. Morbiducci, progettista, per conto dell’INA CASA, degli edifici insistenti sullo spazio urbano, di che trattasi. Con deliberazione consiliare n. 28 del 9.6.1951, questo spazio aperto assume la denominazione toponomastica di piazza Cristoforo Pinto, in omaggio al valente architetto gioiese. Per sistemare adeguatamente piazza Pinto, in stato di abbandono ed utilizzata come scarico di rifiuti, il geom. Vincenzo Tuccillo dell’Ufficio Tecnico Comunale, fu incaricato, nel 1958, di redigere apposito progetto, sviluppando l’impostazione di massima predisposta dall’arch. Morbiducci. Lo spazio urbano assumeva la sua composizione spaziale-funzionale, tutt’ora esistente, con le aiuole fiancheggiate da viali pavimentati con basole calcaree, dotati di sedili per la sosta dei fruitori di questo luogo pubblico, e la messa a dimora di alberi di varie essenze (platani, acacie, tigli, salici, ligustri e olmi). Nei ricordi dei meno giovani la fontana, la vasca per i pesci, le fontanelle, l’area con le altalene e le giostrine, le gabbie con varie specie di volatili. Al centro vi è una piazza ellittica pavimentata con graniglie di marmo di vari colori, con raffigurati lo stemma comunale e un orologio solare (cd. Rosa dei Venti).
L’Amministrazione Comunale, per impedire il deturpamento delle siepi e delle alberature e gli atti di teppismo, specie nelle ore notturne, con delibera n. 83 dell’1.8.1972 approvò il progetto, redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale, di recinzione della Villa. Questa recinzione ben presto divenne una barriera fisica, innescando il progressivo degrado ambientale e sociale di quest’area. Con la prima legislatura Povia avvenne la demolizione del “muro” e la riconsegna di uno spazio verde, dimenticato ed inaccessibile. Gli interventi di abbattimento del muraglione permettono il rifacimento integrale del percorso pedonale perimetrale. Si realizza una pista di pattinaggio, una sorta di spianata di calcestruzzo, che sopperisce al marcato degrado dell’ellisse centrale, dove si organizzano, nel periodo estivo, tornei di minivolley e minibasket nonché intrattenimenti musicali.
Per dare a questo spazio un volto unitario, organico e definitivo, l’Amministrazione Comunale Mastrovito, con delibera di giunta n. 225 del 21.12.2006, promuoveva un concorso di idee, finalizzato alla predisposizione di un progetto di riqualificazione di piazza Pinto, di notevole rilevanza per la città. L’esisto del concorso vedeva, primo classificato, il progetto del raggruppamento temporaneo di professionisti, guidato dal gioiese arch. Alfredo Vacca. Durante la precedente gestione commissariale, con delibera n. 31 dell’8.2.2008, viene approvato il progetto preliminare per un importo complessivo di € 423.750,00.
Il bando del concorso di idee, all’art. 15, prevedeva espressamente l’eventualità di non tramutazione dell’idea progettuale, prima classificata, in un progetto preliminare definitivo, in quanto la procedura concorsuale era “indirizzata al raccoglimento di un ventaglio di soluzioni volte a soddisfare le esigenze non perfettamente definite delle aree di progetto”. Pertanto è da ritenersi che, con l’approvazione commissariale, il progetto di riqualificazione doveva avere un seguito. Invece, la giunta Longo, in attuazione allo slogan elettorale e di governo dell’ora si cambia, ha deciso di bloccare il progetto approvato, adducendo, con la delibera di giunta n. 81 del 18.9.2008, la motivazione che “l’attuale Amministrazione Comunale, in un contesto più ampio di interventi a farsi sul territorio comunale, ritiene di non dare seguito al progetto presentato ..., incaricando l’U.T.C. di elaborare un nuovo progetto di importo inferiore”. Motivazioni soggettive, alquanto di facciata, segno dello spoilsystem della politica e della disinvoltura con cui si mette in archivio una gara, costata oggettivamente risorse umane e finanziarie. Sarebbe quanto meno pertinente ricordare agli amministratori della cosa pubblica, che la recente legge regionale n. 14 del 10.6.2008, a sostegno della qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio, “riconosce che la competizione sul piano del confronto delle idee è la principale garanzia per conseguire le finalità di qualità ... e individua pertanto nel concorso di idee e nel concorso di progettazione gli strumenti fondamentali per perseguire tale fine”. Evidentemente per gli attuali amministratori la quantità deve prevalere sulla qualità, preferendo pagare le parcelle professionali per un progetto pronto, condivisibile o meno che sia, pur di negare la soddisfazione professionale, al gruppo vincitore, di veder compiuti i loro sforzi.
Che risposte vengono date alla città, oltre a questi legittimi interrogativi?

Nunzio Loporcaro
pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 6, novembre-dicembre 2008
www.la-piazza.it/giornale.html


domenica 7 dicembre 2008

iniziativa di mobilitazione e sensibilizzazione contro la vendita del mercato coperto di Gioia del Colle, promossa dal Partito Democratico

Cari amici,
come molti di voi sapranno, nell'ultimo Consiglio Comunale, è stata approvata l'alienazione del mercato coperto.
Una scelta scellerata che andrebbe a privare la città di una struttura pubblica a beneficio dei privati che si aggiudicheranno il suolo.
I gruppi consiliari del PD e dei Democratici per V. Ludovico hanno duramente stigmatizzato questa scelta abbandonando l'aula al momento della votazione.
Tuttavia, non possiamo lasciare che la questione passi sotto silenzio, ma è necessaria una campagna di mobilitazione e di sensibilizzazione della cittadinanza con una raccolta firme contro la scelta dell'amministrazione.La mobilitazione comincerà sabato mattina (6 dicembre), c/o il mercato coperto, e continuerà nei giorni festivi in Piazza Plebiscito.
Vi invitiamo a darci una mano, ad essere con noi e a promuovere voi stessi la raccolta firme.
Sarà inoltre possibile firmare nei prossimi giorni c/o il circolo PD.
Inoltre, stiamo programmando per i prossimi giorni una assemblea pubblica per spiegare ai gioiesi quello che sta avvenendo.
Tutti siamo convinti che il mercato coperto, come è adesso, necessita di una riqualificazione.
Non è accettabile però svendere un bene pubblico per favorire una speculazione edilizia.
Le fantomatiche promesse del sindaco di ricostruire il mercato del pesce in Piazza plebiscito, abbatendo la stuttura Inps, sfiorano il ridicolo.
Dopo la svendita dell'ex distilleria alla Lum, dopo l'alienazione del mercato coperto, che altro ancora?Contrastiamo questa deriva, fermimamo il falso cambiamento.
Fate girare e coinvolgete quanta più gente possibile.
Vi aspettiamo numerosi
Un caro saluto
La segreteria
Cari Amici,
dopo le oltre 600 firme raccolte stamane presso il mercato coperto contro l'abbattimento dello stesso per la costruzione di palazzi, Vi comunichiamo che replicheremo l'iniziativa oggi 7 dicembre 2008 in Piazza Plebiscito dalle 11.00 alle 13.00 circa. Chiunque volesse firmare la petizione, se può, ci venga a trovare in Piazza, dove saremo lieti di fornire tutte le spiegazioni in merito all'increscioso progetto dell'Amministrazione, interessata a fare cassa e a beneficiare costruttori e immobiliaristi.
A domani.
Buona Domenica e Santa Immacolata.
Enzo Cuscito
Segreteria PD

venerdì 5 dicembre 2008

via G. Di Vittorio a Gioia del Colle ritorna a doppio senso di marcia.

Da domenica 7 dicembre Via Giuseppe Di Vittorio non sarà più una semplice via d'uscita da Gioia. Verrà ripristinato il doppio senso di circolazione fino all'incrocio con Via Cavour.
Il provvedimento dell'Amministrazione Comunale, in attesa di una più ampia revisione del piano traffico, ristabilisce in pratica, la situazione viaria cui eravamo abituati da sempre; una situazione ribaltata ai primi del 2007 da una decisione della precedente Giunta tra le più discusse e impopolari degli ultimi anni. Parve subito a tutti sbagliata, ma non si volle dar segno di ripensamento.
Fa da completamento alla decisione della riapertura il prossimo programmato impianto di una rotonda sulla ex statale (all'altezza del campo di calcio dell'Istituto "Padre Semeria") tale da consentire l'inversione di marcia lungo via Salvator Rosa.
Per il resto non ci saranno novità in zona rimanendo per ora inalterati i circuiti e le percorrenze delle strade adiacenti: nei dintorni della Coop, così come verso la Multisala, etc.
È in programma anche una prossima riapertura dell'entrata dalla Via di Acquaviva.


il nostro impegno per Gioia del Colle

giovedì 4 dicembre 2008

Risparmio energetico: i tagli al 55% non saranno retroattivi


Il Parlamento toglierà la «retroattività» dalla norma che introduce modifiche al bonus fiscale del 55% sugli interventi di risparmio energetico. Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti durante un'audizione alla Camera. Il ministro ha però difeso la logica dei meccanismi che impediscono di sfondare le coperture. «La retroattività non ci può essere e il Parlamento la correggerà - ha detto Tremonti - ma voglio sul futuro ribadire un criterio: il crediti di imposta non sono e non possono essere un bancomat. Troppe volte sono stati utilizzati come bancomat». Tremonti ha definito «incivile» l'introduzione di crediti di imposta che poi non sono sufficientemente coperti: «Questo non accadra con il nostro governo». «Se c'è spazio, finanziarli mi sembra un modo giusto per utilizzare i fondi Ue. Ma non bisogna trasformare i crediti di imposta in una illusione. Non si può dare un credito non coperto e poi deludere la gente».
Il Ministro dell'Ambiente presenterà un'emendamento La norma aveva sollevato un'ondata di proteste da parte di cittadini e contribuenti. Solo sul sito del Sole24Ore più di 600 lettori hanno lasciato commenti alla notizia. Per non parlare delle petizioni online e delle email di protesta inviate alle caselle al Governo. Un'ondata di proteste che non ha potuto ignorare il ministro dell'Ambiente. Stefania Prestigiacomo ha depositato la proposta di emendamento governativo della norma. Il cambio di rotta è stato apprezzato da Legambiente. «Bene ha fatto il ministro ad annunciare una proposta salva-incentivi che oltre a far bene all'ambiente conviene a tutto il settore industriale più avanzato, dedicato alle rinnovabili e all'efficienza energetica» ha detto il Presidente Vittorio Cogliati Dezza.

mercoledì 3 dicembre 2008

Risparmio energetico, serve l'ok dell'Agenzia delle Entrate per il bonus del 55%

Diverta più difficile usufuire dello sconto del 55% su Irpef e Iras per gli interventi di riqualificazione energetica: i privati e le imprese intenzionati a chiedere il bonus dovranno inviare una domanda all'agenzia delle Entrate (oltre alla documentazione all'Enea) e sperare che i fondi stanziati non siano ancora terminati.
La novità è contenuta nel decreto legge 185/2008 approvato venerdì 28 novembre dal Governo e riguarda le spese per le riqualificazioni energetiche sostenute negli anni 2008, 2009 e 2010.
L'agenzia delle Entrate esaminerà le domande in base all'ordine cronologico di invio e comunicherà entro 30 giorni l'esito della verifica agli interessati. Decorsi i 30 giorni senza esplicitacomunicazione di accoglimento «l'assenso si intende non fornito» e il cittadino non potrà usufruire della detrazione.
Per le agevolazioni sugli interventi energetici sono stati stanziati 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Una volta terminati i fondi non sarà più possibile accogliere le domande dei cittadini e delle imprese.
Le richieste per l'anno in corso dovranno essere inviate dal 15 gennaio 2009 al 27 febbraio 2009.
Per le spese sostenute nel 2008, in caso di mancato invio della domanda o di diniego da parte dell'agenzia delle Entrate, l'interessato potrà comunque usufruire di una detrazione dall'imposta lorda pari al 36% delle spese sostenute fino ad un massimo di 48.000 euro da ripartire in 10 rate annuali.

martedì 2 dicembre 2008

Mtv Italia scende in piazza con i giovani

MTV Italia è da sempre vicina ai ragazzi ed attenta alle loro esigenze e nel corso degli anni ha costruito con loro un dialogo basato sulla fiducia e su un linguaggio diretto in cui si potessero riconoscere. MTV ha cercato di aprire delle finestre sul mondo affinché i giovani prendessero coscienza della realtà in cui vivono, per meglio comprenderla e per incidere su di essa, cambiandola in positivo. E' in questa logica che nasce e si sviluppa la più concreta ed innovativa delle iniziative di Mtv Italia: dare vita ad una proposta di legge di iniziativa popolare ideata e realizzata solo e unicamente dai ragazzi.
Un esercizio di Democrazia diretta e di E-Democracy per aiutare i giovani a far sentire la loro voce, partecipare e costruire in prima persona il loro futuro.
Niente a che vedere con la politica e con gli ultimi fatti di attualità studentesca: la proposta di legge di iniziativa popolare fatta da e per i ragazzi è stata infatti pensata da Mtv Italia all'indomani delle ultime elezioni politiche, come naturale e logica risposta alle loro richieste emerse durante l'Election Day 2008, l'iniziativa speciale di Mtv Italia che ha dedicato un intero giorno di programmazione alla politica italiana affrontando il tema delle elezioni anche con le divertenti ed utili pillole "E-lezioni".
Durante l’Election day Mtv ha chiesto ai ragazzi di dire cosa non andava e cosa avrebbero voluto cambiare. I ragazzi hanno risposto numerosi e pieni di voglia di cambiare. Ora Mtv accoglie le loro richieste e diventa la loro cassa di risonanza, uno strumento di raccordo in un rapporto ancora tutto da costruire, quello tra i giovani e le istituzioni.
Con lo slogan TOCCA A NOI -Le cose Non Vanno, Cambiamole Ora - Mtv Italia sarà la prima televisione, nella storia dei media, a farsi carico di progettare, proporre e sostenere un progetto di legge in una delle materie che i giovani sceglieranno tra i temi che loro stessi hanno segnalato, in occasione delle scorse elezioni, come cruciali per il loro futuro.
Le migliaia di messaggi arrivati via SMS durante l'Election Day del 14 aprile avevano, infatti, evidenziato una generazione che, quando è chiamata in causa, ha idee chiare sui propri bisogni e sulle emergenze che si trova ad affrontare. Quattro erano stati i macro temi su cui si erano concentrate la maggior parte delle domande della nuova generazione alle istituzioni italiane: Accesso per i giovani alla politica, Ambiente, Lavoro, Scuola e istruzione.
Ed è tra questi grandi temi che i ragazzi saranno chiamati a scegliere per individuare quello più "urgente" sul quale intervenire e per dare il loro ordine di priorità con una proposta di legge ad iniziativa popolare. Nello specifico dunque la proposta di legge potrà vertere su i seguenti argomenti:
• ACCESSO ALLA POLITICA DEI GIOVANI
• AMBIENTE
• LAVORO
• SCUOLA E ISTRUZIONE

Le proposte di legge di iniziativa popolare verteranno su un tema specifico al’interno di ciascun argomento, non si tratterà di riforme globali ma di proposte concrete e fattive per cercare di cambiare realmente uno degli aspetti della vita che stanno a cuore ai ragazzi.
Con TOCCA A NOI Le Cose Non Vanno Cambiamole Ora Mtv Italia trasforma le richieste dei giovani in qualcosa di tangibile e costruttivo: una proposta di legge di iniziativa popolare. A partire dal 18 novembre, i ragazzi potranno definire le loro priorità attraverso una votazione sul sito www.mtv.it/toccanoi, e sostenuti da docenti ed esperti, scrivere i progetti e decidere per quale proposta raccogliere le firme.
Mtv Italia non entra in politica, ma fornisce gli strumenti tecnici e di comprensione necessari a dare voce alle giovani generazioni per dimostrare loro che, attraverso l’utilizzo degli istituti di democrazia diretta messi a disposizione dalla Costituzione, possono progettare e tentare di costruire al meglio il proprio futuro. Non sarà quindi la legge di Mtv, ma la legge dei ragazzi: Mtv
nell’occasione si porrà come tramite tra giovani e le Istituzioni, convinta che l’operazione porti alla responsabilizzazione individuale e ad una reale interiorizzazione delle procedure istituzionali e democratiche da parte di tutti i ragazzi.
A partire dal 18 novembre saranno in onda su Mtv Italia 13 pillole di Democrazia: 13 brevi lezioni di educazione civica tenute da tutti i vj di Mtv Italia, un ripasso dei meccanismi che fanno funzionare la nostra democrazia, 13 spunti alla riflessione ed un invito ad informarsi, a conoscere, per capire meglio quello che ci succede intorno.
Ogni pillola termina con l’invito a visitare il minisito, www.mtv.it/toccanoi, creato ad hoc che seguirà tutte le attività connesse all’operazione: la prima fase prevede la scelta del tema da parte degli utenti del sito. Successivamente con il supporto di un professore di diritto costituzionale verranno scelte le tre università che scriveranno le proposte di legge nella materia scelta dagli utenti del sito e i progetti verranno redatti da studenti e ricercatori universitari, supportati dai loro docenti.
Una volta scritte le proposte (tutte riguarderanno lo stesso tema ma avranno varianti specifiche) verranno sottoposte agli utenti del sito di Mtv Italia, che potranno indicare quale portare alla firma popolare e che tipo di modifiche vorranno applicare. Una volta terminata tale fase le università di riferimento elaboreranno il testo definitivo della proposta di legge tenendo conto di tutti i spunti che, nel frattempo, i ragazzi avranno suggerito e consigliato direttamente sul sito mtv.it.
A partire dalla primavera 2009, per una durata massima di 6 mesi, ci sarà la vera e propria raccolta di firme organizzata sia con attività on the ground in tutti i capoluoghi d’Italia sia durante tutti gli eventi di Mtv previsti in quel periodo.
Il momento culminante della fase di raccolta delle firme sarà l’MTV Day 2009: raggiunto e superato il numero delle 50 mila firme, Mtv presenterà la proposta di legge di iniziativa popolare al Parlamento e ne seguirà l’iter parlamentare.

Mtv Italia Press Department
Simona Caputi 02.762117258
Claudia Loda 02.762117218
Chiara Scodro 02.762117398
ufficiostampa@mtvne.com

lunedì 1 dicembre 2008

iniziative urbane partecipa al progetto di democrazia di MTV "TOCCA A NOI"




Cos'è "Tocca a noi"


Tocca a noi coinvolge i ragazzi in un progetto di democrazia diretta senza precedenti, mette il potere nelle loro mani, riporta la loro voce nel processo politico: dà loro la possibilità di migliorare concretamente quello che non va, lasciandoli parlare senza filtri, agire senza sovrainterpretazioni o commenti superflui.
Tocca a noi cambia il modo di cambiare le cose. Non aspira a raccogliere consenso, non si limita a far esprimere una scelta, ma rende i giovani protagonisti attivi del futuro, rappresentanti e portavoci di un nuova via di partecipazione e costruzione della vita del paese.
Tocca a noi offre ai ragazzi i mezzi per identificare, approfondire e operare nei fatti rispetto ai temi che incidono direttamente sulla loro realtà, dando ai problemi una concreta chiave risolutiva.
Tocca a noi unisce gli strumenti consolidati della vita politica ai nuovi spazi di espressione e alle tecnologie della cultura contemporanea, aprendo la strada a un diverso percorso per prendere le decisioni, in cui il parlamento scende tra i ragazzi, e i ragazzi portano le loro idee direttamente in parlamento.
Tocca a noi è un'iniziativa di MTV. Nasce dalla sua vocazione a parlare e ascoltare i giovani, che nel corso degli anni l'ha portata a identificarne e raccoglierne paure, bisogni e speranze, ma anche dalla sua volontà di porsi come stimolo e veicolo di un reale cambiamento.
Con Tocca a noi MTV fa proprie le richieste e le urgenze dei ragazzi, per trasformarle con loro in qualcosa di tangibile e costruttivo, una proposta di legge di iniziativa popolare: dai ragazzi derivano i temi, sempre i ragazzi sostenuti da docenti ed esperti scriveranno i progetti di legge, decideranno per quale proposta raccogliere le firme e saranno loro a firmare.
Tocca a noi riflette MTV per come è: uno spazio che esalta il confronto e la poliedricità, un terreno di azione per realizzare i propri sogni, un punto di vista mai scontato, una guida che aiuta a orientarsi nella complessità, un luogo dove affrontare con fattività e concretezza anche gli argomenti più difficili.
Tocca a noi rappresenta MTV per quello in cui crede: una società aperta, capace di riconoscere le individualità e promuovere un'effettiva meritocrazia, di sostenere l'uguaglianza e il rispetto dell'altro, che ha la forza di guardare in faccia quello che non va e il coraggio di metterlo in discussione.

domenica 30 novembre 2008

IN EDICOLA / La Piazza, bimestrale di informazione di Gioia del Colle, Sammichele di Bari e Acquaviva delle Fonti (n. 6/2008)



Sommario de La Piazza di Gioia del Colle

Pag. 31

  • Le piste ciclabili si tingono di … giallo! (Donato Stoppini)
  • Si persergue l'interesse pubblico o privato (Donato Stoppini)

Pag. 32

  • PD e questione di morale (Enzo Cuscito)
  • Piazza Pinto: punto e a capo (Nunzio Loporcaro)

Pag. 33

  • Studenti dell'ITIS alla Bosch (Dalila Bellacicco)
  • L'abbraccio di Rosanna (Olimpia Riccio)
  • La speranza è l'ultima a morire (Anna Romano Fasano)

Pag. 34 - rubrica Curiosando (Donato Stoppini)

  • Il passaggio a livello ci costerà caro!
  • I socialisti colpiscono ancora
  • La saga delle condanne patteggiate
  • Incarta la carta: un concorso da rivedere
  • Sterilizazione cani: paura di far nomi?

Pag. 35

  • Futuro strategico "condiviso" di Gioia del Colle (Nunzio Loporcaro)
  • Rotary verso il futuro (Dalila Bellacicco)
  • Circolo Unione tra estetica e letteratura (Dalila Bellacicco)

Pag. 36

  • Oro e Argento, mostra di Angelo Fornaciari (Dalila Bellacicco)
  • Sarah Morris e Dominic Miller (Dalila Bellacicco)

Pag.37

  • La quercia del Corvello (Dalila Bellacicco)
  • Pasquale Lippolis (Dalila Bellacicco)

Pag.38

  • Versi Scomodi in Metropolis (Dalila Bellacicco)
  • "Amal" di Anita Piscazzi (Dalila Bellacicco)

Pag. 39

  • Volontariato? Sì, grazie! (Annamaria Castellana)
  • Martino e la luna (Marisa D'Elia)

Pag. 40

  • Cronache dal passato (Domenico Paradiso)
  • Teatro Rossini: che Musica! (Dalila Bellacicco)

Pag.41

  • Gioia sportiva cambia look (Giuseppe Leronni)
  • Nava Gioia in ripresa (Giuseppe Leronni)
  • Calcio Gioia: un avvio promettente (Giuseppe Leronni)

venerdì 28 novembre 2008

CURIOSITA' / Piaggio: "Ape" compie 60 anni, la storia d'Italia su 3 ruote


PONTEDERA - Il Gruppo Piaggio festeggia il 60/mo anniversario dell'Ape, veicolo che ha fatto la storia dello sviluppo economico italiano e che oggi - grazie alla produzione negli stabilimenti Piaggio di Pontedera e di Baramati in India - è diffuso a livello internazionale, sia nei Paesi europei sia nei mercati emergenti dell'Asia. Per due giorni, domani e domenica 30 novembre, Pontedera sarà teatro dei festeggiamenti con una mostra fotografica al Museo Piaggio, un'esposizione di Ape storici, raduno e sfilata di collezionisti e appassionati con i propri 'tre ruote', e una grande Caccia al Tesoro, che si svolgerà naturalmente su Ape.
Entrato in produzione nel 1948, due anni dopo la Vespa, Ape fa oggi parte della gamma di Piaggio Veicoli Commerciali, nuova Divisione del Gruppo Piaggio guidata da Franco Fenoglio. "Festeggiamo un vero e proprio 'mito su tre ruote', nato sessanta anni fa dall'intuizione di Corradino D'Ascanio, che già aveva rivoluzionato la mobilità individuale inventando la Vespa", afferma Franco Fenoglio. "Ape, oltre ad avere una simpatia unica - aggiunge -, è un prodotto di successo, un veicolo conosciuto in tutto il mondo, un compagno di lavoro dalla versatilità senza pari.
E oggi, dopo due milioni di unità vendute solo in Europa, Ape costituisce ancora uno dei prodotti di riferimento per il Gruppo Piaggio". Ape nasce da una costola della Vespa, per un'intuizione di prodotto di Enrico Piaggio e Corradino D'Ascanio, e comincia ad essere commercializzata nel 1948, costo 170 mila lire. Il primo Ape conserva della Vespa - pur nella sua struttura a tre ruote - tutte le caratteristiche fondamentali. Nell'estate del 1952 viene aumentata la potenza - l'Ape cresce anche nella cilindrata che passa da 125 a 150 cc - e di pari passo aumenta anche la portata, che fino ad allora era stata di solo 200 chili.Oggi, dopo quasi 2 milioni di unità vendute solo in Europa Ape costituisce ancora uno dei prodotti di riferimento per il Gruppo Piaggio. Ogni anno più di 10.000 Ape escono dagli stabilimenti di Pontedera per lavorare sulle strade di tutta Europa. Ogni anno sono prodotti per il mercato indiano ed asiatico più di 150.000 Ape, e Piaggio (che ha registrato una straordinaria crescita della propria produzione indiana, pari a 35.000 veicoli cinque anni fa) è leader assoluto del mercato indiano delle 3 ruote.
Ansa.it - 2008-11-28 17:29

mercoledì 26 novembre 2008

martedì 25 novembre 2008

DAI GIORNALI / A Milano prove tecniche per il ‘social housing’



Tremilaquattrocento appartamenti. Nuovi, dignitosi, con un vicinato che non metta a prova la capacità di sopravvivenza dei più miti come succede nelle peggiori periferie, E destinati a circa 15mila cittadini dell’unico ceto in vera espansione demografica di Milano: quelli troppo poveri per affittare o comprare col mutuo un alloggio a prezzi di mercato, e non abbastanza poveri per accedere alle case popolari. Giuseppe Guzzetti, il presidente di Fondazione Cariplo e Acri che dell’impiego della finanza etica per fare edilizia sociale ha fatto una lunga battaglia, spiega: «Giovani coppie, anziani, studenti, ceto medio: oggi la fascia di persone in difficoltà che non riesce ad avere accesso ad abitazioni dignitose è sempre più ampia. Il problema è certo una priorità a Milano, ma è giusto dire che riguarda tutta Italia».
Per quel ceto, almeno sulla carta, il piano del Comune di Milano, della Regione e della Fondazione Housing sociale della Cariplo che per buona parte se ne fa regista e garante, è una rivoluzione. Copernicana addirittura, rispetto alla lunga fase dei "grandi progetti" cittadini, le celebri e griffate distese di palazzi di lusso e grattacieli d’uffici ormai in fase avanzata: stavolta si parte da una fame, a Milano, di almeno 40mila alloggi. Poi si cerca l’ingegneria finanziaria e politica per quadrare il cerchio, visto che quella fame è del tutto insaziabile ai prezzi di mercato.
Nel caso del fondo "Abitare 1" della fondazione Cariplo, intervengono investitori istituzionali volonterosi che accettano la promessa di un ritorno pari al 2% più inflazione: banche, Cassa depositi e prestiti, imprese di tradizione sociale, Regione, per un totale di 85 milioni spalmati su tre aree da edificare, circa 100mila metri quadrati per 6700 alloggi, 100% di affitto a canone calmierato per trent’anni sui 70 euro al metro quadro (quando a Milano non si va mai sotto i 100). E in più una funzione che la finanza etica rivendica con forza studi preliminari attenti sulla composizione demografica, economica, etnica prevista, per immaginare i servizi più utili e soluzioni che "facciano comunità". Per dire, se ci si aspettano molte coppie con l’ambizione di far figli, asilo nido sovradimensionato e spazi commerciali offerti preferibilmente a chi vende prodotti per bambini, anziché a sale corse o jeanserie.
Secondo una battuta che circola, una specie di "finanza Tafazzi", benché nobilissima e necessaria: e infatti gli stessi protagonisti considerano quell’accordo col Comune di Milano siglato nel dicembre 2005 un protocollo sperimentale «non automaticamente replicabile», come dice Carlo Cerami, consigliere Cariplo delegato per l’housing sociale: «Un episodio importante e non isolato, ma che prevede alle spalle un fondo etico, fatto di investitori particolari per cultura e dimensioni di impegno che non si trovano facilmente». Tanto che la seconda tranche del piano social housing milanese, 8 aree periferiche per oltre 200mila metri quadri e 1700 alloggi, sarà piuttosto diverso: 30 milioni messi dalla Regione e 20 dal Comune servono a ridurre di circa un punto il costo del denaro attinto alle banche per i privati che si impegnano nell’impresa sociale. La fondazione Cariplo non ci mette risorse ma solo studio e consulenza nella negoziazione. E meno stretti finiranno per essere i vincoli sociali dei progetti: ci sarà una quota di edilizia libera per rimunerare in parte quella convenzionata, il 25 per cento d’affitto e il 75 in vendita.
I termini di gara per il progetto del fondo etico si sono chiusi da una settimana, entro l’anno ci sarà l’assegnazione e nessuno si aspetta sorprese: il fondo "Abitare 1" è l’unico candidato plausibile. Per le altre 11 aree milanesi, invece, i termini sono a fine dicembre e ci sono più incognite: altre gare del genere (una a Bologna nel maggio 2007) sono andate deserte. Ma Carlo Cerami inclina all’ottimismo: «Ci sono segnali addirittura sorprendenti, imprese private e cooperative intenzionate a competere, almeno per le aree più attraenti fra quelle in campo». Sarà che la crisi, almeno in qualche caso, ha i suoi vantaggi: «Da un lato prosegue Cerami rende accettabili percentuali di utile che prima non sarebbero neppure prese in considerazione, dall’altra moltiplica la domanda di edilizia sociale, mettendola al centro dell’attenzione delle manovre anticrisi. Si vede anche da quest’ultima, che consolida la svolta a favore dell’edilizia sociale contenuta già nella finanziaria del governo Prodi». Giuseppe Guzzetti non nasconde l’orgoglio: «Fondazione Cariplo e altre fondazioni di origine bancaria hanno messo a punto un modello che ha dimostrato di poter funzionare. Il piano casa del Governo del resto è stato più volte esplicitamente riferito a queste nostre esperienze».
Maurizio Bono
da Repubblica.it, supplemento affari e finanza, del 24.11.2008

domenica 23 novembre 2008

QUESTA SERA IN TV / Speciale Tg1, RaiUno ore 23.25, FAME DI CASA


FAME DI CASA
di Marco Bariletti e Marisilvia Santilli
La fame degli alloggi. Affitti alle stelle, rate del mutuo impossibili, liste infinite per l’assegnazione delle case popolari. Un viaggio di Speciale TG1 nell’Italia 2008, tra i container di Palermo, le case sfitte di Milano, gli abusivi di Roma, nel mondo del credito e in quello delle agenzie immobiliari.

venerdì 21 novembre 2008

DAL WEB / Per le compravendite c'è il rischio di un eccesso di offerta di nuovo


L’ufficio studi Ubh ha elaborato i dati raccolti sino alla fine di giugno 2008 dai primi 30 Comuni capoluogo italiani: alla fine del primo semestre 2008 il mercato immobiliare residenziale italiano ha mostrato una significativa correzione degli scambi e dei prezzi al ribasso. In particolare, i prezzi delle abitazioni usate (le dinamiche analizzate sono riferite ai prezzi di vendita di abitazioni usate in buono stato, che non necessitano di una totale ristrutturazione) hanno subito un calo medio a livello nazionale pari al -7%. Tali rilevazioni mostrano che il processo di riassestamento dei prezzi sul mercato è ormai iniziato nelle macro aree urbane semicentrali e periferiche di tutti i principali Comuni capoluogo, mentre nei centri e nelle zone di pregio i prezzi restano in una fase di stagnazione.
Tengono maggiormente i valori le nuove costruzioni grazie anche al fatto che l’offerta, ad eccezione di alcune aree soprattutto del Centro Italia, sia ancora inferiore rispetto alla domanda. La crescita zero dei valori significa ovviamente un calo in termini reali, almeno del 3,5%. Sempre sul fronte dei prezzi, le città che hanno subito un maggiore calo nel primo semestre 2008 sono Napoli e Palermo (-9%), a conferma del trend del primo trimestre, seguite da Roma (-8,3%) e Milano (-8%), anche loro già in leggero calo nel primo trimestre. Torino, ancora in positivo a marzo 2008, vede i prezzi calare in media del 6% circa come Bologna, Genova, Firenze e Catania.
Le stime elaborate a livello nazionale, relative al primo semestre 2008, danno una contrazione degli scambi di abitazioni compresa in un range fra il -13% ed il -15%, rispetto allo stesso periodo del 2007.
Scenari Immobiliari, nel focus dedicato all’Italia dell’European Outlook 2009, afferma che nel nostro Paese il fatturato del mercato immobiliare si avvicina ai 128 miliardi di euro, con uno 0,9% in più rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda il mercato residenziale, dopo anni caratterizzati da una crescita ininterrotta, si prevede che per fine anno le transazioni eseguite toccheranno quota 700.000, con un calo, rispetto al 2007, del 13%. Sul fronte delle quotazioni, viceversa, si ipotizza un incremento medio del 2% anche se calano le quotazioni nelle grandi città; si riprende il comparto industriale e migliora il settore degli uffici; bene la grande distribuzione. Nel 2009 è atteso un incremento generale del fatturato dell’1,6%.
Secondo Tecnocasa prosegue il momento no del mercato immobiliare che, nel primo semestre 2008, ha visto scendere i prezzi delle case del 2,7% nelle grandi città, del 2,3% nei capoluoghi di provincia e dell’1,9% nei comuni dell’hinterland delle grandi città. Per aree geografiche il calo dei prezzi nel Centro è di -3,7%, nel Nord -1,9%, nel Sud -1,6%. Le realtà meno dinamiche si sono rivelate Genova (-4,5%), Firenze (-3,3%) e Bologna (-3%). Per la prima volta, dal 1997, variazioni negative a Torino e Palermo (-1,7% e -2,2%) e Milano e Roma a -2,2%. Fino ai primi mesi del 2009, ci sarà un periodo di assestamento. Secondo la rete di agenzie immobiliari a pesare sono la diminuzione della domanda, l’allungamento dei tempi di vendita, l’aumento dell’offerta e la presenza di un maggiore margine di trattativa per gli acquirenti. Gli elementi dell’immobile maggiormente apprezzati sono: la presenza del box o del posto auto, il posizionamento ai piani alti, la luminosità, la razionale disposizione degli ambienti, la presenza di spazi esterni, la qualità del contesto condominiale; sempre più importante il riscaldamento autonomo.
Una leggera ma generalizzata contrazione delle quotazioni nominali contraddistingue l’andamento del mercato immobiliare italiano nel I semestre 2008, secondo l’analisi svolta dall’Ufficio Studi Gabetti. Rimane netta la flessione del numero di compravendite, stimata intorno al 15% nel semestre a livello nazionale, con percentuali più alte nelle metropoli. Anche i tempi di vendita si sono ormai stabilizzati su livelli elevati, intorno ai 6 mesi. Le variazioni leggermente negative registrate nelle quotazioni immobiliari delle grandi città nel primo semestre del 2008 sono state nell’ordine del 2,7%. Le contrazioni maggiori si sono riscontrate a Torino (-6,3%); flessione decisa anche a Bologna (-4,2%) e Napoli (-4,1%); livelli più contenuti di contrazione dei valori si registrano a Milano (-1%) e a Roma (-2,4%), mentre l’unica città di grandi dimensioni a far registrare prezzi stabili è Cagliari. Da un’analisi generale si denota una diminuzione dei prezzi più sensibile nei capoluoghi di provincia (-3,4%) che nei piccoli Comuni (-2,5%), mentre a livello territoriale la flessione sembra essere omogenea fra Nord (-3,3%) e Sud (-3,2%), leggermente più marcata per il Centro (-3,8%). Un contributo al rallentamento delle transazioni è venuto anche dal maggior rigore delle politiche creditizie attuate da parte degli Istituti di credito, che hanno inciso negativamente sulla quota di domanda coperta da giovani coppie e stranieri. Di fatto, si riscontra una difficoltà oggettiva di una parte della domanda potenziale a tradursi in domanda effettiva. La dinamica degli scambi è stata penalizzata nella prima parte dell’anno sia dal ciclo elettorale che dal clima di incertezza economica. La media degli sconti che si possono spuntare in sede di chiusura della trattativa d’acquisto è del 15% sul prezzo inizialmente richiesto, percentuale destinata a salire nel caso delle soluzioni di taglio più ampio. Continua a diminuire la domanda d’investimento privata, per lo più circoscritta ai capoluoghi e ai quartieri universitari, mentre si registra un surplus di offerta di nuovo nell’hinterland di molte città. Le nuove case, l’85% delle quali si trova in Comuni non capoluogo, attraggono una domanda dai criteri particolarmente selettivi che nella decisione d’acquisto tiene conto della location, della funzionalità, dell’efficienza e del rapporto qualità-prezzo. I rischi attuali sono legati all’eccesso di offerta di nuovo, con la prossima immissione sul mercato di immobili progettati in un momento più favorevole, il prezzo dei quali oggi risente del costo di acquisto dei terreni, avvenuto in pieno boom immobiliare. Una parte dell’offerta è composta da immobili acquistati di recente, i proprietari dei quali, non riuscendo a sostenere le rate del mutuo, preferiscono la cessione del bene per orientarsi verso soluzioni di dimensioni più ridotte o sulla locazione. Nelle grandi città è evidente uno sbilanciamento dell’offerta immobiliare verso tagli medio-grandi rispetto alla domanda. In generale, si registra un’attenuarsi del fenomeno della provincializzazione e dell’attrazione esercitata dai mercati del primo e secondo hinterland rispetto alle periferie urbane. I più penalizzati sono i Comuni di prima fascia, più popolari e con quotazioni in linea con le periferie urbane, dal momento che chi esce dalle metropoli tende a cercare soluzioni indipendenti, di qualità, immerse nel verde e un buon rapporto qualità-prezzo.

giovedì 20 novembre 2008

DAI GIORNALI / Per 20mila appartamenti scattano le nuove rendite.

Lo studio è durato più di un anno. Ma adesso le lettere sono pronte a partire. Il mittente è l’Agenzia del Territorio (l’ex Catasto) che, entro l’anno, comunicherà ai proprietari del centro che la rendita catastale del loro appartamento, ma anche di uffici e negozi, dovrà cambiare.
Con un inevitabile aumento del prossimo bollettino Ici. Perché a essere ritoccate (soprattutto verso l’alto) saranno le categorie o le classi di 19mila immobili, quasi la metà dei 39mila passati in rassegna: case di via Montenapoleone considerate ancora senza bagno (“A5” in termini tecnici), che adesso potrebbero scomparire ad eccezione di vecchie soffitte, solai o cantine che nel tempo sono rimaste davvero tali o portinerie mai ristrutturate. Dimore “ signorili” (le A1), che pagano ancora l’imposta sulla prima casa e che, dopo decenni, vedranno ritoccato all’insù il loro totale: in tutta Milano erano ferme a quota 952, lo 0,12% delle abitazioni.
Dopo questa verifica generale compiuta in quattro zone, da Duomo a Pagano, da San Babila a Brera, diventeranno quasi 1.500. Per far collimare le due immagini della città: quella reale, in cui i prezzi sono arrivati a toccare 14mila euro al metro quadrato. E quella del catasto, ferma a mappe e mappali degli anni Cinquanta. Un’operazione di «equità», la definiscono da Palazzo Marino, che ha dato il via libera contando di incassare attraverso l’Ici 15 milioni in più da mettere nel prossimo bilancio dei sacrifici.
Sono anni che si attende questa revisione generale delle rendite catastali di intere zone. Anche se le associazioni dei proprietari come Assoedilizia hanno sempre avvertito: «Se andasse in porto, siamo pronti a fare ricorso». Ora, però, quel comma della Finanziaria del 2005 che rendeva possibile il “riclassamento”, si trasformerà in aumenti (ma sono possibili anche ritocchi verso il basso) concreti per i proprietari di case, negozi, uffici, fondi, garage. Per tutte le notifiche che partiranno entro dicembre, infatti, i risultati si vedranno già il prossimo giugno, al momento di versare la prima rata dell’Ici.
La legge verrà applicata in quattro delle 56 «microzone» in cui è suddivisa la città. Le più centrali: Scala, Manzoni, Vittorio Emanuele, San Babila; Brera, Duomo, Cordusio, Torino; Venezia, Majno Monforte; Pagano, Monti, Wagner. È qui che il rapporto tra il valore medio di mercato e quello catastale di ogni microzona si è discostato in modo significativo (una percentuale superiore al 35 per cento) dello stesso rapporto calcolato in tutta la città.
Le due immagini di Milano, insomma: quella scattata dalle agenzie immobiliari e quella disegnata dalle carte. Strade e palazzi con residenze da dieci stanze e terrazze panoramiche classificate come “ A3”, la tipologia economica in cui abita il 60 per cento dei milanesi e persino “A4”, le vecchie dimore “popolari”, o “A5”, ultrapopolari senza bagno. Studi e vetrine che hanno accresciuto il loro valore e prestigio senza variare la rendita. In tutto, sono stati fatte verifiche su quasi 40mila immobili. Di questi, per circa la metà, si potrebbe rivedere la categoria o la classe.
I tecnici dell’Agenzia del Territorio stanno terminando l’analisi del materiale raccolto, cercando di verificare nel modo più accurato possibile i dati. Ma che i numeri di unità coinvolte sia elevato tanto da raggiungere quota 19mila, si capisce dalla stima degli uffici comunali sul probabile incremento dell’incasso da mettere a bilancio: 15 milioni di euro in più. «Quella sulle entrate è soltanto una conseguenza — spiega però l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli — di un’operazione di perequazione. In questo modo riportiamo i valori in media non soltanto tra il centro e la periferia, ma anche all’interno di una stessa area». Perché le differenze si possono trovare anche passando da un lato all’altro di una via e in un medesimo palazzo, tra negozi confinanti o vicini di pianerottolo.
Alessia Gallione
tratto da Repubblica.it, edizione Milano, del 18.11.2008

mercoledì 19 novembre 2008

DAI GIORNALI / Quale casa comprare con il proprio stipendio

ROMA - Via dalla metropoli: per acquistare una casa, a meno che non si possa far conto su un reddito alto, è meglio scegliere un piccolo o medio centro. Nelle grandi città per effetto dell'aumento dei tassi sui mutui e dell'incremento delle quotazioni immobiliari diventa sempre più difficile acquistare un'abitazione, nei centri di minori dimensioni la compravendita non è un miraggio ma, in molti casi, una realtà concreta.
Ad esempio, alla periferia di Roma con un mutuo di 85.000 euro si può acquistare solo una stanza di 24 metri quadrati, mentre a Ragusa la casa diventa di circa 90 metri quadrati. Con il medesimo finanziamento, il taglio della casa acquistabile a Parma diventa di una quarantina di metri quadrati che raddoppiano a Brindisi. Chi guadagna duemila euro al mese può sperare in un mutuo da 112 mila euro, ma anche in questo caso le differenze sono notevoli: appena 35 metri quadrati a Roma, Milano o Venezia; venti di più a Vicenza o Salerno, oltre cento metri in un capoluogo di provincia del Sud. Questo il risultato di un'indagine realizzata da "Scenari Immobiliari" per Repubblica che ha posto a confronto le rate di mutuo ottenibili dai potenziali acquirenti prendendo in considerazione il loro reddito e i metri quadrati acquistabili con il finanziamento immobiliare nelle periferie di tutti i capoluoghi di provincia.
Come regola generale, la rata del mutuo non dovrebbe superare un terzo del reddito netto mensile del mutuatario. Sono state ipotizzate quattro categorie reddituali per ottenere l'importo di un mutuo trentennale "sostenibile" a tasso fisso (6,15%). In concreto, con un reddito netto mensile di 1.500 euro la banca erogherà un mutuo di 85.000 euro con una rata mensile di 518 euro. Se il reddito sale a 2.000 euro, il mutuo risulterà più consistente: 112.000 euro e rata di 682. Con redditi netti di 2.500 e 3.200 euro si potranno ottenere finanziamenti rispettivamente di 138.000 e 175.000 euro.
Bisogna considerare che di rado il finanziamento copre il 100% del costo dell'abitazione. Con un mutuo di 138.000 euro aumenta, ovviamente, il taglio delle case che si possono acquistare. Ad esempio, a Milano si può ipotizzare un mini-appartamento di 42 metri quadrati. Se poi ci spostiamo ad Aosta, la casa guadagna una stanza. A Ravenna, il taglio dell'appartamento raddoppia, per triplicare ad Agrigento. "La mappa delle possibilità di investimento con diverse cifre di acquisto - spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari non è solo lo specchio del mercato immobiliare, ma anche dell'economia del Paese. In fondo a questa classifica troviamo, infatti, molti capoluoghi del Sud".
La necessità di avere la disponibilità di una parte anche consistente del costo dell'immobile per rendere i metri quadrati acquistabili "abitabili" risulta evidente per le città a prezzi "salati". A Bolzano, dove i prezzi delle case risultano elevati a causa della scarsità dell'offerta, con 138.000 euro si acquista un mini-appartamento di 46 metri quadrati. E per un'abitazione di 58 metri quadrati, l'interessato dovrà avere anche una disponibilità liquida di 37.000 euro.
tratto da Repubblica.it del 18/11/2008

venerdì 14 novembre 2008

Il futuro ci sorride? Il Piano Strategico Metropoli Terra di Bari e gli approcci partecipativi alla costruzione delle scelte


Si è svolto lo scorso 29 luglio, presso il chiostro di Palazzo San Domenico, il forum urbano di presentazione, alla comunità gioiese, del piano strategico BA2015 Metropoli Terra di Bari, strumento di pianificazione territoriale di area vasta che coinvolge 31 comuni dell’hinterland barese, con la Città di Bari capofila del progetto. E’ una forma di governance a livello metropolitano, orientata alla pianificazione strategica del territorio. Intende definire gli scenari futuri del territorio, attraverso una pianificazione partecipata, a breve tempo (anno 2015) e a medio-lungo tempo (2035), per delineare strategie condivise e integrate per il futuro del territorio, partendo dal coinvolgimento dei suoi attori (i cd. stakeholders) e soprattutto dei cittadini delle comunità locali, con l’azione trasversale del parternariato pubblico-privato. Nell’ottica del coinvolgimento delle comunità locali, il tour dello staff del piano strategico, ha illustrato, ad una platea prettamente di “addetti ai lavori”, politici, tecnici e giornalisti, e della cittadinanza “attiva”, rappresentata da pensionati e da lavoratori in età avanzata, forse “incapaci di pensare ad un futuro che non gli apparterrà”, la vision del futuro dell’area metropolitana. I teenagers, i ventenni, i trentenni e i quarantenni non hanno percepito l’importanza di pensare, come vorrebbero che fosse, il loro territorio al 2015 o addirittura al 2035. Come tutti sappiamo, “per vincere una guerra (strategia) si può anche perdere una battaglia o ordinare una ritirata” (Salzano, 2005). La mission è quella di raggiungere un futuro sostenibile, migliore per tutti. Si parla di guerra vera e propria, se pensiamo che i finanziamenti europei, unico “fine ultimo”, per cui si sceglie questo strumento di pianificazione volontaria, sono una risorsa scarsa, ma, al tempo stesso, contesa da tante realtà metropolitane. Se poi, nel contesto nazionale, si tenta di “scippare”, alla Terra di Bari, la sua caratteristica di area metropolitana, per volere del ministro “leghista” Calderoli, allora si comprende che gli interessi in ballo sono veramente tanti.
La “volontà politica” gioiese è quella di puntare sulla vocazione dell’area industriale (centro intermodale), di intervenire sul settore agroalimentare, di unificare le procedure amministrative, di avviare dei “punti sport”, di creare un nuovo scenario economico-sociale, di recuperare il centro storico, i borghi rurali e le botteghe artigiane. In definitiva, si dovrebbe realizzare una crescita (sarebbe meglio parlare di sviluppo, ndr) omogenea e armonica.
Ma questo “libro dei sogni” avrà una concreta possibilità di concretizzarsi e di raggiungere il “fine ultimo”?
Probabilmente un piano strategico è tale se non vi è centralizzazione dell’autorità, se le decisioni non vengono imposte, se qualunque strategia si basa sul consenso ampio e di lunga durata, su un agire comunicativo e sulla dimensione relazionale, per realizzare una pianificazione collaborativa e partecipata. Quindi la partecipazione della gente è importante, se non proprio fondamentale. Ma, almeno a Gioia, la partecipazione viene ritenuta di second’ordine e le scelte vengono decise nella “stanza dei bottoni”. Esempio eclatante è stato constatare che, durante il forum gioiese, il “tavolo di benvenuto” metteva in mostra delle cartoline con scritto “Caro Sindaco nel 2015 vorrei che la mia città ...” e delle matite griffate BA2015, con cui scrivere i propri desideri, spuntate e senza temperino per appuntirle! Perché si sono scelte le matite “cancellabili” e non delle affidabili penne a sfera, sarebbe una domanda da diffidenti ad oltranza. Capire poi a quale buca delle lettere imbucarle, sarebbe stato quantomeno interessante per stabilire la necessità del francobollo. Ma, oltre a questi “dettagli”, notare il Sindaco che scruta la cartellina della conferenza e vi trova dentro la cartolina a lui indirizzata, di cui, prima di quel momento, ne ignorava completamente l’esistenza, ha fatto capire quanto quel processo di piano partecipato avrà veramente peso nella costruzione delle scelte.
La visione, verso cui il territorio di Terra di Bari deve andare, non può essere scelta esclusiva degli amministratori della cosa pubblica. Il rischio è semplice, quanto scontato: la collettività non la condividerà.
Cosa è possibile fare, per evitare che questa battaglia non sia persa in partenza? Semplicemente, bisogna incrementare le occasioni di confronto fra i soggetti pubblici e la cittadinanza sulle varie tematiche di interesse. Quindi, è necessario coinvolgere i reali fruitori del futuro al 2015 e al 2035, con una serie di approcci partecipativi dal basso, dove le scelte non devono dare il sentore di essere “precostituite”.Solo così avremo una metropoli, proiettata verso il Mediterraneo, policentrica e sostenibile che integra città, paesaggio rurale e costiero; una rete di città coesa, creativa, attrattiva; un’unione di comuni efficiente, partecipata e trasparente, nella quale introdurre i tempi della progettazione, programmazione e internazionalizzazione.
Nunzio Loporcaro

pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 5, settembre-ottobre 2008

giovedì 13 novembre 2008

Prioritaria una connessione stradale Gioia del Colle-Matera. Indispensabile alla realizzazione del polo logistico gioiese.



Il Sud Italia sconta, ancora oggi, un deficit infrastrutturale notevole. Il nostro territorio, baricentro geografico tra le province di Bari, Taranto e Matera, ha l’opportunità di procurarsi nuove occasioni di crescita e sviluppo, se saprà sfruttare al meglio le proprie risorse. E’ necessario attenuare il modello centripeto del capoluogo regionale pugliese che costituisce, di fatto, una vasta area metropolitana, i cui confini diventano sempre meno marcati, e rafforzare i tracciati trasversali per Taranto e Matera, che sarebbero in grado di penetrare maggiormente nell’entroterra e, quindi, capaci di costituire delle dinamiche reti territoriali e locali. Queste nuove vie di sviluppo consentirebbero di supportare in modo differente le funzioni urbane di un sistema insediativo policentrico, complesso interagire di attività, spazi e relazioni. In questo spazio dilatato, frammentato e disperso, dello sprawl moderno, è indispensabile riconnettere i luoghi notevoli della socialità, dell’economia, dell’abitare, tramite una rete ambientale ed una rete infrastrutturale. Nel complesso di infrastrutture, oltre alla viabilità stradale, trovano collocazione i nodi specializzati ovvero spazi attrezzati per le attività produttive. La realtà locale ci parla di un porto di Bari da rendere monofunzionale al trasporto passeggeri in sinergia con il nuovo aeroporto di Palese, di un porto di Taranto, secondo in Italia per il trasporto merci, e di un distretto del salotto, individuabile nelle città di Santeramo, Altamura e Matera, in profonda crisi per i fenomeni della globalizzazione, da reindustrializzare e riconvertire. Questa visione territoriale vede Gioia del Colle posizionarsi in una prospettiva virtuosa di sviluppo. Quando si parla di polo logistico, a Gioia del Colle, si parla di un possibile nodo di questa rete infrastrutturale. Nei nodi convergono le aste e, tra queste, maggiore attenzione merita, attualmente, la Gioia del Colle-Matera che è stata abbandonata al suo destino per troppo tempo, forse privilegiando la realtà metropolitana della Terra di Bari che deve ancora germogliare, se riuscirà a cogliere appieno le opportunità dei fondi strutturali, legati ai piani strategici. Vi è poi da considerare l’opportunità, in chiave turistica, di un collegamento viario principale, una sorta di “percorso narrante”, tra Matera e Gioia del Colle, ovvero tra la città dei sassi, patrimonio Unesco, e la città degli scavi di Monte Sannace e del castello federiciano. Si aggiunga poi la possibilità di inserire la nostra città in un consorzio intercomunale ASI dell’alta murgia, a sostegno e sviluppo delle attività produttive, con evidenti ricadute occupazionali.
Per tutte queste ragioni la nostra amministrazione, dovrebbe adoperarsi, insieme all’amministrazione della città lucana, per la realizzazione di questa importante connessione stradale. Il territorio della Regione Basilicata avrebbe accesso privilegiato in Puglia, proprio attraverso Gioia del Colle e la sua rete plurimodale ferro-gomma. Allora la presenza del centro logistico intermodale sarebbe giustificata e auspicata a livello sovracomunale, ad ulteriore compensazione dei maggiori traffici veicolari che si andrebbero a sviluppare. Altrimenti assisteremo ai cosiddetti “bus navetta”, recentemente istituiti, che collegano Matera all’aeroporto di Bari-Palese, con tre corse giornaliere, che cercano di alleviare questo gap di collegamenti e di bypassare il nostro territorio, naturale via di passaggio, svilendone le sue ricchezze intrinseche alla fortunata collocazione geografica.
Nunzio Loporcaro

pubblicato sul periodico locale La Piazza, n. 4, luglio-agosto 2008
www.la-piazza.it/giornale.html


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